Qualcuno darà la colpa alla pandemia, una sorta di foglia di fico necessaria a giustificare qualsiasi mancanza nel belpaese, ma certo è che la libera informazione in Italia se la passa molto male. Secondo un rapporto sulla libertà di stampa di Report Sans Frontiere, datato aprile 2020, siamo ancora al 41esimo posto nel mondo. E d’altronde come si fa parlare di libertà di stampa, un diritto sancito dall’art. 21 della Costituzione, se oggi è ancora possibile citare per danni un giornalista o un giornale, anche per 1 milione di euro, senza rischiare nulla e solo con lo scopo di intimidirlo e tappargli la bocca?
CASO “RENZI”: COME ILPOLITICO BLOCCA UN’INCHIESTA GIORNALISTICA
La cronaca di queste settimane ha improvvisamente dimostrato perché nella speciale classifica di RSF siamo dietro a paesi come il Burkina Faso e il Botswana: il senatore Matteo Renzi vola a Dubai, il 7 marzo ne scrivono La Stampa e The Post Internazionale. Dopo poche ore il portavoce del leader di Italia Viva annuncia una causa civile ai danni dei due giornali, senza spiegarne i motivi e senza smentire che Renzi, senatore della Repubblica Italiana, stipendiato con i soldi dei contribuenti italiani, fosse in missione negli Emirati Arabi. I direttori dei due giornali chiedono chiarimenti, niente. Gambino, di TPI, già alla seconda querela da parte del senatore toscano nel giro di 6 mesi, rilancia con un articolo in cui chiede a Renzi di rispondere a 5 domande. Silenzio. Solo una citazione per danni da 100 mila euro che pesa come un macigno perché le querele per diffamazione possono essere lunghe e portare via molto tempo e molto denaro e, di conseguenza, anche la voglia di scrivere su certi argomenti, soprattutto su certi personaggi.
LE QUERELE TEMERARIE
Non a caso sono dette anche “querele temerarie”, armi pericolose nelle mani di chiunque, visto che il legislatore non ha previsto alcuna penale nel caso in cui si perda la causa. A pagarne il peso più grande, ovviamente, è la stampa libera, quella che non ha grandi gruppi industriali dietro le spalle che possano garantire la copertura legale. Sono più di venti anni che si discute una norma per porre fine a questo mal costume italico, e nei primi mesi del 2020, quando il Covid era ancora una parola lontana destinata a fare la fine della Sars, sembrava finalmente che il Parlamento si stesse muovendo per approvare la legge sulla lite temeraria, primo firmatario il senatore del Movimento 5 Stelle, Primo Di Nicola. Secondo il nuovo provvedimento il giudice, una volta verificata e acclarata l’infondatezza della causa, deve chiedere un risarcimento danni che non può essere inferiore al 25% della cifra temerariamente chiesta da chi ha querelato (anche se all’inizio la percentuale proposta era del 50%). Oggi, lo ripetiamo, fare una causa infondata è un atto difensivo che può essere fatto a costo zero e che quindi vale sempre la pena provare. Con l’entrata in vigore della nuova legge, invece, chiedere 100 mila euro per diffamazione, quando è chiaro che la notizia è assolutamente fondata e scritta nel pieno rispetto della deontologia professionale, può portare a pagare 25 mila euro a chi ha intentato la causa temerariamente, con il solo scopo di intimidire il giornalista. Insomma una simile norma eliminerebbe tutte le richieste di danni ingiustificate perché i soliti noti ci penserebbero più di una volta prima a finire davanti al giudice con il rischio di dover sborsare parte della somma richiesta.
Senatore Lomuti: FACCIAMO LA LEGGE!
Abbiamo raggiunto telefonicamente il Senatore Arnaldo Lomuti, del Movimento 5 stelle, relatore in Commissione Giustizia al Senato della legge sulla lite temeraria, per capire se l’iter di approvazione è bloccato oppure se ci sono speranze per questo 2021
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Senatore Lomuti, a che punto siamo?
“In questo momento la palla è ai capigruppo che devono calendarizzare il voto in Aula”.
Ci sono probabilità di vederla quindi presto al voto del Parlamento oppure c’è ancora qualche ostruzionismo?
“Gli ostruzionismi in questo momento hanno poco senso essendoci una maggioranza di Governo molto ampia e poi noi contiamo sul voto dei forzisti visto che la legge sulla lite temeraria viaggia in parallelo con la legge sulla diffamazione, primo firmatario il Senatore Giacomo Caliendo, di Forza Italia. I due testi, in un primo momento, erano uniti in un unico testo, poi abbiamo deciso di far viaggiare la lite temeraria su un altro binario, per velocizzarne l’approvazione”.
Quindi siete disposti ad andare avanti anche senza il voto di Italia Viva?
“Assolutamente sì”.
Ma in questi mesi cosa è successo, perché si è bloccata?
“In questi mesi Renzi ha bloccato tutto, era la legge dei numeri, non avevamo la maggioranza. Ma questa volta in maggioranza ci sono anche Forza Italia e Lega ma se Forza Italia decide di portare avanti il disegno di legge Caliendo, e non vedo perché dovrebbe fare il contrario, tenendo presente che la lite temeraria faceva parte proprio di quel testo sulla diffamazione e l’accordo in Commissione era proprio di farli viaggiare insieme, non ci dovrebbe essere alcun problema. Se poi Italia Viva farà ostruzionismo, non mi interessa, la maggioranza la raggiungiamo anche senza di loro”.
Voi avete capito se c’è o no questa disponibilità da parte dei forzisti?
“Ne ho parlato con il mio capogruppo e ora cercheremo di capire quando programmare il voto”.
Sarà nei prossimi giorni?
“Potrebbe essere anche molto veloce, sarà sicuramente un tema che porteremo in luce ma ora davvero la palla passa a Forza Italia”.