Le due municipalizzate proveranno a portare Roma in Europa
A Roma un dato positivo sul fronte rifiuti c’è ed è molto significativo. Dopo decenni di ‘dittatura’ dei grandi ‘signori’ dei rifiuti che hanno fatto soldi a palate fagocitando la maggior parte della spazzatura capitolina, spolpando Ama e costringendo i romani a pagare la tariffa più alta d’Europa a fronte di un pessimo servizio, finalmente la Capitale sta tentando (anche se timidamente) di gestire in proprio il pattume che produce, utilizzando le sue due società pubbliche, Ama e Acea.
LA DISCARICA A MAGLIANO ROMANO

Lo provano tre indizi. Il primo è costituito dal progetto della nuova discarica dentro cui la città eterna potrebbe presto sotterrare i propri rifiuti indifferenziati che, temporaneamente, sta portando nella discarica di Albano, in zona Roma-sud. La nuova discarica di Roma dovrebbe sorgere all’estrema periferia nord della provincia, nel comune di Magliano Romano, dove già è attivo da tempo un immondezzaio autorizzato però ad accogliere solo rifiuti inerti, quindi terre e rocce, riconducibile alla società Idea 4, dietro cui ci sarebbe proprio Acea. La Idea 4 ha chiesto che il sito venga ampliato e che vengano aumentate le tipologie di rifiuti ammesse all’interramento.
L’INCENERITORE DI SAN VITTORE

Il secondo indizio è costituito dall’inceneritore di Frosinone-San Vittore in zona Lazio sud, di proprietà del Gruppo Acea, che potrebbe presto essere ampliato con la costruzione di una quarta linea di combustione dedicata all’immondizia capitolina: in Regione è in corso da mesi un tavolo istituzionale che sta vagliando tale richiesta. Il Ministero dei Beni Culturali, la provincia di Frosinone e alcuni comuni dell’hinterland si stanno opponendo a tale ipotesi, ma la possibilità che Acea la spunti è molto concreta.
I 2 BIOGAS DI AMA
Infine il terzo indizio è costituito dal ‘fronte biogas’, vale a dire quello costituito dagli impianti industriali destinati ad accogliere la frazione dei rifiuti denominata umido od organico, ossia gli scarti alimentari e gli sfalci erbacei, oltre ai fanghi di depurazione ed altri residui industriali. L’Ama punta a costruirne due, molto grandi, al servizio della Capitale. A dicembre scorso la Giunta Gualtieri – appena insediata – ha delegato Ama a partecipare ai bandi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che scadranno il prossimo 15 febbraio.
LA GUERRA DEI RIFIUTI
I problemi, certo, non mancano. Le vie e le piazze di Roma sono ancora sporche, segnate troppo spesso dai sacchetti di spazzatura accatastati attorno ai cassonetti. Come se non bastasse negli ultimi anni Roma e i romani sono stati costretti ad assistere ad lunga ‘guerra’ combattuta dentro e fuori dal GRA. Non vi è termine migliore per definire i tanti impianti e mezzi pubblici dell’Ama che sono finiti in fiamme, con le colonne di fumo visibili da decine di km di distanza. Prima il centro Ama-Salario, poi il centro Ama-Rocca Cencia, poi i mezzi Ama centro-Cassia, poi i mezzi Ama centro-Montesacro, poi il fuoco nei centri di trasferenza. Contemporaneamente gli incendi hanno colpito anche l’area sud di Roma: prima Albano-Roncigliano, poi Pomezia-Eco X, infine Aprilia-Loas. Con la magistratura e le forze dell’ordine che hanno assistito impotenti, come i cittadini, a tale orrendo spettacolo, senza riuscire ad individuare e portare alla sbarra nemmeno un solo esecutore o mandante. Così Roma, dopo essere stata sfruttata fino all’osso dai grandi monopolisti del settore, è stata prima attaccata duramente e poi abbandonata a se stessa.
LE SOCIETÀ PUBBLICHE TENDANO AL BENE PUBBLICO

Quindi è giusto che la Giunta Gualtieri e le società pubbliche di Roma si facciano avanti per gestire (e fare soldi) col famoso ‘oro de Roma’. Ma le società pubbliche, e soprattutto gli amministratori che le guidano, sanno bene che oltre al fatturato un Ente pubblico ha anche un altra ‘mission’: perseguire il bene comune. Del resto gli studi epidemiologici commissionati dalla Regione Lazio negli ultimi anni (www.eralazio.it) ai medici ed epidemiologi del Sistema Sanitario Nazionale parlano chiaro: nel raggio di 7 km in linea d’aria dalle discariche come Malagrotta, dai TMB (i frullatori per rifiuti indifferenziati) come quello di Rocca Cencia e dagli inceneritori come quello di Frosinone San Vittore si muore, ci si ammala e ci si ricovera molto più che altrove. Questi dati, per i monnezzari privati, forse finora hanno significano poco. Forse li hanno ignrati anche per i loro ‘amici’ politici che, spesso, godono poi di ricche sovvenzioni durante le campagne elettorali. Ma questi dati debbono ora costituire un indicatore irrinunciabile per le società e gli amministratori pubblici, il cui obiettivo diventa “guadagnare coi rifiuti in modo sostenibile, quindi senza avvelenare i cittadini e l’ambiente, e creando ricchezza e posti di lavoro.
IL PORTA A PORTA CREA RICCHEZZA ED È SOSTENIBILE

La soluzione c’è ed è una realtà concreta da anni in tanti comuni d’Italia, Europa e del mondo. Si chiama Porta a porta: l’unica modalità di gestione del pattume urbano, quindi finalizzata alla chiusura del ciclo dei rifiuti, rispettosa della salute umana e dell’ambiente. Il Porta a porta crea economia, ricchezza e lavoro, visto che necessità di più personale e mezzi dedicati e visto che, dopo un breve periodo di avvio con costi più elevati, finisce poi per ripagarsi da se con i soldi ottenuti dalla vendita delle materie prime da riciclare: carta, plastica, legno, etc. Eppure, a dispetto di ogni argomentazione razionale, il flop del Porta a porta a Roma fino ad oggi stato è totale. Anzi sul finire del mandato della ex Giunta Raggi, il Porta a porta è addirittura arretrato, mentre sono avanzati sempre di più gli squallidi cassonetti stradali per l’indifferenziato. Torrino, Settebagni, Ostia, Colli Aniene e Cecchignola. Sono alcuni dei quartieri da cui sono progressivamente scomparsi i bidoncini del Porta a porta e ricomparsi i cassonetti stradali.
Speriamo che la Giunta Gualtieri sappia invertire questo trend, sappia liberarsi dalla ‘dittatura’ dei privati, rilanciando il ruolo di Ama ed Acea, e infine dare corso ad un Piano straordinario per il Porta a porta, corredato di un crono-programma pubblico per la sua diffusione ed il suo radicamento.