Valter Giammaria guida la Confesercenti Roma dal 2009 ed è stato confermato Presidente lo scorso luglio. Nel 50esimo dell’associazione lo abbiamo incontrato per capire con quale spirito i commercianti stanno vivendo questo autunno, tra manifestazioni, green pass e piccoli segnali di ripresa.
Partiamo dall’attualità: nell’ultimo mese ci sono state molte manifestazioni contro il green pass, da qualche settimana è stato varato un decreto legge che le limita, tirate un sospiro di sollievo?
“Le manifestazioni per i commercianti rappresentano una perdita del 50-60% perché vanno a incidere sul giorno più importante per lo shopping in città, che è proprio il sabato. Noi non diciamo che non bisogna manifestare, ci mancherebbe altro, ma chiediamo che siano “spalmate” le manifestazioni anche durante la settimana e soprattutto in siti diversi rispetto al centro storico della città perché in questo momento, purtroppo, il centro storico di Roma è quello che sta subendo di più gli effetti negativi della pandemia: tra smart working e mancanza di turisti stranieri sono tra i 400 e i 500 i negozi che non hanno più riaperto.
Quindi siete contenti del decreto?
“Sì, è ovvio, era una cosa che chiedevamo già da tempo, perché quello delle manifestazioni è un problema che affligge il commercio in maniera importante, e anche l’occupazione della Capitale se pensiamo che ci sono quasi 1000 manifestazioni l’anno. Siamo perciò soddisfatti del nuovo decreto, era un intervento che negli ultimi anni abbiamo chiesto più volte e che stavamo aspettando”.
Del green pass, che poi è anche l’oggetto di molte delle ultime manifestazioni, che ne pensa?
“Come associazione siamo d’accordissimo: il Green pass è un passpartout per la ripartenza e gli effetti sono sotto l’occhio di tutti, la gente è più tranquilla, è una sicurezza per tutti: più ci si vaccina e meglio è, ricomincia un po’ il turismo, si riduce lo smart working e quindi si rianima anche la piccola ristorazione, non capisco chi nega queste evidenze”.
Passiamo alle questioni economiche: lei l’anno scorso aveva lanciato un appello riguardo il rischio che le città si svuotassero di negozi, oggi a che punto siamo?
“Purtroppo le chiusure non si bloccano, siamo già a 22mila aziende chiuse nel Lazio tra tutti i settori: tra negozi di vicinato, attività commerciali, turistiche e artigiane. È un numero molto alto, tutti parlano di voler aiutare la piccola e media impresa e invece stanno chiudendo tante piccole imprese, che sono l’ossatura economica della città ma anche della nazione, nell’indifferenza generale. E poi c’è ancora troppa disparità di trattamento con le grandi piattaforme online: ho seguito gli ultimi sviluppi dopo il G20 e ho capito che se pagheranno una tassazione sarà del 15% al contrario del 60% che attualmente pagano le nostre piccole e medie imprese, ma così non c’è equilibrio, questa è concorrenza sleale. Chiediamo una riforma fiscale più equa per le imprese che possa rilanciare la rinascita delle aziende perché con una tassazione così forte sarà difficile ripartire”.
Si cominciano a rivedere i turisti ma la città è pronta?
“La città dal punto di vista imprenditoriale e commerciale risponde bene, è pronta, purtroppo però la pandemia ha portato ad un abbrutimento: c’è meno polizia, sono ricominciati a crescere i furti, non c’è sicurezza, è ripreso l’abusivismo commerciale su strada: diamo un’immagine che non è quella che ci spetta. Noi chiederemo un tavolo per programmare lo sviluppo della città e soprattutto per programmare grandi eventi, nazionali e internazionali, al di là del Giubileo del 2025 e l’Expo del 2030. Dobbiamo cominciare a fare nostri eventi, puntando anche su congressi e fiere, ne abbiamo tutte le capacità, ci sono degli spazi enormi nella nuova Fiera di Roma, e il turismo congressuale porta fino a 7 volte di più quello che porta un turista normale. Ad esempio possiamo organizzare alcune grandi fiere proprio in bassa stagione quando non c’è turismo di massa”.
A subire di più sono stati i quartieri turistici, il centro storico in primis. Cosa si può fare per invertire la tendenza?
“C’è un caro affitti molto forte e, nonostante la pandemia, si preferisce tenere chiusi i negozi piuttosto che affittarli a prezzi più bassi. Diamo un incentivo ai proprietari immobiliari e cerchiamo un equilibrio perché affitti di 15, 20 e 30 mila euro al mese non sono più pagabili per i nostri imprenditori, se continuiamo così troveremo una città e una regione senza esercizi commerciali che, lo vorrei ricordare per l’ennesima volta, sono dei presidi di sicurezza e anche di decoro”.
L’amministrazione comunale ha annunciato che lascerà tavolini e dehors, ma non saranno gratis, e poi c’è la questione delle proteste dei residenti.
“È chiaro che bisogna cercare un accordo tra commercianti e residenti, partendo però dal fatto che entrambi vogliono il bene del posto in cui risiedono o lavorano. Noi non siamo per il tavolino selvaggio, e quindi, dove è possibile, bisognerebbe dare l’occupazione di suolo pubblico, partendo dal fatto che il tavolino in qualche modo dà ordine, pulizia, abbellisce anche, senza esagerare con gli schiamazzi ma è innegabile che un tavolino all’esterno può rappresentare un grande volano per chi vuole rilanciarsi visto che a Roma di fatto si sta 7-8 mesi l’anno fuori e soprattutto si può godere di grandi bellezze architettoniche, come se ci si trovasse in un museo a cielo aperto e questo non riguarda solo Roma ma tutta la Regione che ha moltissime bellezze naturalistiche”.
Cosa chiederete come priorità alla nuova amministrazione per questi primi 100 giorni?
“Noi vogliamo un tavolo di confronto prima di tutto per progettare insieme il decoro urbano e in generale un abbellimento della città, perché ci deve essere una vera svolta: basta sentire che Roma è bella ma è sporca, noi i turisti li dobbiamo far tornare più volte durante l’anno e allora progettiamo eventi culturali, museali, musicali da promozionare all’estero insieme a tutto il made in Italy che ci invidiano nel mondo. Noi vogliamo essere dei facilitatori per risolvere le problematiche della città, questo è lo scopo di un tavolo con le associazioni di categoria, mi dispiace che la precedente amministrazione non l’abbia compreso, ma speriamo che si inizi davvero un nuovo corso con grande collaborazione tra imprenditori, associazioni, e istituzioni. Vorremmo, ad esempio, preparare un bel Natale, magari con un piano luminarie senza che queste siano sempre e solo un impegno che si prendono i commercianti e le associazioni di quartiere e ci sono tante altre proposte pratiche che vorremmo fare per rilanciare la città a beneficio di tutti, delle imprese, dei cittadini, dell’occupazione”.