«Se dobbiamo fare un quadro da quando ho preso la delega del turismo (novembre 2019), il turismo valeva il 13,5% del Pil, con la pandemia si è bruscamente interrotto un momento estremamente positivo. C’è stata una piccola risalita dalla fine del lockdown fino ad oggi, dove abbiamo registrato uno sviluppo del turismo in prossimità dell’estate con +62% di turismo sulle coste e +26% sull’interno, numeri riferiti naturalmente ai turisti italiani. Per una città d’arte come Roma è stato un colpo al cuore, se pensiamo che riceve 32 milioni di turisti l’anno e che di questi ben 22 milioni sono stranieri, capiamo quanto ha pesato questa mancanza: siamo intorno al -58% di flusso turistico dall’estero. Il prezzo più alto lo hanno pagato gli alberghi: più di 500 strutture non hanno avuto la forza di riaprire purtroppo».
Cosa state mettendo in campo per il rilancio del settore?
«Noi come Regione Lazio abbiamo messo 20 milioni di euro a fondo perduto, 10 milioni già dopo le prime settimane di lockdown e 10 alcune settimane fa, con un plafond che va dagli 8mila euro per gli hotel fino ai 600 per i Bed and Breakfast. Entrambe sono andate molto bene, stiamo ancora distribuendo gli aiuti, ma posso già anticipare che tutti i soldi che eventualmente avanzeranno saranno investiti nel comparto. Faremo due importanti avvisi: uno dedicato a quei progetti di destinazione turistica, che si avvarranno delle guide turistiche e degli accompagnatori turistici, e un altro bando molto importante rivolto alle reti d’impresa, a quei circuiti cioè che si mettono in moto per promuovere nuove destinazioni turistiche. Vorremmo che non si punti più su un solo Comune come simbolo del turismo territoriale, ma che si propongano dei sistemi, per esempio la Tuscia, che può essere Sutri, Bomarzo e il lago di Bolsena. O ancora la nostra Ciociaria che abbiamo promosso con un turismo un po’ diverso, attraverso, per dirne una, la riscoperta dei sentieri con connessioni a passo lento che contribuiscono ad una nuova narrazione del territorio».
Come giudica le azioni del Governo per il settore?
«Non possiamo negare che la crisi sia davvero epocale e che il turismo e tutto l’indotto siano tra i settori più colpiti. Posso dire che il Governo ha comunque messo in campo alcune azioni importanti; ora lo sforzo va fatto con il Recovery Fund e con la nuova programmazione 2021-2027, che deve investire soprattutto sulla Linea 5, cioè quella dedicata al turismo e alla cultura. Servono investimenti di medio e lungo termine con progetti credibili prima di tutto sulla ricettività, ma poi anche sulla formazione: dobbiamo avere operatori del turismo e della cultura di alto livello se vogliamo davvero uscire da questa crisi più forti di prima. Dobbiamo serrare le fila e cercare di programmare e promuovere, formarci e prepararci alla prossima primavera nell’attesa che arrivi questo benedetto vaccino che sarà davvero la chiave di svolta, visto che in tanti paesi c’è l’obbligo di quarantena ed è difficile scegliere di viaggiare se si rischia di passare 14 giorni in autoisolamento obbligatorio».
Questa emergenza ha sicuramente fatto riscoprire a tanti abitanti della regione che ci sono posti che vale la pena di visitare anche a pochi chilometri.
«Io sono ottimista, dobbiamo già prepararci per la primavera del 2021 che sarà il momento della riscossa per tutto il settore, sperando che si riaprano le frontiere e tornino i turisti stranieri. Anche se questa pandemia può essere davvero un’occasione irripetibile per puntare su un turismo italiano che non sia solo quello “mordi e fuggi”, ma sia un turismo più consapevole, più attento alle peculiarità del territorio. Gli abitanti della regione sono stati costretti a fare le vacanze vicino e sono rimasti sorpresi di quante ricchezze siano presenti nel nostro territorio, dobbiamo ripartire anche da qui».
L’ultimo DPCM ha vietato nuovamente fiere e convegni, è un duro colpo per il settore.
«Avevamo diversi appuntamenti con il Convention Bureau Roma e Lazio perché piano piano si stava ripartendo, con questa nuova battuta d’arresto bisogna ritrovare stimoli e motivazioni. Noi cercheremo di puntare molto su dei piccoli tour, dobbiamo cioè portare i tour operator cinesi e giapponesi in alcuni territori, come possono essere i Castelli Romani, oppure i tour operator austriaci e tedeschi verso la regione dei laghi, perché è un sistema che funziona molto meglio delle fiere internazionali, crea una connessione con chi a sua volta dovrà portare dei turisti in questi luoghi. Poi certamente c’è anche bisogno delle grandi fiere e dei grandi congressi, e in quel caso dobbiamo puntare sui nostri gioielli, come la Nuvola o il Palazzo dei Congressi».
La Fiera di Roma rappresenta un modello superato?
«No, assolutamente, la Nuova Fiera di Roma è da ripensare e riorganizzare: so che l’assessorato allo Sviluppo Economico è già al lavoro, ma vanno trovati i fondi che possano sostenere quegli spazi con una buon sistema di trasporti: una buona struttura deve essere accompagnata da buone infrastrutture; il turismo deve funzionare così, se c’è un bel posto, ma poi è difficile raggiungerlo, si capisce che perde la sua attrattività. Anche per questo stiamo studiando, insieme all’assessore alla Mobilità e al Capo di Gabinetto, un ripensamento generale sulla mobilità della Regione, in collaborazione con le nostre aziende, come Cotral. Ad esempio, stiamo valutando di incentivare le corse per alcune destinazioni durante i week end, come Civita di Bagnoregio che è una cittadina che è stata in grado di invertire la narrazione: da città fantasma che sta morendo a città incantata, tanto che dai 10mila visitatori del 2015 si è passati al milione di visitatori del 2019 e un trend in crescita, che necessita di essere accompagnato con un sistema di mobilità forte, che permetta al romano di arrivarci, magari nel fine settimana, anche senza auto».
Il Covid sta completando la rivoluzione digitale. Vale anche per il turismo?
«Non dobbiamo avere paura dell’innovazione, che per il turismo è fonte di grandi benefici, certo poi bisogna anche trovare un equilibrio perché non è possibile che gli albergatori vengano massacrati con le tasse mentre alcune piattaforme mondiali non pagano quasi nulla al fisco italiano. Tra in punti nel nostro programma c’è anche quello di rivedere la legge 13, proprio quella che riguarda il turismo, per discutere dei nuovi ambiti e accompagnare questo settore così importante verso la modernità con intelligenza».