Il Caffè di Roma ha intervistato Filippo Tortoriello, presidente Unindustria Roma-Lazio, alla luce della grave emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo intero e cambiato radicalmente le prospettive economico-industriali della nostra regione.
Presidente Tortoriello, il settore industriale come si è comportato di fronte alla crisi , come Unindustria che dati avete?
“Purtroppo l’emergenza sanitaria ha inciso fortemente su tutti i settori, compreso il settore industriale della nostra Regione che ha visto una caduta di ricavi estremante importante e significativa. Ci sono settori più di altri coinvolti dalla crisi, come quello dei servizi. Per esempio audiovisivo, congressuale, grandi eventi e turismo, l’ alberghiero in particolare ha una perdita del 43% e le agenzie di viaggio del 44%. Per quanto riguarda invece il comparto industriale l’automotive ha perso il 50% dei ricavi con la domanda che si è completamente bloccata: la vendita delle autovetture ha registrato un netto -95%. In questi giorni con grande fatica, si sta cercando di ripartire. Ma per alcuni sarà più difficile che per altri, penso agli alberghi che probabilmente torneranno a regime, come prima del Covid, nel 2022. Spero ovviamente che il futuro ci dia per tutti i settori indistintamente segnali di una ripartenza più veloce”.
Le misure messe in atto dal Governo, ad esempio il Decreto Liquidità e il Decreto Rilancio, la convincono?
“I decreti messi in campo dal Governo vanno tendenzialmente in una giusta direzione, penso alla Cassa integrazione in deroga che è stata estesa a tutti. Purtroppo c’è stata una discrepanza tra i buoni propositi e la concretezza dei fatti: una serie di procedure farraginose hanno reso il raggiungimento degli obiettivi particolarmente difficili con la conseguenza che gli aiuti ovviamente stanno tardando ad arrivare. Quando si individua una progettualità bisogna anche prevedere gli elementi ostativi che questa comporta, altrimenti il progetto trova inevitabilmente degli impedimenti. Per quanto riguarda la parola “Rilancio” per l’ultimo decreto la trovo del tutto inappropriata perché tutt’al più è un supporto importante al decreto liquidità, se si escludono i sisma bonus e gli ecobonus. Quest’ultimo in particolare andrebbe esteso a tutte le categorie di immobili, non soltanto per le seconde case ed inoltre la scadenza deve essere allungata oltre il 31 dicembre 2021 come è invece previsto ora. Questo permetterebbe un significativo slancio all’economia e smuoverebbe l’occupazione, e ci sarebbe inoltre un ulteriore beneficio: si interverrebbe sull’efficienza energetica che è un elemento centrale per rendere il nostro futuro più sostenibile. Nel decreto inoltre trovo un altro elemento positivo che è quello del taglio dell’Irap. Ma in generale il Governo deve fare molto di più. Sono molti i settori su cui deve intervenire, uno dei principali per esempio è l’automotive che avrebbe bisogno di un bonus molto significativo per il rinnovo del parco auto, che voglio ricordarlo è tra i più vetusti in Europa. Non ci dimentichiamo inoltre, che il settore è uno dei principali driver di crescita e di sviluppo del nostro paese e della nostra Regione. Ci aspettiamo che nel decreto semplificazione ci sia qualcosa di più corposo”.
Le misure messe in atto dalla Regione invece come le giudica?
“Partendo dal presupposto che il bilancio della Regione è gravato in maniera molto significativa da interessi sul debito pubblico sulla sanità, devo dire che la Regione si sta muovendo in maniera costruttiva, facendo uno sforzo importante. Per esempio sull’estensione della Cassa Integrazione sono stati molto tempestivi, peccato che poi, purtroppo, anche qui, si è verificato un ritardo dovuto al collo di bottiglia dell’Inps”.
In molti hanno lamentato una eccessiva lentezza nell’erogazione degli aiuti. È l’occasione per sburocratizzare il paese?
“La burocrazia nel nostro Paese è per definizione un freno alla crescita. Il problema è che noi abbiamo un eccesso di norme: tra leggi nazionali (70-80mila) e quelle regionali, provinciali e comunali arriviamo a 160mila norme. La Francia viaggia intorno alle 6mila, la Germania ne ha 7mila, l’Inghilterra solo 4.500. In Italia c’è una vera e propria ragnatela. I numeri sono eloquenti. Bisogna assolutamente sburocratizzare cosa che tra l’altro costituirebbe il primo passo concreto verso la lotta alla corruzione”.
Il rilancio del paese e del nostro territorio passa attraverso le grandi opere?
“Certamente le infrastrutture sono fondamentali. Noi abbiamo opere che sono già finanziate con le necessarie coperture economiche e che di conseguenza non andrebbero a gravare ulteriormente sul nostro debito pubblico. Non c’è più tempo da perdere, bisogna farle partire immediatamente, nominando un commissario ad acta. Seguendo l’esempio del Ponte Morandi e dell’Expo di Milano. Strada che si deve percorre anche con alcune opere della nostra Regione, in particolare su tutte, la Roma – Latina ma anche il raddoppio della Salaria, la chiusura della Orte-Civitavecchia e la Cisterna-Valmontone”.
Per rimanere sulla Roma -Latina sarebbe per la zona Sud della Regione un passo avanti importantissimo
“Certamente sarebbe un passo avanti per tutta la Regione. Oggi la competizione è tra territori e non più tra le imprese e un territorio è competitivo quando ci sono infrastrutture materiali e immateriali. Solo così il nostro territorio diventa più attrattivo”.
Oggi cosa manca ad un territorio come Roma?
“Dobbiamo far diventare la nostra città ancora più attrattiva. Troppi nostri preparatissimi giovani lasciano il nostro Paese per altre nazioni perché lì vedono la possibilità di realizzare i propri sogni e progetti. Dobbiamo fare in modo di arginare questo fenomeno anzi dobbiamo lavorare per attrarre più studenti dagli altri paesi. Roma ha tantissime università e centri di ricerca che sono eccellenze nazionali ed europee, Roma è una città d’arte che non ha uguali nel mondo, è il primo brand che tutti vorrebbero visitare. Con la creazione del Convention Bureau la città si è dotata di uno strumento in più per ospitare al meglio i grandi eventi e i congressi internazionali. Manifestazioni che comportano un grande ricaduta sia da un punto di vista economico che di immagine. Però la città si deve dotare di servizi di grande qualità”.
Abbiamo parlato di Governo e Regione, com’è andata in questo periodo con il Comune?
“Noi per definizione dialoghiamo sempre con le Istituzioni di qualsiasi colore esse siano. Di fronte alle grandi difficoltà della nostra città abbiamo presentato un progetto che abbiamo chiamato “Roma futura 2030-2050” per rendere Roma ancora più attrattiva ed internazionale, seguendo l’esempio di tutte le grandi metropoli del mondo. Abbiamo coinvolto prima tutte le altre associazioni datoriali, poi i sindacati ed infine le istituzioni, prima fra tutte la Regione. Poi ci siamo rivolti al Comune di Roma per andare insieme compatti dal Governo a presentare questo nostro progetto di rilancio della città che avrebbe comportato anche delle richieste di spesa specifiche per le diverse opere. Questo ulteriore passo, che avrebbe chiuso il cerchio, non siamo riusciti a portarlo a termine per la miopia dell’Amministrazione Comunale. Però noto con piacere che negli ultimi tempi la Sindaca si pone con un atteggiamento disponibile al dialogo”.
Quindi niente, non vi confronterete neanche su altri progetti?
“La nostra porta è sempre aperta. Per esempio anche sulla questione rifiuti, che nella Capitale è drammatica, manca una progettualità. Ecco perché noi come Unindustria, in collaborazione con ENEA, che è il massimo esperto di politica energetica e di economia circolare, ed insieme alla Camera di Commercio, stiamo lavorando su una progettualità per risolvere in modo definitivo il problema dei rifiuti solidi urbani, che da oltre 30 anni è un grande problema, non affrontato, della città, adottando tecnologie nell’ambito dell’economia circolare. Si tratta di un progetto che presenteremo prossimamente in un convegno e poi ovviamente starà al Comune decidere se attuarlo o meno”.