Il suo nome è tra i più accreditati tra le fila Pd per la presidenza del XV Municipio. Una candidatura quasi certa? “Non credo che la candidatura sia una questione personale ma, piuttosto, collettiva. Per questo, vorrei prima conoscere il progetto della coalizione di centrosinistra e soprattutto il metodo di scelta del candidato sindaco. Fatta questa necessaria chiarezza, sono a disposizione sia della comunità dei cittadini, sia delle forze politiche”.
A proposito di metodo, le primarie si faranno nonostante il Covid? “Credo che le primarie siano imprescindibili, nonostante le difficoltà legate all’emergenza. Rappresentano un passaggio fondamentale per la partecipazione della cittadinanza”.
Quale candidatura appoggerà, tra quelle già ipotizzate? “Non si tratta di annunciare un nome ma di definire prima un percorso e, sulla base di quello, raccogliere le candidature. Credo che Roma non possa essere governata da una persona sola al comando, c’è bisogno di una squadra di oltre cento persone, quadri e dirigenti che collaborino attraverso un progetto condiviso. Più che il nome è il percorso a fare la differenza, ossia come si sceglie e che cosa si dice alla città”.
In questo progetto, quali devono essere le priorità? “In considerazione del periodo storico, la priorità assoluta va alla lotta alle disuguaglianze e alle nuove povertà. È evidente come nel Paese siano nate nuove difficoltà. L’amministrazione centrale e quella municipale devono confrontarsi su questo tema, dichiarando una lotta senza quartiere alle povertà. La seconda questione è legata alla macchina organizzativa. Bisogna fare in modo che funzioni meglio per attrarre investimenti anche esteri. È inammissibile che una capitale come Roma non riesca a convogliare risorse perché ogni cosa appare complicata, come è emerso con la questione dello stadio a Tor di Valle. In quest’ottica il decentramento amministrativo rappresenta naturalmente uno dei passaggi centrali. Roma deve sostenere una battaglia convinta per la sua nuova forma istituzionale, che preveda municipi con i poteri di veri e propri Comuni inseriti all’interno della Città Metropolitana. La terza questione è legata alle periferie. Dobbiamo aggredire i problemi dei servizi partendo dal risanamento dei consorzi di autorecupero che un tempo avevano la delega a realizzare i lavori pubblici, mentre ora questo strumento si è arenato. Quindi ciò che prima era un’opportunità delle periferie è diventata un peso. Per questo dico che è opportuno rimettere mano alla questione delle periferie partendo proprio dai consorzi”.
Da quali temi ripartire, invece, sul territorio del XV Municipio? “La questione della mobilità, con l’investimento sulla metro C e l’apertura di Vigna Clara per creare un sistema di mobilità integrato. E il risanamento idraulico ad esempio di Prima Porta, bloccato da quasi cinque anni nonostante gli investimenti stanziati durante la nostra amministrazione. Una priorità importante per evitare drammi dal punto di vista ambientale, come le alluvioni”.
Un anno e mezzo fa si è dimesso dalla segreteria del Pd romano “con la speranza di riaccendere un dibattito politico per Roma”. Questo dibattito si è riacceso? “No, purtroppo. Le dimissioni non vanno di moda e le mie dalla segreteria romana non sono state sufficienti a far ripartire il dibattito, nonostante il grande lavoro di risanamento del tesoriere romano eletto in seguito. Il Pd romano manca molto dal punto di vista della dinamicità politica. Lo vorrei più propositivo”.
È dinamico però a livello nazionale sulle alleanze. Il legame ormai quasi organico con i pentastellati può funzionare? “Ritengo che a Roma non ci sia alcuno spazio di possibilità, tanto più se rimane in campo la sindaca Raggi. Non ci possono essere equivoci, io non voterò mai Raggi né questo M5S romano, lo stesso che bruciava le tessere del Pd di Roma. Sul piano generale, invece, è evidente il cambiamento del Movimento, diventato una forza politica diversa. In passato ha avuto il merito di aver fatto partecipare alla vita politica persone lontane. Il grande demerito è che non ha dato loro le motivazioni giuste, le ha attratte attraverso un sentimento di antipolitica. Poiché il 5stelle ha varie anime, prima di intraprendere alleanze deve fare chiarezza al proprio interno e comunicare al Paese che cosa è diventato”.