RITARDI DELLA DIFFERENZIATA
Nessuno, anche al Ministero e in Prefettura, parla del fatto che la raccolta differenziata dei rifiuti urbani a Roma dovrà salire quanto prima al 80%, dal 45% attuale, contro il 61,3% di media nazionale. È quanto sostiene l’ultimo Report di Waste Strategy, società che si occupa di economia e di rifiuti, secondo cui la Capitale, per rendersi autosufficiente nella gestione e nello smaltimento, dovrebbe portare la raccolta differenziata all’80% e quella dell’organico al 70% mediante una dotazione impiantistica che ad oggi è del tutto assente. “A livello nazionale – riporta il Report che è giocato proprio sul confronto fra Capitale e medie nazionali – il 60% degli investimenti delle maggiori utility è stato destinato alla realizzazione di nuovi impianti e al miglioramento di quelli esistenti”. «La destinazione dei rifiuti – rileva l’economista Alessandro Marangoni a capo di WAS Strategy – rimane critica, basata prevalentemente sullo smaltimento in discarica o sull’export verso altre regioni o l’estero, come ricorda la cronaca. Ma da molti anni si vive alla giornata, senza seria pianificazione della gestione, salvo proclami di buone intenzioni da parte delle varie amministrazioni che si sono succedute. Bisogna andare oltre le dichiarazioni di principio e ragionare seriamente sui numeri, che, seppur approssimati, sono molto chiari».
Roma produce oltre 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e sconta un livello di raccolta differenziata inferiore alla media nazionale (47% contro 61% nel 2019), lontanissima dai migliori (90%). Progredisce più lentamente del resto d’Italia: la differenziata in un quinquennio è passata dal 40% al 47% mentre il Paese nel suo complesso passava dal 47,5% al 61,3% (compresi alcuni gravi ritardi al Sud). La città è molto lontana dalla situazione nazionale.