Diritto allo studio e libero accesso all’istruzione, ambiente, salute mentale, lavoro, e spazi sicuri, queste sono le macroaree in cui si divide il Manifesto “da 0 a 100”, un insieme di 100 proposte avanzate dai due sindacati studenteschi Rete degli studenti medi e Unione degli Universitari. Nei giorni scorsi numerose mobilitazioni studentesche hanno interessato tutto il Paese. L’intento è quello di attirare l’attenzione pubblica sulla scuola e sull’università italiana. In vista delle consultazioni politiche del 25 settembre procede l’impegno dei sindacati e degli studenti, l’obiettivo è arrivare in modo chiaro ai candidati, per poter poi giungere a delle soluzioni concrete ai problemi evidenziati.
IL MANIFESTO “DA 0 A 100”
Dall’investimento del 5% del Pil in istruzione, all’abolizione della tassazione universitaria e del Pcto (ai più noto come “alternanza scuola-lavoro”), sino alla creazione di sportelli di assistenza psicologica in scuole e università, questi sono solo alcune delle richieste avanzate dai sindacati studenteschi Unione degli Universitari e Rete degli studenti medi, presentate in un manifesto articolato in 100 punti.
“Il manifesto è frutto di una serie di esigenze che noi abbiamo ritenuto essere centrali per le studentesse e per gli studenti”, spiega, a Il Caffè di Roma, Giovanni Sotgiu, Coordinatore Nazionale di Unione degli Universitari (UDU). Insoddisfatti dallo spazio dedicato all’istruzione in Italia, i due sindacati si sono mobilitati per portare l’attenzione del pubblico e della classe politica sulla questione. “Già lo scorso anno, con l’approvazione del Pnrr, abbiamo potuto notare come scuola e università fossero abbastanza relegate ai margini – spiega infatti Sotgiu – non c’erano delle misure soddisfacenti per entrambi gli ambiti, e da questo è nata un po’ l’esigenza di fare una controproposta”.
Poi la caduta del governo Draghi e le elezioni politiche del 25 settembre. “Con la caduta del governo e una nuova campagna elettorale – spiega – ci siamo detti, anche vedendo i programmi dei partiti politici, che era necessario che la classe politica si facesse carico di quelle che erano dal nostro punto di vista alcune delle istanze fondamentali degli studenti e delle studentesse, e quindi da qui è nata un po’ l’idea di stendere un manifesto”.
Anche la pandemia ha avuto in qualche modo un ruolo nell’avanzamento delle richieste. “Con la pandemia sono esplose tutta una serie di problematiche legate alla scuola e all’università – chiosa ancora Sotgiu – Tutta una buona parte delle proposte riguardano l’edilizia sia in termini di scuola, che di università, di casa dello studente, questo perché ci siamo resi conto, durante la pandemia, che le strutture non bastavano, ma non sono mai bastate. La pandemia ha in qualche modo fatto esplodere il problema, ha portato a galla tante criticità strutturali che facevano parte della scuola e dell’università”.
LE ELEZIONI POLITICHE DEL 25 SETTEMBRE
Lo scopo del manifesto “da 0 a 100”- oltre che attirare l’attenzione pubblica e mediatica su dei temi cruciali per gli studenti italiani – è farlo sottoscrivere alle candidate e ai candidati alle elezioni politiche del 25 settembre. “In queste 2 settimane ci stiamo impegnando a far firmare diverse candidate e diversi candidati – spiega infatti il Coordinatore Nazionale di Unione degli Universitari – in realtà c’è anche un buon interesse nei confronti delle proposte, stanno arrivando molte sottoscrizioni da parte dei candidati, poi vedremo se si tradurrà in impegno concreto una volta che saranno passate le elezioni”.
DOPO LE ELEZIONI: GLI OBIETTIVI FUTURI
L’impegno dei sindacati non si limiterà alle attuali mobilitazioni studentesche, il passo successivo sarà un incontro concreto con le figure politiche che verranno poste a capo dei dicasteri interessati. “Dopo le elezioni, qualsiasi sia il governo che si formerà, noi chiederemo un incontro ai ministri, o ministre, dell’Istruzione e dell’Università – spiega infatti Sotgiu – presentando proprio dei punti e facendo queste richieste, chiedendo che anche nella legge di bilancio ci sia un’attenzione particolare per questi temi che abbiamo posto, primo su tutti l’investimento del 5% del Pil in istruzione”.
“Una delle osservazioni mosse più spesso è che sia il 5% del Pil in istruzione, come altre richieste (ad esempio l’università gratuita e l’abolizione del numero chiuso), siano assolutamente utopistiche – conclude Sotgiu – in realtà quello che noi rispondiamo a questo è che quando si parla di investimenti si tratta sempre di volontà politica. Si tratta sempre di avere la volontà di investire in quei settori, questo può significare disinvestire ad esempio in spese militari, dipende dalle priorità che uno Stato si da. Noi riteniamo che l’istruzione e l’università dovrebbero essere tra le priorità del Paese, non lo sono state per 20 anni, queste esigenze non sono più rimandabili”.