Il risultato scontato, come l’affluenza. Come previsto ha vinto Roberto Gualtieri. Il ministro dell’economia del governo Conte, sostenuto da Pd e Italia Viva uniti per l’occasione, domenica primo marzo ha conquistato col 62,2% delle preferenze il seggio alla Camera dei deputati lasciato libero da Paolo Gentiloni, promosso commissario Ue. Sui 168.000 elettori convocati dal Centro a Prati, da Flaminio a un pezzo della Balduina per le elezioni suppletive si sono presentati alle urne in 33.000. Un 17% abbondante di elettori che ha comunque creato spaccature. Se la sinistra, ha cantato vittoria pregustandosi il voto come un test per le elezioni del 2021 in Campidoglio, gli sconfitti, nemmeno troppo a torto, hanno minimizzato. Nella roccaforte rossa del Centro non era nemmeno immaginabile un risultato diverso. Certo il M5s non ha per niente brillato, visto che il già deludente 17,8% del 2018 era stato comunque quattro volte tanto il 4,36% appena racimolato dalla candidata Rossella Rendina. ”Un esito scontato”, ha liquidato il caso la sindaca Virginia Raggi rivolgendo una stoccata al ministro neo-deputato, ”Sono contenta che Gualtieri in campagna elettorale abbia rilevato che servono più fondi per Roma: quando vuole allargare i cordoni della borsa noi siamo pronti”.
L’ESULTANZA IN CASA PD
”Dopo l’Emilia e Napoli”, ha esultato invece il segretario Pd e governatore del Lazio Nicola Zingaretti, ”è l’ennesimo segnale che premia l’unità e in particolare chi, tra le forze politiche e checché se ne dica, è una forza non subalterna a nessuno, ma la più unitaria”. Nella scaletta delle preferenze segue Maurizio Leo, candidato del centrodestra unito in quota Fratelli d’Italia, che ha raccolto il 26% (8.500 voti) e Rossella Rendina del Movimento 5 Stelle 1.452. Marco Rizzo del Partito Comunista ha preso 855 voti (2,62%), distanziata di poco la candidata di Potere al Popolo Elisabetta Canitano (785 voti). Il leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi non è andato oltre l’1,32%, Luca Lo Muzio (Volt) si è attestato sull’1 per cento. Il 4 marzo del 2018, Gentiloni aveva preso il 42% dei voti, il candidato del centrodestra Luciano Ciocchetti si fermo poco sotto il 31%; Angiolino Cirulli per il Movimento 5 Stelle si era fermato al 16,8%.
IL M5S MINIMIZZA
Per l’assessore capitolino al Personale Antonio De Santis il dato va rispettato, ”ma è sicuramente molto esiguo rispetto al totale di Roma: 33 mila persone rispetto a quasi 3 milioni”. Dalla Regione Lazio, però, è arrivato il commento meno accomodante di Marco Cacciatore, presidente M5S della commissione Rifiuti, di area Lombardi: al netto di pioggia, blocco del traffico, ”fortino rosso” e Coronavirus ”il risultato inferiore al 5% non lascia spazio, ancora una volta, a scuse”. Matteo Salvini, guardando all’affluenza, ha parlato di ”sconfitta della democrazia” per poi riservare la solita battuta al vetriolo alla sindaca ”neanche i romani vogliono più saperne della Raggi”, preparandosi ancora una volta a giocare da protagonista in vista delle Comunali 2021.
FDI: “M5S ALTRA FACCIA DEL PD”
Per Giorgia Meloni il risultato portato da Leo è stato comunque ”uno straordinario impegno”. ”I grillini”, ha dato comunque una sua sferzata, ”hanno fatto finta di avere un candidato e il M5s si è confermato ancora una volta l’altra faccia del Pd”. I numeri delle Suppletive potrebbero infatti suggerire un travaso dal giallo verso il rosso: Gualtieri, sebbene con un’affluenza non paragonabile a quella del 2018, ha preso ben venti punti in più di Gentiloni. Fabio Rampelli, vicepresidente FdI della Camera e da anni nel toto-sindaco, ha parlato esplicitamente di ”olezzo di inciucio, vista la convivenza Pd-M5s nel governo”, e incrociando affluenza e risultati ha concluso che ”la sinistra mantiene il primato nel voto d’apparato”. Opposta la lettura Pd: è stata premiata l’unità, perché come ha spiegato ancora Zingaretti ”le persone vogliono uscire dall’incubo della crisi, dei litigi, dei picconi e vogliono persone responsabili che sappiano rispondere ai problemi e non solo che li raccontano”. ”Il rilancio della Capitale d’Italia” ha dichiarato ancora più esplicitamente il segretario laziale Pd, Bruno Astorre, ”vede il centrosinistra compatto e pronto a costruire con i romani un grande progetto di rinascita”. Tra i big della politica che si sono presentati ai seggi l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta (”Ero solo quando ho votato”, ha scritto poi su Twitter), l’attuale Giuseppe Conte che ha votato al liceo Virgilio e il vicesindaco Luca Bergamo chiamato all’Esquilino.