L’attenzione sul fronte housing è tornata dunque a concentrarsi sulla Capitale, dalle periferie di Corviale e Tor Bella Monaca agli interventi in quartieri più centrali, come San Lorenzo. «Serve un ripensamento delle aree urbane – ha affermato Luca Montuori, assessore capitolino all’Urbanistica -: lo slogan della ‘città 15 minuti’ deve tradursi nella capacità di fornire a cittadini servizi di prossimità. Nel caso di Roma significa portare servizi in quartieri – dove negli anni sono stati realizzati interventi di edilizia pubblica residenziale – in cui sono sempre mancati». Ma portare servizi «non è facile», ha ammesso l’assessore, citando un esempio: «A San Lorenzo abbiamo lavorato in un area degradata, decidendo di puntare sui servizi e non sul residenziale. Ma c’è stato fortissimo contrasto, soprattutto da parte di proprietari che attendono dagli anni ’40 di ottenere una rendita fondiaria su quelle aree». In città, ha aggiunto, «c’è conflitto continuo, che esula dal merito. Di progetti come Reinventing Cities, che insistono su aree cruciali come la stazione Tuscolana, neanche si parla. Invece nascono comitati contro abbattimento della Tangenziale Est. Serve un cambio di visione e gli architetti devono fare loro parte».
Lo spazio «restart Roma», infine, è stato introdotto da Francesco Aymonino, che ha aperto la riflessione sui quartieri della Capitale «che avrebbero bisogno di grandi interventi di progettazione sul fronte abitativo e non solo: una grande occasione, da non perdere, sarà connessa alle risorse europee provenienti da Pnrr, Next Generation Eu e New European Bauhaus». Il consigliere OAR Daniel Modigliani ha rilevato come «ci siano pezzi di città non ancora coinvolti nel paradigma ‘espansione zero’: qui potrebbero esserci aree disponibili per l’housing, se servissero… Ma a Roma – ha ricordato – almeno il 30% dei grandi alloggi Erp (Edilizia Residenziale pubblica) non sono utilizzati: con una revisione delle dimensioni si potrebbero recuperare 15mila unità».