“Signor Comandante,
desidero esprimere a Lei e, per suo tramite, a tutta la Polizia Locale di Roma Capitale, la mia gratitudine per il vostro impegno prezioso nel far rispettare le necessarissime precauzioni anti-contagio in questo periodo terribile.
Io sono un cittadino qualsiasi, ma ho capito, ancor prima che il Governo emanasse le disposizioni “State a casa”, che l’unico modo per frenare il mondiale contagio era quello di stare appartati il più possibile; e l’ho fatto di mia iniziativa, senza che nessuno mi obbligasse e tanto meno per evitare multe o altre sanzioni, ma solo per mio buon senso.
E perciò ho riempito la mia casa di viveri e, dal 9 marzo ad oggi, sono uscito in tutto quattro sole volte, per brevi puntate al supermercato per rifornimenti ( compreso oggi, anche per impostare questa lettera).
Ho visto che molti fanno come me, ma altri, purtroppo, si dimostrano stoltamente irresponsabili e cercano di andare in giro senza vera necessità , senza mascherine, gelosi soltanto di non vedersi ostacolati nelle loro abitudini e infastiditi dai controlli di polizia, come se si trattasse di una arbitraria repressione della libertà, anziché di una necessarissima vigilanza in una lotta quotidiana per la vita o per la morte ( propria e altrui, giacché il contagio si è rilevato estremamente subdolo e pervasivo , specialmente tra chi lo ha addosso , ma ancora non lo sa , perché i sintomi tardano a manifestarsi).
Perciò Le ripeto il mio apprezzamento e ringraziamento per la vostra continua e faticosa (e, da alcuni incoscienti, malvista) opera di vigilanza. Credo proprio che dobbiamo a voi, come ai Carabinieri e alla Polizia di Stato, se i morti non sono molti, ma molti di più.
Se Lo ritiene utile, Le assicuro il mio consenso a rendere pubblica questa mia testimonianza, anche con i “social”, di cui io , purtroppo, sono sprovvisto.
Ancora grazie.
Prof. Remigio Caruso”