ESPRESSI SOLO 4 VOTI
Nei giorni scorsi proprio Lo Voi ha ottenuto due voti in commissione a fronte di un voto riservato a Prestipino, sostenuto da Area (la corrente di sinistra) e Autonomia e indipendenza di Piercamillo Davigo. Un altro voto è andato a Giuseppe Creazzo, il procuratore di Firenze che faceva parte dei tre candidati forti (sui tredici totali) già prima della bufera. Nonostante il risultato abbia dato maggiori chance a Lo Voi, gli scenari potrebbero cambiare. La nomina potrebbe arrivare al plenum entro marzo con nuovi equilibri. L’unica certezza: è completamente fallito il tentativo di arrivare a una posizione unitaria nel CSM, l’Organo di autogoverno della magistratura guidato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che a novembre scorso aveva chiesto al CSM di puntare solo alla meritocrazia, per la nomina dei nuovi capi delle Procure rimaste senza guida dopo lo scandalo del ‘toto-nomine’. “Una brutta giornata per il Consiglio”, ha commentato a il Caffè di Roma uno dei consiglieri votanti in merito al nuovo voto senza esito di metà gennaio. “Ognuno – ha proseguito – ha votato il suo. E la palla è stata rilanciata al plenu”.
A CACCIA DI CONVERGENZA
A favore di Lo Voi hanno votato la togata di Magistratura indipendente, Loredana Miccichè, e il laico di Forza Italia, Michele Cerabona. Creazzo è stato proposto invece da Marco Mancinetti di Unicost, mentre Prestipino è stato sostenuto da Piercamillo Davigo di Autonomia e Indipendenza. Si sono astenuti il presidente della Commissione, Mario Suriano, di Area e il laico del Movimento Cinque Stelle, Alberto Maria Benedetti, tutti e due sostenitori della necessità di un’ampia convergenza. Convergenza che si potrebbe ancora trovare, anche perché c’è ancora tempo prima che si esprima il plenum: per l’appunto almeno due mesi. O solo un mese, secondo invece le previsioni dei più ottimisti. E in questa partita sarà decisivo il ruolo dei sei laici che non si sono ancora espressi: i tre dei Cinquestelle, i due della Lega e Alessio Lanzi di Forza Italia. Alla fine potrebbe farcela l’attuale reggente Prestipino. Ma è ancora presto per dirlo con certezza. Dalla parte sua la dimostrazione della capacità professionale e di indipendenza. L’unico limite, pur avendo guidato di fatto per quasi un anno la procura di Roma, la mancanza del titolo di procuratore, fermo a quello di aggiunto.
IL ‘CONCERTO’ DEL MINISTRO BONAFEDE
Se ne riparlerà quindi quando il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, avrà dato il suo’concert’, una sorta di parere ministeriale su tale vicenda, ma soprattutto quando gli uffici del CSM avranno terminato di scrivere le motivazioni dell’ennesima ‘fumata nera’. Nel frattempo saranno affrontate in commissione altre partite rilevanti sulle nomine, i vertici di Frosinone, ma soprattutto di Perugia, la Procura che indaga sui magistrati di Roma, e per cui corre anche l’ex presidente dell’Anac Raffaele Cantone.
IL RICORSO DI PALAMARA
Nel frattempo, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Luca Palamara contro la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. A Palamara la sezione disciplinare aveva contestato l’essere venuto ai suoi doveri di “imparzialità, correttezza ed equilibrio” per molteplici aspetti.