Il Campidoglio ai tempi del Coronavirus. In questi giorni c’è un gran parlare, condito con polemica, della condizione lavorativa degli oltre ventimila dipendenti comunale di Roma Capitale. Lavoro in ufficio, Smart working o ferie forzate? A chiarire la situazione ci ha pensato a Il Caffè di Roma, Antonio De Santis, Assessore capitolino al Personale, Anagrafe e stato civile, Servizi Demografici ed Elettorali. L’esponente della giunta della sindaca Raggi ha parlato delle ultime decisioni amministrative del Comune di Roma e dell’acceso scambio mediatico con le organizzazioni sindacali.
Coronavirus, per Roma è un momento difficile. Il vostro assessorato come sta tutelando i dipendenti capitolini?
“Tutti i dipendenti capitolini possono accedere al lavoro agile, che è modalità ordinaria fino al 25 marzo. Obiettivo primario è evitare gli spostamenti sul territorio senza pregiudicare lo svolgimento dell’attività amministrativa, in particolare le attività legate all’emergenza e i servizi non differibili”.
Nello specifico, come avete deciso di procedere?
“Abbiamo costruito un percorso per sviluppare il lavoro agile proceduto di pari passo con le disposizioni e le indicazioni varate dal Governo e dal Ministero per la Pubblica Amministrazione. E quindi sempre in linea con il quadro epidemiologico. Nella prima fase il lavoro agile veniva garantito, in via prioritaria, ai soggetti con patologie pregresse o immunodepressi. E’ stato poi esteso a tutti i dipendenti che ne facessero domanda, mantenendo un presidio minimo in ogni ufficio. Con un intervento successivo, si è poi arrivati alla situazione attuale. Il lavoro agile è oggi modalità ordinaria fino al 25 marzo per tutti i dipendenti di Roma Capitale. A differenza delle precedenti misure, il lavoro agile diventa la forma ordinaria di gestione del rapporto di lavoro e non è più soltanto consigliato e incentivato. Le strutture capitoline che gestiscono l’erogazione di funzioni di gestione dell’emergenza e altri servizi indifferibili dovranno individuare quelle attività che richiedono l’indispensabile presenza fisica e organizzarsi di conseguenza, tramite apposite rotazioni per garantire un numero minimo di personale. I dirigenti dovranno quindi presidiare le strutture e accertare che tutto si svolga secondo queste disposizioni. Per le attività che non possono essere destinatarie di lavoro agile, l’Amministrazione capitolina adotta strumenti alternativi, come la fruizione delle ferie pregresse, quelle risalenti agli scorsi anni che comunque a norma sarebbero dovute essere utilizzate il prossimo 30 aprile”.
Nelle scorse ore è stato protagonista di uno scambio accesso con i sindacati e l’Amministrazione sarebbe stata accusata di costringere i dipendenti comunali alle ferie. Come risponde?
“Alcuni sindacati lamentano il fatto che i dipendenti sarebbero “costretti” – hanno scritto letteralmente così! – a fruire di ferie arretrate – che comunque avrebbero dovuto usare entro il 30 aprile – e congedi. I sindacati mostrano in questa occasione un inquietante scollamento dalla realtà, si esprimono con un linguaggio e con coordinate completamente estranee all’approccio che, invece, occorre in questa fase così complicata. I cittadini e le imprese stanno compiendo sacrifici e rinunce in nome della salvaguardia collettiva. Molte persone non lavorano più da settimane, intere famiglie sono fiaccate dalla necessaria chiusura delle attività. Non crediamo che in questo momento la priorità sia tutelare le ferie! E’ ridicolo e anche offensivo verso gli enormi sforzi di tutti. Senza dimenticare che in pochissimi giorni abbiamo impostato e attrezzato la possibilità di attivare il lavoro agile per tutti i dipendenti capitolini e sono tantissimi coloro che stanno utilizzando questa modalità. Lo scivolone dei sindacati è quindi fragoroso”.