DE VITO SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
Per il Presidente dell’aula Giulio Cesare non c’è però nemmeno il tempo di riprendere fiato o fare festa visto che il 4 dicembre partirà il secondo dei due tronconi processuali relativi all’affaire stadio, proprio quello che lo vede imputato insieme al suo socio in affari Camillo e avvocato Mezzacapo. I due sono ritenuti dai magistrati della Procura di Roma i collettori di tangenti da spartire. De Vito dovrà restare lontano ancora dal Campidoglio e presentarsi con l’amico ed ex collega di studio davanti alla sezione penale del tribunale di Roma per rispondere all’accusa di aver asservito il suo ruolo e intascato mazzette per facilitare il progetto dell’impianto sportivo con relativo complesso urbanistico a Tor di Valle.
I DUE PROCESSI AL VIA IL 2 E 4 DICEMBRE
Quello del 4 è, come anzidetto, il secondo troncone sull’affaire stadio. Due giorni prima, il 2 dicembre, scatta l’apertura dell’altro procedimento che porta a giudizio, tredici imputati con in testa Luca Parnasi il costruttore che ha oliato con favori, incarichi e soldi l’iter amministrativo del progetto, l’ex plenipotenziario del Campidoglio Luca Lanzalone e il vicepresidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi. Ma, a mettere nei guai De Vito, sono state non le inchieste della Procura ma le dichiarazioni di Luca Parnasi. Il riscontro dei carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dai pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli, hanno fatto il resto. A marzo scorso l’arresto.
LA PROCURA TIRA DRITTO, NONOSTANTE LA CASSAZIONE
Poi il passo indietro della Cassazione. Su De Vito “congetture”, “enunciati contraddittori”, e soprattutto le accuse “addomesticate” di Parnsasi. Con pochi concetti i giudici della Suprema Corte avevano messo in dubbio la solidità delle contestazioni contro il presidente dell’assemblea capitolina. La procura, però, non ne ha tenuto conto. Le imputazioni sono rimaste ferme all’impianto originario. Il reato cruciale, la corruzione. Secondo l’accusa Parnasi “prometteva e effettivamente erogava a favore di De Vito, in cambio dell’asservimento della funzione, l’affidamento di lucrosi incarichi” da lui dirottati “allo studio dell’avvocato Mezzacapo”. Per l’accusa infatti l’amministratore pubblico “poteva intervenire e in effetti interveniva in violazione dei doveri di imparzialità e di correttezza nell’iter procedimentale relativo alla realizzazione del progetto “Nuovo stadio della Roma””. Ma anche <
ZUIN E SPINELLI PUNTANO SULLE INTERCETTAZIONI
Per i pm Zuin e Spinelli alcune intercettazioni racchiuderebbero la prova dell’asservimento e quindi della corruzione. “Marce’, dobbiamo sfruttare questa congiunzione astrale, ci rimangono due anni”, dice Mezzacapo a De Vito. La “congiunzione”, paragonata al passaggio della cometa di Halley, è quella di un governo grillino sia in Campidoglio che a Palazzo Chigi, grazie alla quale i due puntavano a sfruttare (economicamente) il potere che ne derivava. Anche Mezzacapo, assistito dagli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Frattini, però, respinge le accuse. Dal processo la verità.