Per questo, «insieme al ministero della Famiglia ci stiamo organizzando per far sì che nei luoghi pubblici come i parchi, si possa consentire a piccoli gruppi di bambini di giocare insieme, magari sotto la supervisione di professionalità messe a disposizione dei Comuni, come gli educatori. Ovviamente si tratta di gruppi piccoli con sempre gli stessi bambini in modo da garantire la loro sicurezza. Questa è una proposta che sottoporremo al comitato tecnico scientifico per capirne la fattibilità».
«In una seconda fase, a partire da giugno – ha spiegato ancora Ascani – l’idea è partire da servizi più strutturati. Quindi luoghi in cui, sempre con gruppi piccolissimi e sempre con gli stessi bambini, si possano avviare attività che da una parte vadano incontro ai genitori che pian piano stanno tornando a lavorare, dall’altra evitino il ricorso all’aiuto dei nonni, di fatto la categoria più a rischio. Pur non dimenticando l’epidemia, dobbiamo avere rispetto per questa fascia di età che è tra le più fragili a cui di fatto anche la didattica a distanza è arrivata poco o per nulla».
«Con gli enti locali – ha concluso la viceministra – stiamo discutendo su quali professionalità potrebbero essere coinvolte in questo progetto. I Comuni hanno delle graduatorie in cui sono inserite professionalità di questo tipo e questo ci consentirebbe di avere a disposizione persone assolutamente competenti. Ne stiamo discutendo perché il personale della scuola è impegnato in questo periodo anche con la didattica a distanza, per quella fascia, davvero difficile da applicare».