L’archistar Massimiliano Fuksas non dovrà restituire nemmeno un centesimo dei 20 milioni di euro di parcella, ricevuti come ‘direttore artistico’ del progetto della Nuvola dell’Eur. Un incarico doppio, forse triplo il suo: progettista e direttori lavori, ma anche direttore artistico, che era finito nel mirino della Corte dei Conti. Già a settembre 2019 le sezioni Unite della Corte di Cassazione avevano accolto un ricorso con cui Fuksas e i dirigenti dell’Eur Spa (la società al 90% del Ministero dell’Economia e al 10% del comune di Roma) contestavano la competenza in materia dei giudici contabili. La Suprema Corte di Cassazione ha trasferito gli atti ad un Tribunale ordinario, salvando il portafoglio dell’architetto e dei manager, a discapito di quello della Eur SpA. Società che, giova ricordarlo, ha investito la cifra monstre di 360 milioni di euro nella realizzazione del Roma Convention Center, con una spesa aggiuntiva di 150 milioni di euro rispetto alla somma inizialmente prevista e con un ritardo di tre anni sulla chiusura dei lavori oltre al fallimento dell’ente che è stato salvato da un concordato fallimentare.
SFUMA IL RISARCIMENTO DA 3,5 MILIONI
In particolare, la procura regionale della Corte dei Conti riteneva Fuksas responsabile di aver causato un danno erariale per aver ricevuto incarichi plurimi nella realizzazione dell’opera e gli altri dirigenti responsabili nell’aver commissionato e affidato l’incarico al professionista. La contestazione riguardava il cosiddetto “incarico artistico” che risultava, secondo l’accusa, essere ricompresa in “precedenti e concomitanti incarichi” già affidati a Fuksas. In una nota si specificava anche che “non può non rilevarsi come la spesa sostenuta da Eur spa per la progettazione, la direzione lavori e la direzione artistica per la realizzazione del Nuovo Centro Congressi (Nuvola), e segnatamente per il pagamento della parcella del progettista per l’opera professionale svolta per la progettazione e la direzione artistica, al di là di ogni più estensivo riferimento alle tabelle professionali, appaia eccessiva e spropositata, sì da chiedersi se la somma percepita dal progettista per l’opera professionale svolta per la progettazione e la direzione artistica del Nuovo Centro Congressi debba ritenersi giustificata”. In pratica la domanda dei contabili regionali era la seguente: perché le scelte di dettaglio, come i colori, le dimensioni, le finiture devono essere inserite in un altro incarico quando sono solitamente competenza del progettista esecutivo, cioè lo stesso Fuksas? Il danno erariale era stato quantificato in circa 3 milioni e 500 mila euro, rispetto ai 20 milioni di parcella complessiva di onorario complessivo riscosso dallo stesso Fuksas, e sarebbe stato per il 50% a carico dell’archistar e per il restante 50% a carico degli altri accusati.
GIUDIZIO ORA NELLE MANI DEL GIUDICE CIVILE
Nelle motivazioni dell’accettazione del ricorso si legge che l’Eur Spa non svolge attività di tipo amministrativo bensì di tipo commerciale, dunque tutte le decisioni, comprese quelle di affidare incarichi a liberi professionisti, rientrano nelle facoltà dell’ente che mira ad aumentare le potenzialità produttive e incrementare il tasso di soddisfacimento della collettività e non possono essere giudicate come danno erariale. La Corte dei Conti ha così spostato il giudizio presso un Giudice Ordinario dove appare molto difficile che venga contestata l’eventuale sproporzione dei costi sostenuti, visto che secondo la sentenza della Corte di Cassazione dovrebbe essere l’amministrazione stessa dell’ente a segnalare una parcella super valutata o non dovuta.