La destra guarda, la sinistra litiga, la Raggi non molla. Non è ancora aria di accordi elettorali ‘in chiaro’ a Roma. Vedi il centrosinistra che conta due candidature e mezza e spaccature insanabili. L’analisi è veloce.
CALENDA: “MI RITIRO SOLO SE SI CANDIDA TOTTI (E NON È ESCLUSO CHE IL PD GLIELO CHIEDA)”
Virginia Raggi si prepara a una campagna elettorale più civica e senza brand grillino, date le spaccature all’interno del M5S romano e non solo. Carlo Calenda (leader di Azione), sebbene bistrattato dal Pd, non intende sfilarsi e Roberto Gualtieri (Pd), per ora, resta un candidato a metà: nessuna ufficialità per lui, tranne l’annuncio di esser pronto alla chiamata per le primarie, argomento tabù, invece, per Calenda. “Le primarie? Sono state già annunciate due volte e annullate”, avverte, ”Servono solo per spingere più avanti la decisione e sperare che magari cambi idea e si candidi Nicola Zingaretti”. Fiuta bene Calenda. Quello del governatore del Lazio, tanto più ora che si è liberato del fardello della segreteria nazionale del Pd, sarebbe il nome unitario e di peso alternativo alla Raggi in vista delle elezioni di ottobre per il Campidoglio. E una parte del Pd fa pressing sottobanco per convincerlo a scendere in campo. Calenda, però, non sembra preoccupato: ”Non mi ritiro – aggiunge il leader di Azione – anche se si candidassero Zingaretti, Gualtieri, Sassoli, Gentiloni, Letta, Madia, Conte, separati o tutti insieme. Unico caso di forza maggiore, Totti. E non escludo – aggiunge laconico – che il Pd non glielo vada a chiedere”.
LA DESTRA ATTENDE L’ESTATE. LA RAGGI NON TEME SFIDANTI
A Destra per ora qualche rifiuto e nessun volontario, pare si pensi a una donna, visto che Bertolaso non intende accettare proposte. La decisione sui nomi è probabile che sarà fatta slittare a giugno, quando (sperano Lega e FdI) i giochi della sinistra si saranno chiusi. Nel frattempo Virginia Raggi, ormai più navigata, e sempre decisa al bis, guarda e va avanti, facendo filtrare un messaggio ai romani: ”Io non ho paura degli sfidanti, ne’ di governare Roma. Facciano pure”.
CENTROSINISTRA IN PRESSING SU ZINGARETTI
Zingaretti, nel frattempo, pubblicamente ripete di no alla candidatura. ”Non mi candido – ha detto apertamente -, faccio il presidente della Regione e lo sto facendo con tutta la passione possibile”. Chi gli consiglia il passo verso il Campidoglio, però, non pensa certo che sia un demansionamento, ma un rilancio. Nell’ottica di una convergenza al ballottaggio Nicola Zingaretti sarebbe il profilo giusto per raccogliere i voti dei grillini. Viste anche le lodi raccolte da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio e la convivenza, da lui creata, con i Cinquestelle nella giunta regionale.
Il tesoriere del Pd Walter Verini ha toccato l’argomento sulle pagine de Il Foglio: ”Governare Roma non è una passeggiata, c’è bisogno della massima autorevolezza, esperienza e tenacia. Zingaretti ha tutte queste qualità, ma come lui ce le hanno anche David Sassoli e Roberto Gualtieri, a dimostrazione che il Pd ha un’abbondanza di risorse. Mi rimetto a quanto va dicendo in queste settimane. E cioè che completerà l’esperienza in Regione fino alla fine del mandato. Ma per la sua storia vincente non ha nulla da dimostrare”. Fatto sta che un’eventuale candidatura unitaria di Zingaretti farebbe decadere l’ipotesi primarie, come intuito giustamente da Calenda.
GUALTIERI, L’ANTI-RAGGI
Per fortuna a mettere pepe a una campagna elettorale ancora sottotono c’è sempre lui, Carlo Calenda, contrarissimo a qualsiasi inciucio coi grillini. “Penso che la Raggi abbia fatto un macello a Roma ma bisogna affrontarla alle urne”, ha dichiarato senza fronzoli. “Con Enrico Letta ci siamo visti, gli ho detto che sto lavorando sui programmi, ma se parlano di primarie per prendere tempo, poi c’è il Covid, non sono disponibile perché lo hanno fatto già due volte”. Insomma, Calenda si mostra propenso a un accordo, ma delle primarie non si fida.
L’ex ministro dell’economia Gualtieri, in attesa dell’annuncio ufficiale, intanto, si getta nella mischia: “Il prossimo sindaco sarà di centrosinistra. Non temo né Raggi né Calenda”. A Otto e mezzo su La7 si è sbilanciato senza esporsi. Ad una settimana di distanza dall’annuncio di Enrico Letta sulle primarie, Gualtieri non si è tirato indietro quando si è trattato di rispondere su Roma. “Candidarmi a Roma?”, ha risposto, ”Lo vedremo a breve, il segretario Letta sta facendo un lavoro importante di rilancio del partito e di costruzione di una larga coalizione sia per le amministrative che per le prossime politiche. Apriremo il dossier Roma dopo Pasqua e troveremo la soluzione più efficace. Sono lusingato che in tanti mi abbiano chiesto di impegnarmi e sto valutando seriamente la cosa”. Si è persino detto pronto a passare sulla graticola delle primarie, altra sfida, altri nomi. “Penso che le primarie – ha detto Gualtieri – siano uno strumento utile e chi ci si sottrae sbaglia. Sono convinto che al ballottaggio il Pd saprà proporre un candidato su cui possano convergere anche i voti dei 5 Stelle”.