Consigliera Montella nel 2022, con la chiusura della gestione commissariale, c’è chi paventa il rischio che sul Comune di Roma piombino 9 miliardi di euro di debiti. Quali sono i suoi principali timori?
“Va fatta una premessa, una cronistoria della vicenda, per chiarire quanto sta accadendo. Il 30 dicembre 2018 è stata approvata la legge 145, che ha imposto a Roma Capitale di accertare definitivamente la massa passiva finanziaria del debito. Dovevano farlo gli uffici entro 36 mesi. A fine aprile ho chiesto alla Ragioneria generale di Roma Capitale quali conseguenze avrà la chiusura della gestione commissariale e non ho mai ricevuto una risposta. Il 23 gennaio 2019, inoltre, la Corte dei Conti, con la deliberazione numero 44, si è pronunciata su tutto quel che riguarda il bilancio ordinario di Roma Capitale”.
E cosa è accaduto?
“Ho presentato una interrogazione in cui ho messo in evidenza i 5 punti su cui la Corte dei Conti ha chiesto approfondimenti. Ma proprio per quanto riguarda tali punti è accaduto che c’è ancora molto da chiarire sugli espropri e sui contenziosi. A mio avviso ancora non si sa quale sarà l’impatto degli stessi sul bilancio ordinario. Per gli espropri si parla di circa un miliardo e attendo che gli uffici comunichino le cifre precise. Sono risorse che dovranno essere inserite nel bilancio”.
Con quali conseguenze?
“Si tratta di una cifra enorme sul bilancio di Roma Capitale e Roma Capitale è come se andasse in default di nuovo. Non si potrà far altro a quel punto che dichiarare il dissesto. Se ho ragione la sindaca deve mettere da parte risorse per il debito da prendere. Prima ci pensava il commissario e l’ente era tutelato, ma quando tutto andrà sul bilancio ordinario gli interessi inizieranno a correre. I magistrati contabili hanno ordinato a Roma Capitale l’adozione nel termine di 60 giorni dalla data di comunicazione della deliberazione n. 44 di adottare le misure correttive”.
Cosa è stato fatto?
“Non si sa cosa è stato fatto. O meglio a una parte delle mie richieste hanno risposto e documentato l’attività svolta, ma mancano le passività latenti per gli espropri. Si tratta di circa duemila pratiche. E la stima fatta dall’assessore Lemmetti e dal commissario è di circa un miliardo. Parliamo addirittura di espropri che risalgono al 1950. Insomma anche il commissariamento non è servito a salvare Roma Capitale. Questa è un’altra cosa triste di tutta l’operazione. I commissari per me non hanno avuto poteri per svolgere il lavoro”.
Ritiene che la gestione commissariale più che una soluzione sia stata solo un modo per rinviare il problema che ora torna a manifestarsi?
“Certo. La legge specifica che entro 36 mesi va accertata la massa passiva e questo è un bene, per chiudere definitivamente con la vicenda del debito che va avanti da una vita e non si sa neppure quanto sia. Ma quello che è sbagliato è chiudere la gestione commissariale e far impattare la massa passiva su bilancio ordinario di Roma capitale. Quando si fa un’operazione del genere occorre capire quali sono le conseguenze”.
Di che somme parliamo? Quanti debiti finiranno dalla gestione commissariale al bilancio ordinario?
“Di preciso non si sa. Ho chiesto al’Oref, facendo anche una ricostruzione, ma purtroppo non ho dei dati definitivi. Solo gli uffici ce li hanno. Secondo le mie stime, al 1 gennaio 2022, Roma Capitale riceverà dalla gestione commissariale un disavanzo di 2,3 miliardi di euro. Per effetto dell’impatto della chiusura della gestione commissariale, con l’elaborazione dei dati disponibili, si può stimare che la parte disponibile del risultato di amministrazione nel futuro rendiconto di gestione del 2022 avrà un segno negativo per quasi 4 miliardi di euro, nello stato patrimoniale il patrimonio netto si ridurrà di 6 miliardi, raggiungendo i 3”.
Quali interlocuzioni avete avuto come consiglieri con il commissario e con la giunta?
“Della chiusura della gestione ho già parlato con Lemmetti, che ha dichiarato potesse essere un problema per Roma Capitale, ma che essendo una legge nazionale non poteva fare niente. Non so questa operazione da chi sia partita e perché, ma non è a favore di Roma Capitale”.
Nel 2022 cosa devono aspettarsi i romani?
“Si possono aspettare il dissesto finanziario visto come sta messa la situazione. Il debito avrà un impatto non da poco”.
Un impatto che si può tradurre in cosa?
“Con il dissesto sappiamo quali sono tutte le conseguenze, tra piani di rientro e così via”.
Strada in salita dunque anche per gli aspiranti sindaci nel 2021?
“Devono sapere che c’è questa spada sulla loro testa. Si potrebbe evitare lasciando un commissario a gestire il vecchio debito, o meglio facendo diventare commissario lo stesso sindaco”.