Congelate le assunzioni. E due fascicoli giudiziari aperti, prima a Civitavecchia e poi a Roma. Casualità o sistema? La assuntopoli scatenata col concorso di Allumiere, 3800 abitanti nella Tolfa, da cui la Pisana ha pescato tra gli idonei e assunto 16 impiegati che si sono rivelati per lo più vicini ai dem e qualcuno pure alla Lega e i Cinquestelle, surriscalda i palazzi romani della politica. Il neo presidente del consiglio regionale del Lazio Marco Vincenzi, che ha preso il posto del dimissionario Mauro Buschini ormai troppo sotto pressione per l’affaire assunzioni, costretto ad un’azione di forza, cambia rotta e prende le distanze. Chiede carte e allontana gli scomodi. A partire da Antonio Pasquini, sindaco di Allumiere, a cui ha revocato il contratto di collaborazione che aveva col Consiglio in Regione in qualità di comandato presso l’ufficio di Presidenza, al fianco di Buschini. Un dietrofront da parte della Pisana evidentemente imbeccato da Nicola Zingaretti infuriato dal clamore mediatico delle sospette assunzioni sprint. Frutto, si sospetta, di meccanismi organizzati e all’apparenza perfettamente leciti per occupare poltrone, posti di lavoro e consulenze di cui il Pd ha sempre avuto la nomea di portabandiera, seguito a ruota dagli altri partiti.
LE PROVE
Così Vincenzi ha chiesto gli atti che hanno portato alla convenzione col comune di Allumiere e firmato un atto di indirizzo rivolto alla segreteria generale e alle strutture competenti in cui ha chiesto di ”avviare un procedimento amministrativo e le attività necessarie volti a verificare, nel rispetto della posizione dei soggetti interessati, la validità delle assunzioni disposte con determinazione dirigenziale del 28 dicembre 2020”. Il riferimento riguarda appunto le sedici assunzioni alla Pisana effettuate scorrendo la graduatoria della lista di Allumiere, l’ultimo concorso svolto prima del blocco causa Covid: 642 partecipanti, 107 idonei e 5 vincitori. Solo che una buona fetta dei 107 promossi, dove hanno poi pescato (così come previsto per legge altri enti) oltre alla Regione anche altri Comuni – tra cui Tivoli, Guidonia e Monterotondo – si sono rivelati politici locali o collaboratori di politici locali di Roma e provincia.
LA DELIBERA DI VINCENZI
Nella delibera la presidenza del consiglio Vincenzi ha chiesto pure di ”verificare se, nelle more dell’esito del procedimento amministrativo di riesame, sussistano i presupposti per procedere alla sospensione dei rapporti di lavoro in questione adottando provvedimenti consequenziali”. Precisando poi che entrambe le attività richieste ”dovranno essere espletate con il supporto ed eventuali pareri dell’Avvocatura regionale”. Dando per scontata una mole di ricorsi degli interessati. La strada lungo la quale si sta muovendo il neo presidente appare tuttavia in salita. Secondo i legali dell’ente della Pisana per arrivare ad una soluzione del genere vanno accertate eventuali anomalie relative a quel concorso. E per questo occorrerà il vaglio e i tempi della magistratura. La delibera dell’Ufficio di presidenza adottata fa riferimento anche al punto in cui a proposito del concorso ”dopo la prova preselettiva, basata sulla somministrazione di test a risposta multipla, dovessero accedere alla successiva prova d’esame solo i primi 20 classificati nella prova preselettiva che avessero conseguito il punteggio di almeno 21/30 (includendo i pari merito collocatosi al 20° posto)”. Al concorso si erano iscritti 642 candidati. Inevitabile una prima scrematura, con l’obiettivo di arrivare a 20 esaminandi. Poi elevati a 27 con gli ex aequo. Ma alla fine le parità hanno superato quota 80. E alle fasi ulteriori (prova scritta e orale) sono stati promossi in 107 , anche se l’assunzione come da bando è scattata solo per i primi cinque. È continuato intanto il pressing politico per convincere gli altri membri dell’ufficio di presidenza a dimettersi considerato che la determina del 18 dicembre scorso fu votata all’unanimità. I due vicepresidenti Devid Porrello (M5S) e Pino Cangemi (Lega) e i consiglieri segretari Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti), Michela Di Biase (Pd) e Daniele Giannini (Lega), però, non sembrano voler mollare.
L’INTERVISTA
Antonio Pasquini, il sindaco di Allumiere, in una intervista telefonica strappata il 15 gennaio in esclusiva da Marcello Santarelli per il settimanale Tiburno, aveva fatto le sue precisazioni: ”Io mia figlia al concorso non l’ho fatta partecipare. Tant’è che ha pagato la quota e non l’ho fatta partecipare. Così il vicesindaco che non ha partecipato”. ”E’ lei che mi sta dicendo che tra gli idonei sono risultate persone vicine al Pd, ma anche Lega e Cinquestelle. Quindi c’è un po’ di tutto. Se son bravi son bravi… D’altra parte io non posso impedire alla gente di partecipare ai concorsi. In tanti invece non hanno passato nemmeno la prova. Per quanto mi riguarda non c’è trippa per gatti, nessuno di sicuro è collegato a me. Non posso far evitare di far partecipare le persone. Qualcuno e bravo e qualcuno no. Chi fa attività amministrativa è ovvio che è in vantaggio rispetto ad altri perché magari è già ”impastato”, sa già come impostare una delibera per esempio. Vedete anche le cose negative: ha partecipato anche il presidente dell’Università agraria eppure non è passato. Perché tanti idonei? So che se ne possono indicare una ventina per ogni vincitore in questo caso 5, tra l’altro tutti forestieri”. ”Stavamo con l’acqua alla gola, il personale si era ridotto da trenta a una decina di persone. E gli scritti si erano svolti prima del Dpcm”, ha concluso Pasquini, ”Mi pare di aver capito che è l’ultimo concorso svolto. Ecco perché gli altri enti poi hanno pescato dalla nostra graduatoria”.