I FATTI RACCONTATI DAL SINDACATO DI POLIZIA PENITENZIARIA
“Lunedì, durante una perquisizione straordinaria avvenuta presso il terzo e quarto piano della seconda sezione, gli agenti di Polizia Penitenziaria hanno provveduto al sequestro di un telefono cellulare completo di sim telefonica completo di batteria e cavetto di ricarica. Lo stesso era custodito all’interno del bagno in carica nell’apposita presa elettrica della stanza detentiva di pernottamento”, racconta il segretario generale del SAPPE Donato Capece. “L’ingresso illecito di cellulari negli Istituti è ormai un flusso continuo, ormai non si contano più i rinvenimenti ed i sequestri, posti in essere dalla Polizia Penitenziaria, grazie alle ridotte dimensioni di questi apparecchi le vie di ingresso diventano molteplici, non ultima anche quella aerea a mezzo droni che sempre più spesso vengono avvistati ed intercettati”.
NONOSTANTE LE PENE SEVERE, IL FENOMENO NON SI ATTENUA
Capece ricorda che “la Polizia Penitenziaria è quotidianamente impegnata nell’attività di contrasto all’introduzione di telefoni cellulari ed alla diffusione della droga nei penitenziari per adulti e minori. Nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l’ingresso e detenzione illecita di telefonini nei carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Vanno adottate soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”.
Il sindacato continua a segnalare le cose che non funzionano al carcere di Rebibbia.