Un cammino lungo e tortuoso che alla fine si è concluso, nel dicembre scorso, con la fusione dei cinque consorzi industriali di Cassino, Frosinone, Rieti, Roma-Latina, Sud Pontino, e la nascita del Consorzio Industriale del Lazio. A guidare l’ente, che avrà sede nella capitale ma che manterrà le sedi provinciali con la funzione di bracci operativi, c’è Francesco De Angelis, presidente del consorzio frusinate, già eurodeputato e assessore Regionale, che ha sempre creduto nel progetto dell’unificazione.
De Angelis, c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine ce l’avete fatta a partire?
“Sì, missione compiuta, non è stato facile perché naturalmente c’erano delle resistenze, ogni consorzio voleva mantenere il proprio orticello ma poi è cresciuta la consapevolezza che se siamo più grandi siamo più forti e soprattutto diventiamo uno strumento utile per le imprese e il territorio”
Ma perché, i consorzi che c’erano non funzionavano più?
“Ma è proprio la missione dei consorzi che è cambiata: quando nacquero, più di 30 anni fa, erano collegati alla Cassa del Mezzogiorno e nel tempo avevano ridotto le loro funzioni. Oggi, grazie alla riforma e alle novità introdotte da una legge regionale, noi diventiamo organismo intermedio di gestione delle risorse e parlo di risorse comunitarie, di risorse regionali, e poi abbiamo compiti di internazionalizzazione, di attrazione degli investimenti, siamo in campo con progetti per il rinnovo di aree industriali dismesse”.
Quali saranno le prime azioni del nuovo Consorzio unico?
“l primo provvedimento è la gestione di 50 milioni di euro di fondi per l’ammodernamento delle infrastrutture nelle aree industriali, e quindi decoro, pubblica illuminazione, fibra, tutti elementi che contribuiranno a ridare slancio al nostro tessuto industriale che è vivo e ha voglia di ripartire dopo questo biennio complicato”.
A proposito di biennio complicato, come avete pensato di risollevare le imprese che hanno subìto questa crisi?
“Sicuramente un aiuto concreto è la fiscalità di vantaggio: ci sono 113 milioni di euro centodieci milioni di euro per le imprese che ricadono all’interno del Consorzio Industriale del Lazio e stanziati dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione per la programmazione 2021-2027, e sono suddivisi in 48 milioni per il 2021, 43 per il 2022 e 45 per il 2023. Vogliamo soprattutto dare una spinta al settore manifatturiero, infatti a beneficiare delle agevolazioni saranno imprese manifatturiere già insediate o che intendono insediarsi nei territori di competenza dei consorzi industriali, che realizzeranno investimenti volti a potenziare o riqualificare insediamenti produttivi già esistenti o che introdurranno nuove attività produttive. Oggi fiscalità di vantaggio si traduce in un territorio più appetibile e significa attrarre nuovi investitori con un beneficio per l’occupazione”.
“A Roma, ma anche nelle altre province del Lazio, c’è il problema dei siti industriali dismessi, aree vastissime che svalorizzano il territorio in cui ricadono”.
“Il recupero degli ex siti industriali è uno dei progetti a cui tengo di più perché, come dice lei, sono luoghi che deprimono un territorio, sono fuori controllo e spesso vi si annidano piccoli criminali, vagabondi. Nel prossimo Consiglio d’Amministrazione procederemo con una mappatura precisa di tutti i siti industriali abbandonati e poi procederemo, dove è possibile, con l’acquisizione, in altri casi con la stesura di progetti che possano attrarre investimenti. Un caso concreto è l’area dove c’era la Videocon, ad Anagni, una delle aziende più importanti della Ciociaria (fallita nel 2012 con 1200 dipendenti mandati a casa, ndr) che ha lasciato un vuoto occupazionale importante ma che ora è rinata: l’abbiamo acquisita a costo zero e affidata ad un grande gruppo industriale, sono già partiti i lavori e presto sarà uno dei più grandi centri di produzione per la termoidraulica di tutto il centro sud e questo significa che nell’area tornerà lo sviluppo, tornerà il lavoro. Ci sono altri siti, soprattutto a Latina, come l’Ex Gambro, riassegnato ad una società farmaceutica in linea con l’industrializzazione di quel territorio ma ce ne sono in tutta la regione e abbiamo intenzione di recuperarli e renderli volano di sviluppo”.
“Cosa vorrebbe cambiare negli anni del suo mandato?”
“Noi siamo il paese della bellezza ma se vai a visitare le nostre aree industriali non ce n’è traccia, vorrei partire da lì, dal decoro, dall’illuminazione, il verde, la videosorvegliznza, la nuova segnaletica: anche questo è un biglietto da visita che rende più attraente e competitivo il nostro territorio. Un altro punto a cui tengo particolarmente è la svolta green: il Consorzio infatti sarà uno strumento fondamentale di promozione per la costituzione di Aree produttive ecologicamente attrezzate, grazie anche ai fondi del Recovery”.
Il prossimo obiettivo?
“Stiamo lavorando con il Comune di Roma per puntare ad una presenza più forte e significativa della città dentro il Consorzio perché oggi c’è solo un pezzo , cioè la parte di Roma-Latina (e cioè Pomezia, Ardea, Agglomerato industriale di Castel Romano, Agglomerato industriale di Santa Palomba). La capitale deve essere protagonista perché se cresce Roma cresce tutto il Lazio, per questo stiamo lavorando con l’Amministrazione ad un coinvolgimento più importane e mi pare di cogliere la disponibilità a proseguire su questa strada”.
Purtroppo pesa in questo momento la guerra in Ucraina: temete ci possano essere risvolti negativi per l’industria, come contate di affrontare a crisi energetica?
“A medio e lungo termine è chiaro che puntiamo a sviluppare le fonti alternative di energia. Favorire la transizione energetica sul territorio, attraverso il progressivo abbattimento delle emissioni climalteranti con la diffusione dell’impiego di gas rinnovabili, è uno dei nostri obiettivi. Inizialmente nell’area industriale di Frosinone, perché era un discorso già avviato da tempo, e poi in altre aree del Consorzio Industriale, oltre che nella mobilità e negli usi residenziali. Proprio in questa direzione va il progetto pilota sulla decarbonizzazione che stiamo portando avanti con l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e SGI, Società Gasdotti Italia, per un passaggio dal gas all’idrogeno attraverso la progettazione e la realizzazione di un impianto per l’immissione di gas sintetico sulla rete di trasporto. Stiamo parlando di produzione di gas sintetici sostitutivi di quelli fossili e di idrogeno che, nell’ambito della ricerca è oramai una realtà, mentre in quello della produzione in Italia ancora non lo è. Il protocollo sottoscritto con Sgi ed Università è davvero lungimirante. Nell’immediato, per arginare i costi dell’energia è chiaro che occorre un intervento del Governo, a sostegno sia delle imprese che delle famiglie e noi possiamo solo pungolarlo, insieme alle associazioni di categoria”.