IL RIASSESTO DOPO IL TERREMOTO
Di quale branca di reati andranno ad occuparsi i due nuovi aggiunti sarà probabilmente deciso a primavera. Mancano ancora alcuni passaggi, infatti, per ridefinire la struttura della procura: la nomina e quindi l’assestamento del nuovo procuratore di Roma. Che – considerato curriculum, lavoro svolto, la rosa dei tredici candidati, il ribaltone all’interno del Csm scosso dall’inchiesta sull’ex presidente di Anm Luca Palamara – potrebbe essere Michele Giarritta Prestipino, attuale reggente di piazzale Clodio, un procuratore aggiunto da sempre al di fuori di tensioni e polemiche e per anni legato a doppio filo con il procuratore Giuseppe Pignatone, in pensione da maggio.
IL PROBLEMA DELL’ADEGUATEZZA
Eppure anche l’ultima votazione in commissione, al Csm, ha lasciato uno strascico, stavolta sotterranneo, di polemiche: Stefano Pesci è il marito di Nunzia D’Elia, già procuratore aggiunto a Clodio. La coppia, così, probabilmente un unicum in Italia, si ritroverebbe a gestire (ovviamente ognuno per la propria competenza) una ventina di pubblici ministeri in tutto. Nulla di irregolare, la legge non mette limiti in materia di funzioni e parentele. Ma c’è chi sottobanco insinua inopportunità. Se finora il ruolo della D’Elia in veste di procuratore aggiunto e quello del pm Pesci (il marito) di “semplice” sostituto procuratore non sembrerebbe aver affatto influito nella gestione interna della procura: l’incarico di entrambi in un ruolo cruciale non dovrebbe portare scossoni, ma comunque apre “il tema dell’adeguatezza”, così si sussurra nei corridoi dei palazzi di Giustizia romani.
SCACCHIERE IN CAMBIAMENTO, IN ATTESA DEL CAPO
Comunque sia, Pesci dovrebbe prendere il posto lasciato libero da Giuseppe Cascini, eletto nel 2018 al Csm. Cascini e i coniugi Pesci-D’Elia sono tutti esponenti di primo piano di Md, Magistratura democratica, la sinistra giudiziaria. Ed è proprio sul posto di Cascini che aveva messo gli occhi Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm che ha dato il via, con lo scandalo provocato dalla pubblicazione dei suoi colloqui con i politici e i cinque consiglieri, al ribaltone al Csm. Palamara ,che già all’epoca era indagato a Perugia ed aveva, ovviamente a sua insaputa, un trojan nello smartphone, aspirava di poter pilotare in seno al Csm la scelta del procuratore capo di Roma, segnando discontinuità con Pignatone, e magari anche una figura amica per il posto lasciato vuoto dal procuratore Luigi De Ficchy proprio a Perugia
NOMINE AVVENUTE IN ASSENZA DEL CAPO
Fra i votanti per Pesci, il procuratore aggiunto Piercamillo Davigo. Il tutto è stato incardinato senza che sia ancora avvenuta la nomina del numero uno della Procura, il successore di Giuseppe Pignatone, chiamato da Papa Francesco al Tribunale pontificio in veste di presidente. La nomina sembrava avercela in tasca Marcello Viola, procuratore generale di Firenze, ma con il cambio degli equilibri al Csm le speranze per lui sembrano ormai ridotte. La sua nomina in Commissione è stata accantonata perché oggetto (senza che Viola ne sapesse nulla) degli incontri organizzati da Palamara. “Si vira su Viola”, aveva detto Lotti all’incontro notturno in un hotel romano con i cinque ormai ex togati del Csm. Viola era stato il più votato: a suo favore si erano espressi i togati Piercamillo Davigo, di Autonomia e Indipendenza, e Antonio Lepre, di Magistratura Indipendente, e i laici Emanuele Basile e Fulvio Gigliotti. Aveva preso un voto Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, di Magistratura Indipendente, l’area dei moderati, che sembrava il favorito e più vicino all’impostazione pignatoniana.
Valery Palmieri