Alla fine la nomina è arrivata. Michele Giarritta Prestipino è il nuovo procuratore di Roma. L’investitura è stata decisa a Palazzo dei Marescialli mercoledi 4 gennaio, la presa in possesso a Clodio il giorno dopo: ”Sono emozionato e onorato”, ha detto. Michele Prestipino Giarritta, procuratore reggente dal 9 maggio del 2018 giorno del pensionamento del procuratore capo Giuseppe Pignatone, era considerato più che il successore naturale, quello ideale. Nel periodo di vacatio ha retto con compattezza la procura più grande e importante d’Europa, con cento magistrati in servizio. L’augurio più bello glielo ha riservato proprio il predecessore: ”Con lui la procura saprà ottenere risultati ancora migliori”. Con la nomina di Prestipino Clodio chiude così la difficile parentesi dello scandalo nomine.
L’ENTUSIASMO
”Abbiamo superato prove complicate per vicende interne ed esterne ma abbiamo saputo affrontarle”, ha spiegato il nuovo Procuratore, ”Se ripenso a quando ero uditore giudiziario a Roma mai avrei pensato di arrivare a dirigere questo ufficio così importante, che ha una sua storia e dove hanno lavorati magistrati come Mario Amato e Vittorio Occorsio e altri ancora, che voglio ricordare come Pietro Saviotti e Alberto Caperna”. Prestipino, 62 anni, nato a Roma da genitori siciliani di Gioisa Marea, da vent’anni sotto scorta, ha dedicato la vita alla lotta alle mafie, da Palermo a Reggio Calabria, fino alle più recenti inchieste che hanno coinvolto la capitale. In magistratura dal 1984, ha svolto il suo primo incarico nella Pretura di Avezzano dove è rimasto fino al 1992 passando all’Aquila come magistrato di sorveglianza. Un passaggio cruciale della sua carriera è rappresentato da Palermo dove è arrivato nel 1996 e dove le indagini condotte da sostituto procuratore della Dda insieme alla collega Marzia Sabella e al procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone hanno portato l’11 aprile del 2006 alla cattura di Bernando Provenzano, interrompendo una latitanza durata più di 40 anni.
CURRICULUM SUL CAMPO
Era arrivato a Roma assieme a Pignatone dalla procura di Reggio Calabria, con lo stesso ruolo di procuratore aggiunto, il plenum del Csm, e lo stesso incarico di vice e di capo della Dda. A Reggio Calabria aveva indagato sulla organizzazione criminale della ’ndrangheta e sulle sue ramificazioni economiche nel Nord Italia. In precedente incarico a Palermo dove da magistrato della Direzione distrettuale antimafia aveva svolto indagini importanti, dallo scandalo delle “talpe” nella procura alle connessioni tra mafia, politica e sanità. Sempre a Palermo aveva condotto le indagini sulle diverse articolazioni del sistema Provenzano, da quelle economico-finanziarie a quelle operative e militari, che hanno portato all’arresto del capo di Cosa Nostra nel 2006, dopo quarant’anni di latitanza. A Roma, da capo della Dda, ha scoperchiato i clan che si erano spartiti il territorio della Capitale dal centro al lungomare, come i Fasciani, gli Spada, i Casamonca e i Gambacurta.
NOMINA NON SCONTATA
La nomina, però, non era scontata. Michele Giarritta Prestipino era l’unico tra i tredici candidati alla prima poltrona della procura di Roma a non avere il titolo di procuratore capo, ma solo di aggiunto. ”L’incertezza regna sovrana”, riferiva un consigliere laico alla vigilia del voto al Consiglio superiore della magistratura. In realtà da mesi, come anticipato da Il Caffé, la sua nomina era attesa. Non tanto una scelta di continuità, ma di opportunità. Nessuno meglio di lui conosce il Palazzo di giustizia e le pieghe criminali della città. Il nuovo procuratore garantendo agli avvocati che la sua ”porta sarà sempre aperta” ha rivolto un pensiero anche al personale amministrativo ”costretto a lavorare in condizioni difficilissime: in servizio sono appena 350 rispetto alle 620 unità previste dala pianta organica”. A chi prima della elezione ha messo il dito nella piaga dello scandalo nomine scoppiato con le intercettazioni del pm romano Luca Palamara indagato per corruzione oppure riferendosi direttamente a Prestipino ha parlato della mancanza del titolo di procuratore, ha ribattuto Giuseppe Cascini al Csm dopo anni da pm a Roma: ”Nelle intercettazioni ci sono cose terribili pure su Pignatone ma non una su Prestipino. Ha avuto il merito di sanare e pacificare l’ufficio devastato (dallo scandalo nomine, ndr)”.
14 VOTI SU 26
Prestipino è stato eletto con 14 voti su 26. Otto consiglieri hanno votato Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo considerato in passato il superfavorito, 3 si sono astenuti e il vicepresidente David Ermini non ha partecipato allo scrutinio. Il risultato del ballottaggio, dopo che al primo tentativo l’organo di autogoverno della magistratura, si era diviso in tre non permettendo a nessuno di raggiungere la maggioranza assoluta. Dieci voti erano andati a Prestipino, 7 a Lo Voi e 6 al procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo. La scelta si è quindi ridotta ai primi nelle preferenze. Una scelta di continuità con l’era Pignatone e allo stesso tempo di frattura rispetto alle tensioni dello scorso maggio quando la Commissione incarichi direttivi del Csm aveva indicato un’altra terna in cui oltre a Lo Voi e Creazzo compariva in testa con più voti il procuratore generale di Firenze Marcello Viola. Un nome sul quale, a sua insaputa, puntava una strana alleanza di cui faceva parte anche l’ex consigliere Luca Palamara e i deputati Cosimo Ferri e Luca Lotti. Viola era rimasto del tutto estraneo alle potenziali manovre attivate per assicurargli la poltrona di Roma, ma le conversazioni emerse dal trojan inserito nello smartphone di Palamara lo hanno comunque escluso dalla competizione.