“Che stai a guarda’?” “Ma che voi”. Parte la rissa. Due donne tentano si sedarla e rimangono colpite a loro volta. Non è una pellicola sugli anni Ottanta a Roma ma il film che va in scena tutte le sere nel centro storico secondo residenti e commercianti. Per i quali, la responsabilità di disordini e sporcizia sarebbe dell’alcol in strada. Tanto che tutti i rioni hanno deciso di unirsi in un’unica raccolta firme per chiedere al Campidoglio di vietarlo anche dopo la pandemia. Il Caffè si era già occupato di questo argomento nello scorso numero, raccogliendo l’appello dell’associazione ‘Roma Più Bella’. Ora la stessa istanza viene avanzata dai comitati di quartiere di Esquilino, Monti, Trastevere, Celio, Testaccio e Castro Pretorio che si spingono oltre, chiedendo alla sindaca Raggi di emanare un’ordinanza di divieto di consumo di bevande alcoliche d’asporto 24 ore su 24, su tutte le aree pubbliche o aperte al pubblico.
LA PETIZIONE
L’iniziativa, partita con banchetti nelle piazze per la raccolta firme nei week end e distribuzione dei volantini di adesione a commercianti e ristoratori, sta registrando una risposta positiva, con oltre 500 firme in una sola settimana, alle quali vanno aggiunte le adesioni che si possono inviare liberamente via mail all’indirizzo [email protected] e quelle che deriveranno dalla restituzione dei fogli di adesione da parte degli esercenti.
UNA SITUAZIONE FUORI CONTROLLO
“Ci rendiamo conto che è una misura drastica ma è motivata dal contesto che è eccezionale – spiega Carmen Trimarchi, del comitato rione Esquilino – Roma ha il centro storico più grande al mondo ed è tutto patrimonio Unesco. Questi rioni sono tutelati ma vengono devastati. Roma non merita questo. Durante la pandemia, in centro, hanno aperto 74 minimarket che vendono birra a oltranza senza orari. All’Esquilino abbiamo anche il problema dei senza fissa dimora che non sono assistiti da nessuno e iniziano a bere dal mattino. Il consumo di alcol in strada riguarda anche le persone più fragili, non sono la mala movida. Ecco perché nella raccolta firme chiediamo che si faccia particolare attenzione ai giardini. Ogni mattina faccio un giro di verifica nei giardini di Piazza Vittorio. È un disastro. Sono stati spesi oltre 2 milioni di euro, è stata realizzato uno spazio verde bellissimo e poi viene costantemente invaso da bottiglie in terra e pezzi di vetro rotti”.
LE TELECAMERE NON BASTANO
“Il nostro comitato nasce proprio per far fronte a questa emergenza alcol – spiega Simonetta Marcellini del comitato emergenza Trastevere – ho settant’anni, vivo in questo rione da sempre come i miei nonni e genitori. Non ho mai visto una situazione del genere. Ci sono bande di 14enni che bevono, saltano sui cofani delle auto, orinano sui portoni. Siamo stati costretti a mettere le videocamere ma tutto questo non risolve il problema. Qui si vive in una sensazione di sbando e di pericolo sociale. Avvertiamo che il centro è stato abbandonato, dalla politica e dalle forze dell’ordine che forse sono poche o hanno le mani legate rispetto alla possibilità di intervenire su ciò che fanno dei minori. Vietando il consumo di alcol in strada risolveremmo il problema alla base. La raccolta firme è un ulteriore estremo tentativo. Come negli anni ’70 avevamo una generazione bruciata dall’eroina, oggi abbiamo una generazione bruciata dall’alcol. Qui c’è stata la presidente Alfonsi, chiedevamo di avere più polizia a Trastevere ma lei ha risposto che non voleva un rione militarizzato”.
ALFONSI: “OK A REGOLE PIU’ STRINGENTI MA NO AL PROIBIZIONISMO”
La minisindaca conferma alla nostra redazione la volontà di normare il consumo, senza vietarlo però del tutto: “Il Consiglio del Municipio si è espresso anche in passato a favore di una regolamentazione più stringente, tuttavia questa raccolta firme esaspera un concetto sul quale bisogna stare attenti, perché il proibizionismo completo non è la strada giusta da perseguire”. “Una volta terminata la raccolta, le firme saranno consegnate in Campidoglio – conclude Marcellini – non abbiamo ancora avuto un riscontro dal Comune ma noi comitati dei rioni centrali abbiamo fatto rete e siamo uniti nel voler dire a gran voce all’amministrazione centrale che non vogliamo più essere passivi. E, se non abbiamo una risposta, siamo disposti a occupare piazza del Campidoglio”.