IL ‘SISTEMA’ ERA VIZIATO
Subentri negli appartamenti senza titolo e in violazione ai bandi di assegnazione. Erano altri i criteri con cui secondo l’accusa il manipolo di dipendenti pubblici avrebbero a più ripreso movimentato le assegnazioni degli alloggi popolari dal Tufello, a San Basilio, fino all’Acqua Acetosa e Monte Sacro: bustarelle e regali. Contanti fino a 17mila euro, ma anche auto scontate, la promessa di motori di barche e di lavori di ristrutturazione gratis, magari nella seconda casa a Porto Ercole. Chiuso l’accordo, in genere col contributo di un esperto intermediario, Vito B., si procedeva alla falsificazione delle carte. Un meccanismo che si sospetta non del tutto scoperchiato, ma di sicuro destinatario di uno stop nell’ottobre 2018 con la retata che ha portato in manette e sotto inchiesta funzionari e inquilini favoriti.
CARTE FALSE
Ad occuparsi dei nulla osta falsi, per l’accusa, era Cristiano L. Il gip Alessandra Boffi aveva specificato nella misura cautelare che era abile “a contraffare i “format” dell’Ater”, mentre Emanuele G., per il pm, avrebbe distribuito i documenti taroccati ai “committenti”. I due avrebbero persino fornito falsi nulla osta Ater per far ottenere la residenza ad occupanti abusivi (in un caso a San Basilio), ma anche indirizzi e interni esatti degli alloggi da occupare rispettivamente nelle vie Matteo Tondi, Morrovale e Kafka. Per pilotare l’assegnazione ”regolare” degli alloggi ai non aventi diritto invece bisognava ricorrere a degli escamotage. Uno su tutti: fornire il titolo di badanti agli aspiranti occupanti abusivi. Una indiana aveva sborsato quindicimila euro per essere “trasformata” in badante del legittimo, e ignaro, assegnatario della casa Ater.
DIPENDENTE INFEDELE
Una dipendente del Campidoglio aveva il compito di controllare le liste di assegnazione per verificare se il raggiro fosse riuscito. Poi scattava la chiamata agli occupanti: “L’amico nostro ha detto che è tutto a posto”. Quindi, c’era l’appuntamento per la consegna dei soldi: “Ci prendiamo un caffè”. Cristiano L., difeso dagli avvocati Stefano Parretta e Giorgio Martellino, sotto interrogatorio ha respinto le accuse: “Nessun favoritismo”.
I BLITZ IN CENTRO
Intanto si avvia a conclusione un altro procedimento cardine in tema di occupazioni, in questo caso, di gruppo e con blitz, di edifici. Come l’occupazione dell’ex scuola Amerigo Vespucci, in via delle Acacie, l’ex sede distaccata dell’istituto Hertz in via Tuscolana, l’ex clinica San Giorgio in via delle Medaglie d’Oro, e ancora una scuola a Tor Carbone, un immobile a Dragoncello, ma anche una irruzione nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Era un gruppo organizzato, secondo la procura, quello diretto anni fa da Pina Vitale allo scopo di requisire, con occupazioni fulminee, case e scuole chiuse in vari quartieri della città, impedendo a privati ma anche a enti pubblici di rientrarne in possesso. Nei giorni scorsi per la leader del “Comitato Popolare di Lotta per la Casa” e per altri 20 imputati il pm Luigi Fede ha chiesto oltre 60 anni di carcere. La richiesta più pesante proprio per Vitale, 8 anni e tre mesi, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle occupazioni di immobili e al furto di energia elettrica. Non riconosciuta invece l’iniziale accusa di estorsione per aver richiesto somme ai senzatetto a cui offriva un giaciglio negli immobili occupati. Si sarebbe trattato solo di una autotassazione per coprire le spese comuni di riparazioni.