Nel M5S siete ai ferri corti. C’è chi la accusa apertamente. Prima di tutto, può spiegarci tecnicamente cosa è successo?
“Il Collegato non è un Bilancio e non si pone alcuna fiducia alla maggioranza. È una norma omnibus, di riforma di tutte le leggi regionali. Ho portato avanti per oltre un anno una regolarizzazione (sull’assegnazione delle case popolari, ndr) che stabilizza chi non avrebbe alternativa e comporterebbe comunque un costo per i servizi sociali comunali, avviando a sfratto chi è al di sopra dei redditi da politiche abitative. Non votare la legge avrebbe significato non assumersi la responsabilità. E voglio dimostrare anche a chi dice che si è favorito il racket che, se è vero che esiste una malavita nelle occupazioni, è proprio regolarizzando persone disperate che si dà loro lo strumento per sottrarsi dal giogo delle criminalità. Se invece come fa Roma si avviano sfratti, poi non si portano avanti realizzando che sarebbero macelleria sociale, ma si rifiuta di regolarizzare, secondo me è proprio così che si lasciano i quartieri esposti anche alle malavite. Poi vorrei ricordare che da recenti inchieste la magistratura si è soffermata anche sulle graduatorie. La legalità o risponde anche all’esigenza di garantire dignità a tutte e tutti, oppure è uno strumento di esclusione sociale. Chi ha visto i quartieri popolari sa che tra gli stabili che si dice siano occupati, ci sono ben pochi furbetti. Questa regolarizzazione ha soprattutto senso perché interviene all’alba della riforma omnia del sistema erp regionale: in quella sede le soluzioni strutturali potranno esser portate avanti. Fermo restando che, a Roma soprattutto e con 11000 che aspettano in graduatoria e 13.000 occupanti, servono altre case popolari: secondo me da ricavare senza consumo di suolo”.
I suoi colleghi grillini Corrado e Barillari, senza mezzi termini chiedono la sua testa, dicendo che deve essere espulso dal M5S. Come risponde?
“Rispondo che questo lavoro sulla regolarizzazione, che è l’elemento portante del Collegato, è stato frutto di condivisione con territori, comitati ma innanzitutto portavoce e attivisti 5S sul territorio, a partire da Roma. Di recente, quando già impazzava la polemica tra quei 5Stelle che inneggiano alla legalità senza interrogarsi sulla dignità delle persone, si è fatto un tavolo invitando tutti i livelli istituzionali interessati. Dei colleghi regionali erano presenti Lombardi e De Vito, da Roma è venuto un solo consigliere municipale. Ha prevalso la linea a favore di una regolarizzazione ragionevole. Poi però, per l’ennesima volta, siamo arrivati in Aula e la collega Corrado ha manifestato il suo dissenso senza essersi coordinata prima. Il collega Barillari invece non ha proprio partecipato ai lavori del Collegato: assente per due settimane. Quando ho dichiarato voto favorevole, sono stato attento a specificare il “mio”. Innumerevoli volte, sottraendosi ai confronti, colleghe come Corrado e Pernarella mi hanno costretto a intervenire in dissenso e interpretando arbitrariamente il voto su alcuni atti. Le nostre riunioni si svolgono regolarmente e loro non vengono per mesi, verbali alla mano. Oggi loro lamentano di esser dovute intervenire in dissenso: a me è successo innumerevoli volte anche se a ogni riunione sono sempre presente”.
L’impressione è che quanto accaduto sia solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei precari equilibri politici del gruppo regionale M5S Lazio.
“Il fatto è che c’è chi, nonostante i diversi punti di vista, cerca di conciliare e chi, come il “team Corrado”, viene in Aula solo per dividere. Ricordo che la Corrado uscì dal primo consiglio regionale ad aprile 2018 già dichiarando che la Capogruppo Lombardi fosse divisiva: solo perché la Corrado non aveva ottenuto la vicepresidenza d’aula, per la quale decidemmo a maggioranza di candidare Porrello”.
Lei è presidente di Commissione Rifiuti e si è sempre mostrato un presidente attento alle istanze di maggioranza e opposizioni. Questo può aver influito?
“Certo. Alcuni esponenti del M5S si dimostrano spesso immaturi. Sono due legislature che partecipiamo alle dinamiche istituzionali e dovremmo far prevalere l’interesse di giungere ai risultati che ci chiedono dai territori, anche facendo autocritica come sui rifiuti a Roma, dove i risultati sono oggettivamente imbarazzanti, invece che urlare alla luna per metterci in mostra. Ma questo per alcuni colleghi come Barillari, De Vito, Pernarella e Corrado è troppo difficile. Sembra il ritornello “ammazza la vecchia” per Roger Rabbit: non ce la fanno”.
Come giudica l’operato della giunta comunale di Roma, guidata dalla sindaca Raggi. È d’accordo con la sua collega Lombardi che la Raggi non debba ricandidarsi alle prossime comunali?
“Dall’inerzia sui rifiuti e la discarica a Malagrotta, agli sfratti pianificati ma non realizzati, senza regolarizzare e quindi lasciando i quartieri popolari in balia anche del racket che si dice di voler combattere, fino al consumo di suolo che rappresenta il progetto stadio della Roma, piuttosto che altri insediamenti insostenibili come S. Palomba, Tre Fontane o Fontana Candida (ereditati dalla Giunta Raggi, ma contro i quali, nonostante quanto si diceva in campagna elettorale, Roma 5S non ha mai sollevato la propria voce). Direi che purtroppo, in urbanistica, a Roma vige molta meno inerzia che negli altri settori”.
Come giudica invece l’operato della giunta Zingaretti?
“Il fatto che ci sia una situazione precaria nei numeri favorisce a volte condivisione di decisioni volute dai territori, che le esigenze delle Comunità sollevano da anni se non decenni. Vedasi i casi dell’ampliamento del Parco Appia Antica, le due leggi a mia prima firma sul Compostaggio e le Aree a Rischio Ambientale, così come il Piano Rifiuti (per troppi anni atteso) e molti atti che si portano a termine o almeno oggi si istruisicono, mentre da anni giacevano nei cassetti delle Direzioni. Certo, a volte il gioco delle parti prevale e assume i contorni del teatrale più che del democratico. Ricordo il Piano Paesistico, che la scorsa Estate, si è concluso con un tremendo accordo spostato a destra e sviluppista: atto uscito dalla mia Commissione e per il quale, dismettendo i panni del Presidente di Commissione, avevo presentato oltre 1000 emendamenti, ma durante la cui approvazione ho visto la Maggioranza tendere tremendamente a destra. Allora sì che ha senso levarsi sugli scranni. Ma dobbiamo ai cittadini risultati più che urla: fino a che c’è margine per condurre la maggioranza a operare per l’interesse pubblico si deve cercare un confronto, che anche dati i numeri rischia di dare risultati che la scorsa Legislatura non si potevano neanche immaginare. Ora è già iniziato il percorso del Piano Rifiuti, spero non vada come il Piano Paesistico. Sarà un importante banco di prova”.