CASE DI COMUNITÀ E COT, ECCO LA MEDICINA DI PROSSIMITÀ
Non poteva che iniziare dai territori e dalla medicina di prossimità quindi il cammino che porterà nei prossimi anni i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza nelle nostre città. Come? Partendo dalle case di comunità, che nei desiderata regionali, dovrebbero consentire di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio, migliorandone la qualità. Le Case della Comunità saranno strutture fisiche in cui opereranno gruppi multidisciplinari di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti. Inoltre, al suo interno, potendo contare sulla presenza degli assistenti sociali, dovrà realizzarsi l’integrazione tra i servizi sanitari e sociosanitari con i servizi sociali territoriali, e dovranno, poi, configurarsi quale punto di riferimento continuativo per la popolazione e la strumentazione polispecialistica, anche attraverso una infrastruttura informatica e un punto prelievi, permetterà di garantire la presa in carico della comunità di riferimento. Poi ci sono le Centrali Operative Territoriali (COT), che si pone la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza. Il potenziamento dei servizi domiciliari è, non a caso, uno degli obiettivi fondamentali che la Regione Lazio vorrebbe concretizzare con gli stanziamenti del Pnrr.
Le cure saranno organizzate sempre più direttamente a casa del paziente o in strutture di breve degenza
GLI OSPEDALI DI COMUNITÀ
Altro strumento importante saranno gli ospedali di Comunità, che intendono porsi come strutture sanitarie della rete territoriale a ricovero breve e destinate a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata. Tali strutture, di norma dotate di 20 posti letto (fino ad un massimo di 40 posti letto) e a gestione prevalentemente infermieristica, puntano a contribuire ad una maggiore appropriatezza delle cure, determinando una riduzione di accessi impropri ai servizi sanitari come, ad esempio, quelli al pronto soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero o il ricorso ad altre prestazioni specialistiche. Inoltre, queste tipologie di ospedali potrebbero anche facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. Insomma, il 2022 si è aperto sotto ottimi presagi per la sanità del Lazio, che chiaramente continua a vivere un momento delicato e complesso, ma questi stanziamenti di oltre mezzo miliardo di euro sicuramente fanno ben sperare. Come ha scritto la consigliera regionale in quota Pd, Eleonora Mattia: “Nel Lazio ci lasciamo alle spalle il commissariamento e iniziamo una nuova fase di investimenti che metta al centro la sanità pubblica, i presidi territoriali e le comunità. Grazie a questa importante tranche di 550 milioni del Pnrr la sanità del Lazio sarà coinvolta in importanti interventi di ammodernamento e potenziamento”.