Gianni Alemanno lo aveva cestinato, Ignazio Marino lo ha tenuto nel cassetto. Virginia Raggi, invece, lo tiene in serbo per giocarsi la carta più importante per il mandato-bis. Stiamo parlando del progetto per realizzazione della Metro D. L’amministrazione capitolina a guida 5stelle pare faccia sul serio. Ed è pronta ad accelerare sul vecchio sogno di una quarta linea metro partorito nel 2006 da Walter Veltroni. Gli uffici del dipartimento e dell’assessorato alla Mobilità – hanno confermato al Caffè fonti del Campidoglio – stanno infatti mettendo a punto un atto per dare il via alla revisione delle carte progettuali, vecchie oramai di 11 anni. L’obiettivo è quello di arrivare a presentare ufficialmente una richiesta di finanziamento al Ministero dei Trasporti e al Comitato Interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Soldi senza i quali sarebbe impossibile l’avvio dei cantieri per una linea da 22 fermate totali, su un tracciato di 22,8 km in verticale che collegherebbe Roma Nord con Roma Sud. La metro D partirebbe da Ojetti, nel quartiere Talenti a nord-est, per giungere a Piazzale dell’Agricoltura all’Eur, passando per il centro storico e per punti di interscambio con le altre tre linee come Spagna (A), Venezia (C) e Jonio (B). E con un successivo tratto aggiuntivo di tre fermate fino a Grottaperfetta. Costo complessivo: oltre 3 miliardi.
LA LINEA NEL MAXI-PIANO 5S
L’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese rimane ancora abbottonato sulla faccenda, confermando però la volontà politica di puntare sull’opera. Progetto, per la verità, che i 5stelle, subito dopo averne riconfermato la ‘pubblica utilità’ in assemblea capitolina, hanno inserito nel Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) adottato lo scorso agosto. E con un dettaglio fondamentale: dallo ‘scenario tendenziale’ (una lista di ipotetici futuri interventi) l’opera è stata spostata all’interno di uno ‘scenario di piano’. Tradotto: un vero e proprio cronoprogramma dei lavori su 36 interventi da oltre 9 miliardi di euro da sottoporre al ministero per il via libera al contributo economico. Di questi, 3.261.600.000 € sarebbero i soldi da sborsare per portare a termine la quarta linea metropolitana; 2,1 miliardi solo per le prime 12 fermate che verranno messe in cantiere, cioè quelle del tratto Fermi-Salario. Anche se, a ben vedere, l’opera non figura tra i 20 ‘interventi prioritari’, bensì in quelli ‘a completamento’ del Piano, ossia da realizzare entro 10 anni. Ma il primo passo per far ripartire l’iter è, in realtà, quello di realizzare una campagna di indagini geologiche e archeologiche. Ed è proprio sui primi scavi che si concentrerebbe la delibera che sta circolando negli uffici del Campidoglio e che nei prossimi mesi potrebbe arrivare in giunta capitolina, per essere approvata. Un passaggio tutt’altro che di secondo piano per i destini dell’opera, il cui progetto dovrà passare sul tavolo del ministro Paola De Micheli per il semaforo verde. Bisogna dunque fornire la garanzia di non incappare, come è accaduto per la metro C, in lungaggini, varianti e costi lievitati. Il rischio è che il Cipe non apra i rubinetti dei finanziamenti.
IL VECCHIO PROGETTO DA RIVEDERE
Prima di bussare alle casse ministeriali c’è però da mettere mano al progetto preliminare che risale al 2009. L’assenza di una concreta copertura economica fu proprio il motivo principale che 3 anni dopo spinse l’ex sindaco Alemanno e Roma Metropolitane a revocare la gara per la scelta dei costruttori della linea D. Una mossa, quello dello stop alla procedura, che scatenò anche una richiesta di risarcimento ultramilionaria e un contenzioso da cui l’ente capitolino riuscì ad uscire indenne. Dall’altra parte c’era la Condotte Spa, ossia la società a capo dell’associazione temporanea di imprese che si era occupata della prima fase di progettazione, che rimane tuttora il soggetto promotore dell’opera, a cui verrebbero affiancate altre imprese tramite una nuova gara. Tramite un consorzio ora andrebbero a gestire la linea realizzata per un tempo utile ad ammortizzare l’investimento: ‘Project Financing’, in gergo tecnico. L’alternativa sarebbe virare su lavori ‘chiavi in mano’, come per la metro C, stracciando la vecchia convenzione con i privati. Ad ogni modo, serve l’aiutino dello Stato, che dovrebbe sobbarcarsi più della metà del costo. E quindi urge un progetto preliminare riadattato da presentare. Il tempo stringe e sulla Metro 4.0 Virginia Raggi punta così a piantare una pesante bandierina, da sventolare nella prossima corsa elettorale verso Palazzo Senatorio.