IL ‘VOLTAFACCIA’ DI BOCHICCHIO
Difatti, l’archeologo Rocco Bochicchio si è anche rifiutato di consegnare ai membri della Commissione Trasparenza tutti i documenti che dimostrano la sua strana-tesi, ossia che il ponte si troverebbe in locali sotterranei ispezionabili ma inaccessibili, conservato in una sorta di bunker degno di una spy-story da guerra fredda, nonostante in una precedente seduta della Commissione del 18 settembre scorso si era dichiarato pronto a fare esattamente il contrario, ossia “consegnare tutti i documenti in suo possesso per fugare ogni dubbio”, la registrazione della seduta parla chiaro. Ora, dopo 4 mesi dall’inchiesta de il Caffè di Roma, ha chiesto ai membri della Commissione un accesso agli atti formale. Tra l’altro, sempre il 18 settembre Bochicchio aveva sostenuto davanti alla Commissione che il ponte imperiale fosse interrato a circa 9 metri di profondità, sotto la sede dell’Eni, e scavare per tirarlo fuori sarebbe stato improbabile; ora ha cambiato tesi sostenendo che il ponte sarebbe conservato in presunti locali interrati ma inaccessibili se non con autorizzazioni non meglio precisate che avrebbero richiesto in ogni caso tempi biblici. Quale delle due tesi sarà vera? Nessuno al momento può saperlo, ma certo entrambe queste tesi contrastano con i documenti in possesso de il Caffè di Roma, che il nostro giornale ha consegnato ai membri della Commissione per ogni ulteriore necessità, fosse anche giudiziaria.
LE DOMANDE PER IL MINISTRO FRANCESCHINI E LA SOPRINTENDENTE PORRO
Per fugare ogni dubbio- ed in attesa degli ulteriori passi formali, burocratici e/o giudiziari della Commissione – il Caffè di Roma ha scritto stamattina a Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e Turismo, ed a Daniela Porro, Soprintendente di Roma, per chiedergli di poter accedere ai presunti locali ispezionabili situati sotto l’attuale sede Eni, per visionare il prezioso ponte imperiale. Ma anche per sapere se e quando il ponte imperiale verrà mai esposto nel vicino museo del Poggio del Castellaccio, rimasto chiuso e abbandonato per anni: un’altra vicenda rivelata dal nostro giornale ad agosto scorso. Museo nato proprio con lo scopo di raccogliere e valorizzare i reperti archeologici rinvenuti sotto i palazzoni realizzati dal Gruppo Parnasi all’Eur-Castellaccio. Restiamo in attesa di una sua/loro cortese risposta.
LE DICHIARAZIONI DEL CONSIGLIERE FIGLIOMENI
“Ieri mattina, su mia richiesta – ha dichiarato il consigliere Francesco Figliomeni – si è riunita la Commissione Trasparenza effettuando un sopralluogo insieme ai funzionari della Soprintendenza Archeologica di Roma, per analizzare e discutere -carte alla mano- la posizione del Ponte imperiale risalente al177 d. C. che sembrerebbe “scomparso”. La questione va avanti da luglio e si sta cercando di far luce sull’esatta posizione del ponte, del quale non si è del tutto sicuri che si trovi nel punto in cui è stato dichiarato, ossia davanti alla sede dell’Eni e della Città Metropolitana all’Eur. A maggior ragione – prosegue la nota – se realmente fosse dove viene indicato dalla Soprintendenza, che però spesso blocca per anni e anni lavori anche semplici, allora non si spiegherebbe il fatto del perché sia stata concessa dagli enti preposti l’autorizzazione a costruire dei grattacieli lì sopra il terreno ad un paio di metri di distanza, lasciando di fatto il ponte imperiale sotterrato. In ogni caso oggi, tra le tantissime ombre che ancora ci sono su questa vicenda non chiara, siamo riusciti a far ammettere delle gravi contraddizioni presenti nella documentazione con pubblicazioni a firma di professori universitari e funzionari pubblici di tenore diverso da quanto poi copiato nel vincolo dagli stessi funzionari che comunque presenta ancora molti lati oscuri. Come Fratelli d’Italia andremo comunque avanti, finché la verità non salterà fuori!”.