«POSSIAMO BEN SPERARE»
«Possiamo ben sperare. I dati dimostrano che finalmente le misure di isolamento sociale e le precauzioni funzionano. Ma non adagiamoci: dobbiamo continuare ad essere rigorosi», spiega il dottor Fabrizio Soscia, una vita a curare e a prevenire i contagi. Primario di Malattie Infettive per 18 anni all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Ha fatto le principali sperimentazioni e ricerche sull’Aids coordinato dall’Istituto superiore di sanità, insieme allo Spallanzani di Roma e varie università italiane. Oggi è consulente all’Icot di Latina, alla clinica Sant’Anna di Pomezia e al Regina Apostolorum di Albano. Non è uno che spara allarmi inutili o allineato ai camici bianchi da salotto televisivo. Ai tempi della bufala sull’influenza aviaria, chiarì dalle nostre pagine che non c’era nessuna pandemia in vista.
NIENTE PANICO, MA NEANCHE IMPRUDENZA
«50 casi tutti insieme e confinati in un piccolissimo luogo (ad es. i due conventi di suore a Roma e Grottaferrata, ndr) sono molto, ma molto meno pericolosi rispetto a contagiati sparpagliati sul territorio e non inficiano il dato del tasso di crescita dei nuovi contagi in discesa – ragiona l’esperto -. Per due motivi: innanzitutto le misure di isolamento o distanziamento sociale, che tolgono spazio al virus e quindi la possibilità di incontrare persone da infettare, stanno funzionando. Poi c’è il diverso approccio all’epidemia da parte delle autorità. Fino a qualche tempo fa, anche all’operatore sanitario con chiari sintomi tipo tosse, febbre, difficoltà a respirare, si diceva “stai tranquillo a casa tua e attendi fiducioso l’evolversi degli eventi” e il tutto si esauriva lì. Ora invece l’atteggiamento è completamente opposto: gli si fa immediatamente il test e lo si isola a casa, con dovute precauzioni, se essenzialmente riesce a camminare e non ha affanno. Inoltre, i medici di famiglia possono finalmente prescrivere farmaci come la clorochina e l’azitromicina, che l’Agenzia italiana del farmaco ha autorizzato con grave ritardo… ».
I GRAVI ERRORI DELL’INIZIO
«La Cina aveva iniziato a verificare l’efficacia delle varie forme di terapia in fase precoce, anche con questi due farmaci. E questo mostra un fenomeno tutto italiano – affonda l’infettivologo -, cioè l’elevato e abnorme numero di morti a seguito del contagio da Sars-Cov2. Occorreva fare diagnosi precoci e terapie! Come hanno fatto in Cina e come si sapeva all’inizio. Su questo chi di dovere ha sorvolato in modo indecoroso, tirando fuori scuse del tipo: il popolo italiano ha troppi vecchi e malati, morti non a causa del virus ma “con il virus”, frase pessima ripetuta in modo idiota dai responsabili della Protezione civile. È tragico che ci sia una Commissione per sapere se le persone siano morte “per” il coronavirus o “con” il coronavirus (praticamente erano morti ma non lo sapevano, questa è l’immagine che hanno dato taluni nostri scienziati, o dicendo che avevano la famosa “comorbosità”)! Gli italiani sopra i 65 anni hanno tutti almeno un patologia (colestrolo alto, trigliceridi, bronchite cronica, ipertensione ecc. ecc.). Indubbiamente il Sars-Cov2 colpisce più duramente gli anziani, ma questo non può essere usato per sminuire la gravità di una epidemia. Dovrebbe anzi far rafforzare le misure di prevenzione invece di dire che “tanto i giovani non si ammalano”».
REGOLA D’ORO: PREVENIRE
«Ma attenzione alla “ideologia” del fare i test a tappetto a tutti – avverte il dottor Soscia –, il fatto che oggi sono negativo al coronavirus Sars-Cov2, non vuol dire che domani io non possa diventare positivo: dovremmo tutti fare il test ogni santo giorno! Un’assurdità. È invece corretto quello che finalmente si sta facendo ora: il test su chi mostra sintomi chiari. Affinché davvero adesso tutti facciano tutto quel che va fatto, ribadisco: 1) autorità e certi esperti hanno sottovalutato il problema, innanzitutto nell’amata Lombardia; 2) ritardo nelle iniziative di prevenzione; 3) parcellizzazione del sistema sanitario nazionale, cioè ogni Regione è andata a piede libero». È quanto ha stigmatizzato la celebre Università americana di Harvard.
«In Lombardia all’inizio hanno continuato a vivere, lavorare e produrre come se nulla fosse – affonda il dottor Soscia amareggiato – proprio con la sottovalutazione dei politici che evidentemente hanno avuto i consigli di qualche “tecnico” non tecnico: penso a Salvini che diceva “apriamo, apriamo, apriamo”, quando invece bisognava chiudere. O, per essere bipartisan, a Zingaretti che è andato a Milano organizzando aperitivi con assembramenti per dimostrare che il virus era roba di poco conto e non meritava tutte queste cautele! E quel prof. Bassetti che diceva che non ha mai visto nessuno morire di coronavirus? C’è il video su Youtube».
COME COMPORTARCI ORA?
I focolai sono come piccoli incendi nella foresta: prima li circoscrivi e prima si spengono. «Lo so, stiamo tutti vivendo una privazione di libertà, è una tragedia anche per chi lavora, per l’economia. Ma ora che la tendenza buona è stata intrapresa, non molliamo – invita l’infettivologo -. Azzerati i nuovi contagi, si possono poi allentare piano piano le misure: riaprire i negozi, gli studi professionali ma sempre mantenendo le regole di usare la mascherina, tenersi a distanza almeno di un metro, lavarsi bene e frequentemente le mani con acqua calda (il virus teme terribilmente il calore e i saponi), sempre dopo aver frequentato luoghi pubblici o prima di fumare e mangiare. Ci sono studi molto promettenti per vaccini e produzione di anticorpi monoclonali che hanno cominciato ad essere sperimentati, anche allo Spallanzani stanno studiando come produrre anticorpi monoclonali utilizzando il sangue di pazienti positivi al Sars-Cov2 e ammalatisi di Covid19 e poi guariti».
Infine una variabile in mano a tutti e ciascuno: «Se smettiamo di adottare certe cautele, può verificarsi una ripresa dell’epidemia – sottolinea Giovanni Sebastiani, il cervellone del CNR che sta analizzando la curva del coronavirus ogni giorno -, dipende dal nostro comportamento».
Tutti con le mascherine, soprattutto gli allergici
1) La trasmissione del virus via aerosol è presumibile. 2) Occorre aumentare la ventilazione naturale, evitare il ricircolo dell’aria, non rimanere vicino la espirazione d’aria di un’altra persona e ridurre al minimo il numero di persone nello stesso ambiente. 3) Tutti dovrebbero indossare la mascherina, a maggior ragione chi soffre di una allergia stagionale (starnuti pericolosi, ndr). 4) Difficile trovare la mascherina? Si può fare facilmente in casa (con un pezzo di cotone e 2 elastici, ndr). Lo affermano su scienzainrete.it Francesco Forastiere, eminente medico epidemiologo, visiting professor al King’s College di Londra, senior scientist CNR di Palermo e consulente OMS, e Floriano Bonifazi, presidente onorario della Società Italiana allergologi e immunologi territorali ospedalieri.