Sicuramente c’è stato una forte flessione dell’economia del quartiere data prima dal lockdown e nei mesi successivi anche dallo smart working. Eur Spa è arrivata ad avere l’80% del personale in modalità agile; un’altra grande azienda pubblica con sede all’Eur, che conta circa 6 mila dipendenti, ha lasciato un migliaio di persone sul territorio e le altre 5mila lavorano da casa. È chiaro che per tanti settori, su tutti quello della ristorazione, è un danno enorme. In questo momento però ognuno deve fare la sua parte, come un grande corpo: a noi spetta la gestione di un grande patrimonio immobiliare ma anche quella di salvaguardare un’identità di quartiere molto sentita.
Abbiamo cercato di dare dei segnali forti: aprire il Giardino delle Cascate, chiuso praticamente dalla sua inaugurazione, dagli anni ’60, in un momento del genere, è un atto di coraggio, significa donare un luogo pubblico a disposizione di tutti, ma anche con un’infrastrutturazione per eventi di spettacolo. Noi non stiamo cambiando mestiere, vogliamo far conoscere questo quartiere, creare una destinazione Eur, creare qui novità culturali, di spettacolo perché la valorizzazione complessiva porta valore per tutti: per i nostri conduttori e anche per i valori degli immobili che nel quartiere sono già alti e quindi vanno anche mantenuti.
Il quartiere, che ha tanti uffici rispetto alle abitazioni, sta vivendo anche una crisi, avete in mente qualche aiuto specifico?
A parte la scontistica sui canoni prevista dalla legge, noi abbiamo sempre un rapporto diretto con i nostri conduttori, quindi non possiamo parlare di strumenti generali perché ognuno ha una situazione specifica: per esempio noi abbiamo rapporti con Roma Capitale e con società di servizi che non hanno assolutamente ridotto la propria capacità produttiva, mentre dall’altra parte ci sono imprese legate alla ristorazione e alla ricezione a cui stiamo venendo incontro per cercare di superare, insieme, questo momento.
Ci sono investimenti all’orizzonte?
Attualmente abbiamo concluso uno studio diagnostico dello stato del nostro patrimonio immobiliare che è composto da diversi asset con età cospicue tra i 40, 50 e anche 80 anni. Ecco perché abbiamo sviluppato un piano di riqualificazione molto importante che ammonta a circa 85 milioni di euro e che riguarda una buona parte degli immobili (su cui impiegheremo 45milioni di euro), la ristrutturazione del Parco Centrale del Lago e tutta la riqualificazione del verde e della rete del nostro acquedotto.
Tra i progetti di sviluppo c’è quello sull’area dell’ex velodromo.
Rispetto al progetto originale del Parco dell’acqua e dello sport, Eur Spa, tra il 2016 e il 2017, ha sviluppato un piano di natura immobiliare con questa funzione: preservare il catino verde del Velodromo come area da sviluppare successivamente con un progetto condiviso e pubblico. Proprio su quest’area stiamo ponendo delle riflessioni, coinvolgendo direttamente il IX Municipio e la Commissione Urbanistica, con l’ipotesi che questo diventi un progetto con una forte partecipazione pubblica, che non significa dare solo idee ma partecipare alla progettazione: potrebbe nascere un parco con servizi di ordine sportivo. In proposito ne stiamo ragionando con il Coni, ripensando lo spazio anche alla luce della vocazione dell’area. A margine dell’area verde è plausibile l’ipotesi di uno sviluppo immobiliare che, tengo a sottolinearlo, corrisponde alla metà esatta di quanto previsto nel progetto originale: parliamo di un intervento legittimo di 23 mila metri quadri divisi tra funzione residenziale, commerciale, social housing e terziario. Va poi detto che è un progetto sviluppato nel 2016, che merita di essere adeguato al periodo storico che stiamo vivendo con un occhio all’innovazione: stiamo pensando ad esempio alla silver economy, a residenze di autosufficienza per la terza età con servizi condivisi e a spazi per il co-working.
Abbiamo avuto un colloquio con uno dei comitati di quartiere che ha sempre manifestato la propria contrarietà al progetto. Noi siamo aperti al dialogo con tutti, ma abbiamo una missione: siamo una società pubblica, dobbiamo amministrare e creare valore per gli azionisti e per la collettività. Oggi la discussione non può essere sull’andare avanti o meno con il progetto di edificazione su quell’area, ma sul come realizzarlo. A noi servono degli input dal territorio, delle idee sensate che abbiano anche un valore collettivo. Sicuramente non vogliamo creare cattedrali nel deserto ma un’area vitale, riqualificata secondo gli standard dell’Eur.
Questione Acquario. È stata firmata l’omologa del concordato preventivo, ora sul tavolo c’è la ridiscussione della concessione.
È un progetto che purtroppo va avanti da tanto tempo, l’auspicio è che si risolvano tutte le problematiche, di natura finanziaria, della Mare Nostrum. È un’opera che farebbe comodo a tutti se completata. Vale lo stesso discorso fatto per l’area del Velodromo: avrebbe senso che fosse ripensata e adeguata ai tempi visto che è un progetto nato oltre vent’anni fa. Personalmente l’ho anche suggerito, nella speranza che possa essere aggiornato ed adeguato ai tempi attuali per garantirne il successo imprenditoriale. Per quanto riguarda l’eventuale proroga della concessione, questa è una questione che stiamo analizzando con il CdA: è sempre delicato il tema di allungare le concessioni. Qui non si tratta di allungare la vita ma di avere una visibilità di successo.
Per quanto riguarda la nuvola, che progetti e attività svilupperete?
La Nuvola, come il Palazzo dei Congressi, sta vivendo il difficile periodo del settore congressuale a livello nazionale e internazionale. Spero che si possa ripartire davvero a fine del prossimo anno per diventare sempre più internazionali, con un occhio al mercato asiatico, statunitense ed europeo, perché la Nuvola è davvero un centro congressi unico, un gioiello, uno spazio congressuale che a livello internazionale “vende” una destinazione che è l’EUR e una destinazione che è Roma. Quello che stiamo cercando di fare oggi è un progetto di apertura alla collettività con una serie di iniziative come la collaborazione con il Teatro dell’Opera, con il FAI e con Alice nella Città e al contempo stiamo anche ragionando per creare uno spazio aperto al pubblico in maniera permanente come un caffè, un bookshop o un’area per lo studio destinata a ragazzi e studenti.