IL IX MUNICIPIO DICE “NO”
Ma ripartiamo dall’inizio. La zona prescelta per la lottizzazione si trova formalmente sotto il cappello amministrativo del IX municipio, a guida 5stelle, da cui è partito un nuovo fronte ambientalista di scontro con il Campidoglio. Il 20 novembre presso la sede municipale, si è tenuta una seduta della Commissione Urbanistica, presieduta da Paolo Mancuso, convocata per ricevere e ascoltare le innumerevoli associazioni e comitati territoriali che si battono contro il Piano edilizio di Santa Palomba. La storica associazione Latium Vetus di Pomezia, ma anche vari comitati di quartiere come quello di Albano, Pavona (frazione di Albano) ed altre. Tutte costoro, anche se con accenti diversi, hanno chiesto di bloccare la lottizzazione che sarebbe priva di servizi essenziali per la comunità: scuole, parchi, strade, trasporti.
SANTA PALOMBA COME LO STADIO DI TOR DI VALLE
«Come per lo stadio di Tor di Valle – attacca Paolo Mancuso, Presidente della commissione Urbanistica del Municipio, ma soprattutto ex grillino – anche sulla colata di cemento di Santa Palomba il M5S ha tradito quelli che erano i propri principi e i propri impegni elettorali. E da movimento si è fatto partito». Sul progetto ha storto la bocca anche il grillino doc Marco Cacciatore, Presidente della Commissione Urbanistica del Lazio, nonché braccio destro della capogruppo in Consiglio regionale, Roberta Lombardi. Cacciatore ha depositato una interrogazione consiliare rimasta lettera morta, a cui nessuno ha avuto ancora il coraggio di rispondere. Cacciatore solleva presunti profili di illegittimità. Cacciatore a breve ospiterà associazioni e comitati nella X Commissione che presiede a cui parteciperà il ‘paladino’ dell’urbanistica romana, nonché ex assessore della giunta Raggi, Paolo Berdini. SCONTRO CON LE ORIGINI Mancuso è stato un grillino della prima ora, nonché membro di quello che fu il famoso ‘Tavolo sull’urbanistica’ pentastellato, che alle ultime elezioni amministrative scrisse per il Movimento un programma elettorale a ‘consumo di suolo zero’: insomma, la culla civica del M5S. Ma all’inizio di quest’anno, il consigliere municipale è fuoriuscito dai 5stelle. In coda a crescenti frizioni, una delle motivazioni principali è stata il cambio di linea della Raggi e dell’assemblea capitolina sullo Stadio. Solamente alcuni mesi prima era stato il turno della consigliera capitolina Cristina Grancio, fervida oppositrice del cemento a Tor di Valle. Anche lei, come Mancuso, faceva parte di quel Tavolo, presieduto da un altro storico ex attivista grillino, l’architetto Francesco Sanvitto. Il via libera di Raggi&Co al progetto di Parnasi determinò il passo di lato di Sanvitto, che sul Print di Santa Palomba non ha lesinato stoccate, bollandolo come «speculazione, ghettizzazione e una distruzione dell’Agro romano». Che sono, per l’appunto, anche le parole utilizzate da alcuni consiglieri 5stelle del municipio durante la seduta di commissione. «Una nuova Scampia», hanno scandito in coro. E, come per l’affaire Stadio, si è levato più di qualche mugugno tra i grillini che governano questa porzione amministrativa della Capitale.
DIETROFRONT SUL CEMENTO
Già perché è stata proprio l’amministrazione Raggi, l’anno scorso, a firmare la convenzione con i costruttori. E la sindaca è perfino volata a Cannes, ad una kermesse immobiliare internazionale, a sponsorizzare il progetto al Mipim: l’appuntamento annuale, che si tiene ogni anno nella bellissima città marittima, dedicata al settore immobiliare internazionale. Il progetto di Santa Palomba nasce dal piano regolatore di Veltroni, e viene lanciato nel 2012 dalla giunta Alemanno, per poi essere ripreso anche da Marino e dal commissario Tronca. Una continuità con i predecessori che, ad oggi, parrebbe quasi un salto carpiato con doppio avvitamento. Era stata, infatti, sempre Virginia Raggi a sottolineare più volte il dato delle «200.000 case sfitte o invendute a Roma». Ed era stato sempre il M5s, quando era all’opposizione in Campidoglio, a votare contro un intervento costruttivo residenziale ben minore a Santa Palomba, invocando l’ipercitato stop al consumo di suolo, ma soprattutto il recupero del patrimonio esistente. Tipo la lunga lista di appartamenti vuoti di quella zona dell’estrema periferia romana, dove le ruspe hanno già iniziato i lavori per le prime opere di urbanizzazione, in attesa dei permessi a costruire per la volumetria residenziale.
EQUILIBRI POLITICI PRECARI
E a questo punto stoppare l’intervento vorrebbe dire esporsi ad un risarcimento ultramilionario da parte dei privati. Anche perché dietro la lottizzazione a S. Palomba ci sono colossi come la CoGeSan dei Santarelli, importante famiglia di costruttori romani, e il fondo immobiliare della DeAgostini, la DeA Capital. Come stampella, i risparmi postali degli italiani, grazie all’investimento nel progetto di Cassa Depositi e Prestiti.