120 MILIONI DI DEBITI PER 40 IMPRENDITORI
Il giudice Claudio Tedeschi – così ci raccontano fonti giudiziarie che preferiscono non comparire – ha concesso 20 giorni di tempo ai creditori della società Mare Nostrum Srl (incaricata di eseguire i lavori per la realizzazione dell’Acquario di Roma), una quarantina di imprenditori in tutto. Tutti costoro dovranno decidere in meno di 3 settimane se accettare l’accordo di ristrutturazione del debito proposto dalla stessa società. In sostanza, se accettare o meno di prendere meno soldi di quelli che gli spetterebbero, perché di questo stiamo parlando.
40 MILIONI IN Più DEL PREVISTO,
ma niente soldi pubblici La società guidata dall’Ing. Domenico Ricciardi ha speso tanto, forse troppo. Per la precisione 40 milioni di euro in più rispetto agli 80 previsti inizialmente. Anche se senza alcuna elargizione pubblica, come ha più volte sottolineato lo stesso Ricciardi.
NON SAREBBE LA PRIMA RISTRUTTURAZIONE
Il denaro è stato investito da privati e soprattutto da una cordata bancaria composta da Unicredit, Intesa San Paolo e MedioCredito, che già nel 2015 si trovarono di fronte ad una prima ristrutturazione del debito, chiesta dalla Mare Nostrum, a causa dello slittamento dell’apertura dell’acquario, e quindi dei mancati incassi previsti. Quell’accordo fu omologato dalla Sezione Fallimentare del Tribunale di Roma dopo che il 66% dei creditori (comprese le banche) lo accettò formalmente, dilazionando la restituzione dei debiti in percentuali differenti e comunque in un arco temporale abbastanza lungo, visto che il piano industriale sotteso all’accordo prevedeva una cronologia temporale che andava dal 2014 al 2031.
MANOVRA PER SCONGIURARE IL FALLIMENTO?
l nuovo piano industriale, del dicembre 2018, è stato presentato sul filo del rasoio quando i giudici romani già preparavano le carte per dichiarare il fallimento. È stato accolto dal Tribunale, quindi ritenuto valido, almeno per il momento, ma solo da un punto di vista prettamente legale, dando di fatto il via libera alla presentazione di un piano di rientro del debito e, soprattutto, alle trattative con i creditori. Ora è tutto nelle mani dei creditori: saranno proprio banche, imprese e tutti coloro che vantano un credito nei confronti della Mare Nostrum, a decidere se accettare o meno il nuovo piano di ristrutturazione del debito che durerà 5 anni e che prevede, nel rispetto della legge, diversi criteri e diverse percentuali di ripartizione delle somme dovute. Per dare il via libera al piano serve il 50% più 1 del totale, quindi dovranno accettare più di 20 soggetti, sul totale di circa 40 creditori, e solo allora il giudice potrà omologare il piano e sbloccare i lavori per il nuovo acquario.
(FORSE) MANCA POCO PER FINIRE I LAVORI
Purtroppo non siamo riusciti a raggiungere telefonicamente l’Ing. Domenico Ricciardi per sapere a che punto è l’opera e se, nel caso in cui fosse omologato il piano, la Mare Nostrum avrà necessità di chiedere ulteriori fondi per portare a termine i lavori dell’Acquario, ma abbiamo fatto un giro nei pressi del laghetto dell’Eur e possiamo confermare che i lavori continuano e che, come ci hanno confermato fonti tecniche che preferiscono non comparire, mancherebbe davvero poco al completamento dell’opera, se solo si facesse un ultimo sforzo economico.
Luca Rossi