Dottor Piccinetti, cominciamo dall’incontro con il santo Padre, cosa vi ha detto Papa Francesco?
“Ci ha detto di continuare così, di proseguire su questa strada cercando di aiutare gli scartatati, gli ultimi, creando lavoro, un lavoro buono. Il tema che abbiamo scelto per quest’anno, d’altronde, era proprio la socialità e questo perché, oltre a far girare l’economia, le fiere creano connessioni, incontri, relazioni”.
Che anno è stato il 2019 per il settore fieristico nazionale?
“Si è chiuso un anno molto positivo: solo nel nostro paese ci sono state 913 manifestazioni con 200mila espositori totali con un giro d’affari intorno ai 60 miliardi di euro l’anno, mentre abbiamo calcolato che le fiere danno origine al 50% dell’export nazionale”.
Passiamo alla Capitale: che anno è stato il 2019 per Fiera di Roma?
“È stato un anno di grandi investimenti per lo sviluppo e soprattutto quello che ha sancito la chiusura del concordato fallimentare. Praticamente gli ultimi 3 anni è stato come avere un commissariamento, abbiamo avuto le mani legate. Ci affacciamo a questo 2020 con un grande progetto di sviluppo, i nostri azionisti l’hanno capito e stanno per deliberare un importante aumento di capitale che ci aiuterà per ripartire ancora più forte, visto che finora abbiamo vissuto sulle nostre gambe, organizzando eventi in autonomia. Abbiamo organizzato questo evento con tutti i manager delle più importanti fiere del mondo, e ringrazio il Convention Bureau Roma e Lazio per l’appoggio, anche per trovare nuove idee”.
Il 2020 purtroppo è iniziato con il Coronavirus. Che conseguenze ci sono state per Fiera di Roma?
“Purtroppo le conseguenze sono state immediate: è stato annullato il Festival d’Oriente e poi anche un’altra fiera dedicata esclusivamente agli scambi commerciali con i cinesi. Se continua così avremo danni gravi: la Cina oggi vale un quinto dell’economia mondiale, il virus può impattare l’1,8% del Pil mondiale secondo gli economisti e a rimetterci sarà soprattutto l’Italia visto che in Europa siamo noi e la Germania i primi due paesi esportatori. Tra l’altro questo era l’anno del turismo e della cultura tra Italia e Cina, un evento speciale che avrebbe portato tra i 5 e i 6 milioni di turisti cinesi in Italia. È davvero una botta impressionante, considerando che il turismo vale il 10% della nostra economia e che i cinesi sono i principali compratori del fashion di lusso italiano e sono grandi estimatori del made in Italy. Va anche detto che oramai si è diffuso il panico, girano tutti con la mascherina, speriamo passi davvero presto”.
Su cosa investirete?
“Vogliamo investire sull’ospitalità. Non si possono solo organizzare le fiere, vanno ospitate. Milano Fiere fattura 300 milioni l’anno e il 90% dei suoi introiti derivano da convegni e convention organizzati da altri enti ed è quello che dobbiamo fare anche noi, cercando di intessere rapporti ancora migliori con le imprese più vicine. Le fiere sono moltiplicatori economici, abbiamo calcolato che per ogni euro speso in una fiera sono 10 euro di indotto per quel territorio. Siamo davvero il turbo per l’economia anche di Roma ed oltre ad aiutare il fatturato, generiamo anche socialità che è un aspetto importante, creiamo opportunità di lavoro e anche di scambio culturale”.
È chiaro che non basteranno solo i vostri investimenti per un rilancio pieno del settore…
“Roma è al 22esimo posto al mondo come città ospitante congressi, ed è davvero strano che una capitale così importante, dove tutti vorrebbero andare per organizzare una fiera, sia superata in classifica da città europee molto più piccole e meno importanti. È un peccato perché ogni posizione in questa speciale classifica stilata dall’UFI, vale almeno un miliardo di indotto. Bisogna tener presente infatti che il turista congressuale è un big spender, con una spesa media che si aggira intorno agli 800 euro al giorno, cioè 2-3 volte la spesa di un turista semplice. Il congressista di solito va in hotel a 4 o 5 stelle, mangia tutte le sere fuori, usa taxi per gli spostamenti, a volte viaggia con la famiglia, consuma beni di lusso. Purtroppo in questa città mancano le infrastrutture, c’è un problema di decoro e di pulizia e anche se il turismo nel 2019 è cresciuto del 3% va detto che si tratta di un turismo mordi e fuggi. La Spagna 20 anni fa non aveva nulla, poi ha investito in strade, autostrade, infrastrutture, aeroporti, centri congressi e poi anche in cultura. Bisogna far capire ai nostri giovani che il turismo, compreso il turismo fieristico, è fondamentale”.
Come si fa a rilanciare questa città e a renderla più attrattiva?
“È fondamentale che ci siano buoni collegamenti, sia internazionali che nazionali e poi la città ha bisogno di servizi adeguati, con una strategia sul turismo e soprattutto sul turismo congressuale che preveda una promozione coordinata e sistematizzata ad esempio con la strutturazione di un palinsesto annuale di eventi dell’intera città, proponendo un’offerta integrata di servizi-incentivi-proposte al turista”.
Come sono i rapporti con gli amministratori locali ed in particolare con il Comune di Roma?
“Ci hanno messo un po’ ma finalmente hanno capito l’importanza strategica del nostro settore. A Roma non c’è l’industria, non c’è la finanza, bisogna puntare sulle peculiarità della capitale. Per esempio non tutti sanno che Roma, dopo New York e Ginevra, è la terza città al mondo per sedi Onu e poi abbiamo il Vaticano, non a caso tutti gli anni abbiamo un’importantissima fiera del sacro. Come fiera Di Roma abbiamo anche organizzato un evento dedicato al settore aereospaziale che è un altro comparto sviluppato nel nostro territorio, tra Roma e Latina. Insomma abbiamo davvero enormi possibilità, ecco perché bisogna investire: Milano ha fatto prima la fermata della metro e poi ha costruito la nuova Fiera. A Roma abbiamo il trenino che va all’aeroporto, l’unico mezzo per frequenza di corse paragonabile alla metro, che però non fa fermata alla stazione della Nuova Fiera. Io mi sto battendo da anni perché possa fermarsi da noi, quello sarebbe per noi davvero una svolta, si creerebbe un collegamento diretto sia con la Stazione Termini che con l’Aeroporto Leonardo da Vinci”.
Oltre all’amministrazione chi altro può intervenire per far fare un ulteriore passo in avanti al settore fieristico?
“Regione Lazio e Camera di Commercio ci aiutano molto; io credo però che ognuno debba fare la parte. C’è il mondo dell’associazionismo, ci sono le imprese e poi c’è ogni singolo cittadino che deve responsabilizzarsi e fare quello che può nel suo piccolo, per il bene della città. A beneficiarne saranno tutti perché il bene va a cascata”.
Un marchio, per esempio Made in Rome, è una possibile soluzione per rilanciare la Capitale?
“No, non credo, abbiamo già abbastanza marchi, per me servono tre cose: lavoro, lavoro e lavoro”.
Col senno del poi c’è rimpianto nell’aver lasciato la sede della vecchia Fiera all’Eur?
“Nessun rimpianto perché la decisione di costruire un grande spazio fieristico è giusta per me, ormai tutte le grandi città ne hanno uno. Il problema semmai è che non ci si è preoccupati di costruire vicino a Fiera di Roma delle infrastrutture, ad esempio la fermata di una metro, con il rischio di lasciare un’altra cattedrale nel deserto”.
La prima cosa quindi che farete con l’aumento del capitale?
“Punteremo molto forte sull’ospitalità, soprattutto nel settore dei congressi e delle convention. Gli spazi in Fiera di Roma ci sono, bisogna sviluppare i servizi in primis sul sistema della mobilità. E poi sempre le tre priorità: lavoro, lavoro e lavoro”.