40 milioni di lire! Questa è la cifra che mi hanno offerto la prima volta che un politico ha tentato di comprarmi (la prima volta…. non si scorda mai!). Dovevo solo “…essere sensibile alle problematiche che l’amministrazione sta cercando di risolvere…”, tradotto: dovevo dare visibilità massima e positiva a quel politico già seduto su una importante poltrona e impegnato in una scalata al potere, dei cui benefici avrei potuto godere anch’io per anni, forse decenni. Allora ero un semplice redattore, ancora nemmeno iscritto all’albo dei giornalisti. Di tentativi più o meno espliciti di questo tipo ne ho avuti davvero tanti, nei miei quasi 40 anni di giornalismo. Differenti nelle modalità, ma con un sottotitolo costante: “scrivi per me e ti riempio di soldi!”
La corruzione è il male più grande che il nostro paese vive: ne consegue un’economia sempre in affanno, una sanità che non funziona, un’immagine dell’Italia nel mondo che peggiora di anno in anno. Il nostro paese sta affondando sotto il peso della corruzione. Eppure la soluzione c’è: una stampa davvero libera. E cambierebbe tutto.
LA CONFERMA DA UNO STUDIO UNIVESITARIO
Causa principale del dilagare della corruzione è la mancanza di una stampa libera: di questo sono sempre stato convintissimo. A confermarlo c’è uno studio, denominato “MediAct”, fatto da un consorzio internazionale di università, tra cui l’Università di Milano.
Lo studio, presentato dal professor Sergio Splendore del Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, evidenzia in maniera netta e chiarissima come i giornalisti italiani siano i più vessati dalle pressioni politiche. Nella classifica sull’autonomia della stampa dalla politica, tra le 14 nazioni prese in esame, l’Italia risulta all’ultimo posto, dietro anche a Giordania e Tunisia.
Ma il dato più sorprendente è la diretta correlazione che lo studio ha trovato tra le ‘pressioni’ dei politici verso i giornalisti e il livello di corruzione generale nel paese: l’Italia risulta il paese dove i giornalisti hanno le maggiori pressioni dai politici e anche il più corrotto. Ognuno dei due malcostumi è causa e, allo stesso momento, è effetto dell’altro. Come un cane che si morde la coda.
Certo è che per combattere la corruzione il primo elemento di cui si ha bisogno è una stampa davvero libera e indipendente.
PRESSIONI POLITICHE ATTRAVERSO PUBBLICITOPOLI
Il lavoro della stampa, come qualsiasi attività, è condizionato dai soldi. Èd è proprio attraverso i soldi, più che con l’ideologia, che la politica controlla l’editoria italiana, rendendola schiava di un mare di soldi pubblici che ne decidono la sopravvivenza. Noi denunciamo da decenni questo scandaloso legame editoria-politica-malaffare: come fa una testata giornalistica ad informare onestamente i cittadini sull’operato di un politico, quando la sua vita dipende da quello stesso politico?
VADEMECUM DELLA CORRUZIONE (senza nemmeno spendere soldi ‘propri’)
Se fossi un politico ecco come potrei attirarmi tutte le benevolenze di giornali, tv, radio, web… 4 modi (di fantasia?) per imbrigliare la libertà di stampa.
1) Innanzitutto ci sono i fondi per l’editoria della Presidenza del Consiglio, quelli che in ogni campagna elettorale promettono di togliere, ma poi nessuno ci riesce: miliardi di euro negli utlimi anni, che dovevano salvare i giornali di carta e invece hanno contribuito ad affossarli definitivamente. Ma vi possono accedere solo i ‘figli dell’oca bianca’.
2) Poi c’è la “comunicazione istituzionale” che tutti gli enti pubblici devono fare per informare i cittadini. La quantità di soldi pubblici che questa voce muove è incalcolabile, perché si tratta di somme che nei bilanci sono nascoste nelle voci più disparate. Sono gestite ad uso e consumo di ogni singolo politico, che quasi sempre le utilizza per girarle agli ‘amici’ e a coloro che possono dargli qualcosa in cambio. Risultato: le comunicazioni non arrivano ai cittadini, che oltre al danno economico ne subiscono quindi anche la beffa. E anche qui parliamo di miliardi di euro e tutti pubblici, cioè che paghiamo ogni mese con le nostre tasse.
3) Poi c’è la voce forse più subdola e più cospicua, quella spesso gestita solo dai ‘big’ della politica: i contratti pubblicitari.
Enti e società pubbliche, cioè finanziate sempre dai nostri soldi (che potrebbero essere ad esempio asl, gestori idrici, dei rifiuti, ecc…) destinano alla comunicazione ingenti somme, con contratti pubblicitari distribuiti in base alle indicazioni che arrivano dalla politica. Se vuoi mantenere la poltrona su cui sei seduto nell’ente, non puoi fare altrimenti. E altri miliardi di euro prendono la strada di chi scrive sotto dettatura.
4) Anche le grandi realtà economiche private (quelle quotate in borsa) hanno bisogno della ‘benvolenza’ della politica, per non avere problemi nei loro progetti di espansione. Parte del loro budget pubblicitario viene dirottato verso le testate su indicazione dei vari politici: così la testata giornalistica riceve i soldi dall’azienda, che riceve i favori dal politico, che riceve visibilità positiva dalla testata giornalistica: il triangolo perfetto.
Certo questo è quello che farei io se fossi un politico e volessi farmi benvolere dalla stampa. Chissà cosa avviene davvero poi nella realtà per arrivare a quel risultato ben in evidenza nella tabella che pubblichiamo?
S.C.