Nessun vincolo sull’area dove sorgeva il Velodromo Olimpico disegnato da Cesare Ligini per le Olimpiadi del 1960 e abbattuto, per ragioni di sicurezza, il 24 luglio 2008 utilizzando 120 chili di tritolo. Un’esplosione che portò anche la Procura ad aprire un’inchiesta con l’ipotesi di disastro ambientale, poi caduta in Tribunale. Accogliendo il ricorso di Eur spa, la società che gestisce il patrimonio immobiliare del quartiere razionalista, partecipata dal Mef al 90% e per il resto dal Campidoglio, il Tar del Lazio ha eliminato un grande ostacolo per i progetti della stessa società, che in quello spazio vuole realizzare una serie di palazzine. Nell’area dell’ex velodromo Eur spa intende realizzare “un mix di residenziale, housing sociale, servizi e verde urbano”, con l’obiettivo di “ricucire quella ferita urbana destata dall’abbattimento della struttura sportiva finita effettivamente nel tempo in un irrimediabile stato di fatiscenza, degrado e pericolo, che ne ha determinato la demolizione”. Il 31 maggio 2017, la società ha così presentato il progetto per la valorizzazione dell’area, il cui iter è ancora in corso, prevedendo 18mila metriquadrati di edilizia residenziale, duemila di housing sociale, una quota di 5.000 di commerciale e direzionale, 12.400 di verde pubblico e quasi 20.000 di aree destinate a parcheggi. Più nello specifico, in un comparto sono previsti tre edifici residenziali a 5 piani, due edifici di housing sociale a 4 piani e un edificio di 2 piani a piastra a destinazione commerciale e direzionale, e in un altro due edifici residenziali di 7 piani, con il piano terra occupato da una piastra a destinazione commerciale. L’annullamento del vincolo posto l’8 agosto 2008 sull’area di sedime dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesistici sembra rendere più facile la realizzazione di tale piano. La Soprintendenza aveva provato a salvare il velodromo nel 2007, avviando il procedimento per dichiararlo di interesse culturale, “a causa del suo riferimento con l’arte e la cultura del XX secolo oltre che un significativo esempio di architettura per lo Sport”. Ma invano. Dopo l’abbattimento è stata quindi dichiarata di interesse culturale “l’area di sedime” ritenendo che, malgrado la demolizione integrale dell’impianto sportivo, fosse “ancora leggibile la configurazione dell’invaso della cavea” originario. Un provvedimento impugnato da Eur spa e, dopo dodici anni, ora annullato dal Tar del Lazio. I giudici hanno ritenuto che oggetto di “salvaguardia” non è un bene oggettivamente riconoscibile, bensì la “mera traccia impressa sull’area” dall’impianto sportivo oramai demolito. “Il procedimento di vincolo è stato avviato quindi – si legge nella sentenza – non in funzione di tutela di un determinato bene ma dell’impronta immateriale di un intervento architettonico non più esistente”. Difficile in tali condizioni poter imporre un vincolo culturale giustificandolo con la funzione di salvaguardia di un bene che riveste “un interesse particolarmente importante” a causa del suo riferimento “con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, dell’industria e della cultura in genere”, ovvero come testimonianza “dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose”. In un caso del genere, secondo il Tar, si poteva al massimo valutare un vincolo paesaggistico essendo ormai la struttura demolita. Ma c’è anche di più. Secondo i giudici, la salvaguardia dell’idea architettonica e funzionale del Velodromo Olimpico doveva “ritenersi assolta”, sulla base dei precedenti pareri e nulla-osta rilasciati dalla stessa Soprintendenza, mediante l’indicazione di precise linee guida e in forza dell’intera procedura di selezione ad evidenza pubblica allestita per l’individuazione del progetto cui affidare la ricostruzione e la riqualificazione dell’area in questione: “L’avvio del vincolo in esame si è tradotto in un evidente eccesso di potere per carenza dei presupposti”. Sempre i giudici amministrativi evidenziano inoltre che la Soprintendenza, non avendo voluto procedere ad alcun riesame del proprio operato, avrebbe rivelato “l’assenza di un reale interesse pubblico all’imposizione di un regime vincolistico sull’area di sedime dell’ex Velodromo Olimpico”. Ricorso dunque accolto “per i profili di violazione di legge e di eccesso di potere sollevati” e vincolo annullato. In sostanza, il futuro di quell’area è ora nelle mani di Marco Sasso, presidente di Eur spa, nominato dalla sindaca Raggi, e in quota M5S. Presto il Caffè cercherà di intervistarlo.
24/09/2020