“Nei mesi immediatamente successivi alla messa in atto del tanto sbandierato piano straordinario di pulizia della Capitale ordinato da Roberto Gualtieri all’indomani dell’elezione a sindaco – scrive in una nota il consigliere regionale della Lega Daniele Giannini -, il riciclo dei rifiuti è addirittura diminuito rispetto all’era Raggi, a fronte però di un aumento del 5,2% dei reclami e soprattutto dei costi d’esercizio (+6,8 milioni). Un record negativo che riguarda i primi mesi dell’era Gualtieri e che per il primo cittadino e per il PD, partito a vocazione fortemente ambientalista, equivalgono a una vera e propria debacle”.
“Come da direttive – prosegue Giannini – l’Europa punta a portare la quota di immondizia differenziata al 65% entro il 2030. Ebbene, Ama prevedeva di arrivare alla percentuale del 50% già a giugno di quest’anno, ma ha fallito miseramente, perché la raccolta si è fermata al 45,9%. Un risultato che peggiora quello dei primi sei mesi del 2021, quando l’azienda aveva raggiunto il 46,1% di spazzatura differenziata. La verità è che il piano rifiuti regionale non collima con quello comunale e ce ne eravamo accorti già riguardo alla vicenda del termovalorizzatore. Non reggono i numeri e dunque non ci sono i risultati. Un’evidenza che siamo costretti a dover segnalare ancora una volta a questa classe dirigente che purtroppo governa la Capitale e il Lazio, con esiti sempre più discutibili”.
Il folle piano rifiuti di Gualtieri
Una situazione incredibile. Da anni e anni ormai qualsiasi sindaco si ponga alla guida di Roma Capitale non riesce a fare altro che lanciare proclami su fantomatici futuri impianti e dimentica completamente il vero nodo centrale della questione rifiuti: aumentare subito e di molto la quota da differenziare. Un obiettivo che impone l’Europa, ma anche la dignità di una città che sta facendo ormai continue figuracce nei confronti del mondo.
L’ultimo a far segnare importanti incrementi di differenziata era stato il sindaco Marino, nel primissimo periodo del suo mandato, interrotto poi per motivi che ancora oggi nessun romano ha ancora capito. E forse è stato defenestrato proprio per questa capacità che stava dimostrando di poter risolvere la questione rifiuti senza dover ricorrere a mega discariche o a impianti inceneritori, che per ingannare i cittadini ormai vengono definiti ‘termovalorizzatori’: impianti che bruciano carta e plastica per produrre un po’ di energia. E poi abbiamo bisogno del doppio di quell’energia ottenuta bruciando, per produrre di nuovo la carta e la plastica che sono state incenerite, invece di essere riciclate. Il tutto, inoltre, aumentando l’inquinamento e peggiorando la bilancia commerciale italiana, dovendo importare materie prime dall’estero. Una vera follia!
L’unica spiegazione possibile è che la lobby del brucia-e-interra-rifiuti a Roma continua a governare, come fa da decenni e decenni, e a lasciare la Capitale d’Italia all’ultimo posto in Europa per risultati ambientali raggiunti, con le strade sempre inondate di lordume e la bolletta dei rifiuti pagata dai cittadini tra le più alte nel continente.
E pensiamo ancora che la soluzione sia l’inceneritore?