Accertata la netta sproporzione tra il patrimonio accumulato e i redditi dichiarati dai Dezi, il Tribunale di Roma ha dapprima disposto il sequestro e poi la confisca di primo grado, confermata dalla Corte di Appello.
Le investigazioni sono partite dall’approfondimento del profilo soggettivo dei membri del nucleo familiare, tutti coinvolti, a vario titolo, in una serie di procedimenti per bancarotte fraudolente e frodi fiscali.
In particolare, è emerso come, attraverso l’interposizione di società sammarinesi, la famiglia Dezi abbia gestito imprese operanti nel settore del commercio all’ingrosso e delle vendite on line di prodotti tecnologici, “distraendone il patrimonio anche mediante il trasferimento di ingenti fondi all’estero, prima di intestarle, in stato di decozione, a compiacenti prestanome”, si legge in una nota della Finanza.
Tracciando i flussi finanziari, sono state ricostruite le ricchezze frutto dei proventi delle condotte delittuose, costituite da due ville a Fiano Romano, due abitazioni in una località marittima in provincia di Teramo e ingenti disponibilità finanziarie su conti correnti: oltre 5 milioni di euro sono stati trovati e sequestrati nel 2014 presso un Istituto di crediti di San Marino, nonostante avessero cercato di celarne la titolarità ricorrendo allo “schermo” di una fiduciaria.
Oltre agli immobili e alle somme di denaro, sono oggetto di confisca definitiva due autovetture e l’intero patrimonio di 3 società, che comprende anche il marchio Diunamai, utilizzato per la vendita di prodotti elettronici.