Era il lontano 1957 quando un gruppo di musicisti e letterati decisero di creare un progetto politico e musicale alternativo alla cosiddetta ‘canzonetta’ mainstream che dominava la scena cantautorale italiana. Ai vari Modugno, Celentano e Buscaglione si opponevano musicisti come Amodei, Margot, Liberovici e scrittori come Calvino, Jona e Fortini. Uno degli obiettivi principali era quello di riportare nella canzone italiana il duro contenuto della cronaca quotidiana. Così la sera del 3 maggio 1958 nella sala dell’Unione Culturale a Torino, con lo spettacolo ’13 Canzoni 13′ cambiò qualcosa nella storia della canzone d’autore. Non fu solo una performance ma soprattutto lo sdoganamento di un manifesto. Così disse Umberto Eco parlando di uno dei leader dei Cantacronache, Michele Straniero: “Se non ci fossero stati i Cantacronache e quindi se non ci fosse stata anche l’azione poi prolungata, oltre che dai Cantacronache, da Michele Straniero, la storia della canzone italiana sarebbe stata diversa. Poi, Michele non è stato famoso come De André o Guccini, ma dietro questa rivoluzione c’è stata la sua opera”.
I primi CantaCronache
Senza l’attività di questo gruppo di artisti, in soldoni, non avremmo avuto Faber, Lucio Dalla, Guccini, Piero Ciampi, Gaber, Jannacci e buona parte di ciò che oggi conosciamo come ‘cantautorato italiano’. Il nuovo tipo di canzone proposta prendeva assai le distanze dai canoni della canzonetta di consumo che si era imposta in Italia nel dopoguerra e sostanzialmente espressa nell’allora nascente Festival di Sanremo; bisognava “evadere dall’evasione” (ovvero dai modelli proposti nella canzone di consumo) e gli epigoni si reperivano negli chansonnier francesi, nel repertorio di Brecht e Weill e nella tradizione dei cantastorie italiani. Il gruppo fondato da Alberto Salmè – Questa la doverosa premessa al fine di comprendere il progetto nato da un’idea del giornalista e cantautore Alberto Salmé (romano d’adozione del quartiere Alessandrino al quale è molto legato) e che, insieme a musicisti dall’estrazione musicale eterogenea come Luca Santini (chitarra), Giuseppe Conticello (violino), Diego Lucantoni (percussioni e batteria) e Fabrizio Biffignandi (basso) tenta di recuperare lo spirito e la filosofia dei maestri Cantacronache: “Sanremo è rimasto pressappoco quello di allora”, dice Salmé, sottolineando che: “Rimane più una kermesse che un vero e proprio festival della canzone. Sono cambiate di certo le forme, per ovvi motivi storici, ma se ci pensiamo bene la struttura dei modelli proposti nei contenuti dei brani sono ancora coerenti con quelli di 60 anni fa. Si pone, oggi come allora, un problema di autenticità”. Insomma per i nuovi CantaCronache il cantautorato non è affatto morto “a patto che si ricominci a non avere paura delle storie e delle parole. I fatti della vita, tutti, possono essere raccontati. Quindi è questione di poetica e selezione. Non dico che scrivere una canzone sia come scrivere un articolo di cronaca, ma è a partire dalla cronaca che scrivo le mie canzoni”.
Nei nuovi CantaCronache riemerge lo spirito dei loro maestri
E così lo spirito compositivo di capolavori come ‘Canzone Lieta’, ‘Canzone Triste, ‘Dove vola l’Avvoltoio’, ‘Oltre il Ponte’ o ‘Il Censore’ riemerge oggi in brani dei nuovi CantaCronache come ‘Anatomia del Viaggio’, ispirata a chi cerca una vita migliore lontano dal proprio paese, ‘Le Cinque Regole’, un sarcastico vademecum per manipolare i popoli e ‘La stanza sotto al cielo’, dedicata a un clochard. Ma i CantaCronache regalano spazio anche alle storie d’amore, sempre con un linguaggio crudo e sincero, con la bellissima ‘Cronache dall’Aorta: “Si tratta di una confessione profonda, quasi a interloquire col nostro giudice interiore. Una presa d’atto dei propri limiti umani nel contempo evidenziando ciò che di bello riusciamo a fare senza rendercene conto; una strana forma di accettazione del sé, per quanto triste possa essere”.
A marzo il primo Ep della Band
Non potevano venire che dalla periferia questi musicisti, dalle frontiere sociali più ricche di storie struggenti, vere e non necessariamente a lieto fine. L’esperto fonico Gianfranco Tassella ha accompagnato la band per la realizzazione del primo Ep ‘Racconti Precari’ in uscita per l’etichetta ‘Akuna Matata Produzioni’: “Siamo stati onorati di collaborare con Gianfranco che in passato ha seguito artisti del calibro di Manu Chao, Jethro Tull, Aphex Twin, Green Day e Modena City Ramblers” dicono i CantaCronache che peraltro non nascondono le loro idee politiche: “Già con le nostre scelte è evidente il nostro anarchismo. Di base si tratta del pilastro della nostra poetica”. Politica, amore, memoria e vita vera. Questa l’eredità dei maestri che oggi rivive nei nuovi CantaCronache.