I senatori (M5S) Lomuti e Di Nicola, promotori del Ddl contro le querele temerarie: “Da 2 anni proviamo a farlo approvare in Italia. Eppure è una legge europea”
Non ricorderemo questa legislatura certamente per il grande lavoro parlamentare. Senza voler accusare direttamente nessuno è un fatto che, complice il Covid (ma è una tendenza ormai crescente negli ultimi 20 anni), in Italia si legiferi per decreti legge o con atti straordinari. Di mezzo ci è finita anche la libertà di stampa, con il decreto sulla “lite temeraria” e quello sulla “diffamazione a mezzo stampa” caduti ormai nel dimenticatoio. Ed è davvero triste che non ne parli nessuno, neanche tra gli stessi media, o forse è solo il segno evidente che l’informazione nel nostro paese è semplicemente un megafono in mano a qualche gruppo di potere.
Da qualche settimana il quotidiano “Il Domani”, prendendo spunto da una denuncia dell’AgCom (L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni è un’autorità amministrativa indipendente italiana) sul declino dell’informazione locale, ha confermato l’esistenza di alcuni gruppi imprenditoriali che ancora investono nel settore dell’editoria e dei media con l’obiettivo, neanche troppo nascosto, di creare un vero e proprio monopolio a livello territoriale. Il risultato è un’informazione autoreferenziale, sempre più “di palazzo” e sempre meno attenta alla realtà concreta dei cittadini. Ma la dignità non significa anche assicurare e garantire ai cittadini un’informazione libera e indipendente – come ha detto il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento? Facile applaudire, più difficile passare concretamente ai fatti, anche se non è che ci voglia molto visto che alcune leggi sono già pronte, bisogna solo calendarizzarne la discussione e la votazione in aula.
IL CASO IN COMMISSIONE GIUSTIZIA AL SENATO
Il caso della legge sulla lite temeraria, di cui questo giornale parla ormai da anni, è emblematico: in Commissione Giustizia del Senato si era già raggiunto un accordo tra i partiti dell’allora maggioranza gialloverde, poi qualcosa è cambiato, sono arrivati i primi stop e, tra ondate delta e omicron, seconda dose e dose booster, tutto si è fermato.
“È un vero peccato che si sia fermato tutto, sembra davvero che la legge sia finita nel dimenticatoio – ci ha detto il Sen. Arnaldo Lomuti che è stato relatore del Ddl sulla lite temeraria -. Io ho poche speranze, ma sarebbe davvero un atto dovuto e atteso per chiudere la legislatura”.
Interrogato su chi ne stia frenando l’iter il Sen. Lomuti non ha molti dubbi: “I renziani stanno facendo muro. E lo stallo che stanno causando fa comodo anche ad altri parlamentari. Se poi anche il Sen. Caliendo, che è il promotore della legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che negli accordi doveva marciare insieme a quella sulla lite temeraria, si mette a dire che è incostituzionale e che esiste già nel codice penale una norma simile, la vedo davvero dura”.
Eppure la legge sulla lite temeraria, quella cioè che prevede di fermare cause pretestuose e minacce di cause con l’intento di fare pressioni sul giornalista o sul giornale e bloccare inchieste, è semplicemente una legge di civiltà, già prevista dalla normativa europea.
L’ATTACCO DEL SENATORE DI NICOLA
Il Senatore Primo Di Nicola, che è il primo firmatario della legge, ci ha detto “che durante l’ultima riunione dei capigruppo l’on. Castellone (la nuova capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, ndr) è decisa a portare avanti la legge e dovrebbe essere in lista per essere calendarizzato. L’ostacolo principale è Italia Viva, nonostante fosse stato raggiunto un accordo davanti all’ex ministro Bonafede e i renziani, in quel frangente, avessero detto di sì. Vediamo cosa uscirà fuori dalla riunione dei capigruppo, certo sarebbe una bella occasione di riscatto per un Parlamento il cui ruolo è ormai ridotto al lumicino, visto che sembra esistere solo l’attività legislativa emergenziale”. Anche la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha chiesto al Parlamento di recepire il richiamo del Presidente Mattarella e sbloccare tutti gli iter legislativi che riguardano l’informazione che attualmente galleggiano tra Montecitorio e Palazzo Madama. Magari l’approvazione del ddl sulla lite temeraria non è la soluzione per risollevare l’editoria nel nostro paese ma certamente sarebbe un segnale importante per il lavoro di tanti giornalisti, soprattutto per i pochi che fanno davvero un giornalismo indipendente. È d’accordo anche il sen. Di Nicola che aggiunge: “Il sistema dell’informazione è ancora pieno di conflitti di interessi e il lavoro giornalistico è in difficoltà, l’approvazione della legge sulla lite temeraria e anche quella che riforma la diffamazione a mezzo stampa, potrebbe ridare una boccata d’ossigeno a tutto il settore perché toglierebbe questo brutta abitudine, questa minaccia che incombe sui giornalisti di richieste danni altissime che hanno il solo scopo di bloccare un’inchiesta, un lavoro, perché, nella maggior parte dei casi, si risolvono con un nulla di fatto”. Senatore ma quindi è moderatamente ottimista? “Purtroppo non sono molto ottimista perché il Parlamento non ha mostrato grande volontà di sbloccare la situazione: sono almeno 2 anni che il disegno di legge è pronto e invece è lì ancora bloccato, ma sarebbe però, ripeto, una bella occasione e un bel segnale per tutti”.
Il fondo de ilCaffè
Dignità vuol dire indipendenza
di Stefano Carugno – Direttore Responsabile
“I politici hanno paura che i cittadini possano conoscere la verità, così com’è”.
Il motivo per cui da 40 anni in Italia si prova a fare una legge per favorire la libertà di stampa e non ci si riesce è tutto qui.
Per i politici la verità che arriva ai cittadini deve essere filtrata, aggiustata, governata. Troppo pericoloso lasciare alla stampa il compito di “cane da guardia della democrazia”, libero e indipendente.
E finchè ad urlarlo (da decenni) è solo un direttore di un giornaletto gratuito può apparire come spicciolo complottismo. Ma a richiamare il nostro Parlamento sul tema delle querele temerarie ora c’è la Comunità Europea e anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che non a caso nel suo discorso d’insediamento ha esortato le Camere a un comportamento improntato alla “dignità”, citando esplicitamente il “diritto dei cittadini a una informazione libera e indipendente”.
Allo stesso tempo il Garante per l’Editoria lancia l’allarme sull’indipendenza della stampa locale, preda di gruppi imprenditoriali che mirano al monopolio. E per chi non si allinea, c’è la querela!
Ma come è possibile, chiedo io, che con più di 100 querele presentate contro Il Caffè non ci sia stata mai una condanna?
Il motivo è semplicissimo: le querele sono infondate, perché in realtà non hanno lo scopo di far condannare il giornale o il giornalista o il direttore, ma solo di bloccarli, per fermare le inchieste che, grazie all’informazione libera e indipendente, rischierebbero di far conoscere ai cittadini la verità su argomenti di cui è meglio restino all’oscuro. Un meccanismo semplice, che funziona benissimo, favorito da leggi degne di una dittatura, di un paese senza dignità, appunto, come ha detto Mattarella.
E allora dov’è questa dignità? Nella magistratura, che applica una legge cieca più che bendata? Nella politica, che protegge se stessa come una casta di intoccabili? Nell’imprenditoria, che a una sana concorrenza preferisce una sleale corruzione?
Viene voglia di mollare libertà e indipendenza, farsi travolgere, comandare, assoggettare e, come in Matrix, prendersi la pillola blu… e domattina svegliarsi nella propria camera e credere a quello che ‘loro’ vogliono che si debba credere, senza più ansie.
E con la propria fetta della torta.