No alla legge Orlando che depotenzia i giudici onorari riservandogli tre udienze a settimana, sì a un decreto legge di riforma complessiva. Per superare il paradosso della categoria – di lavoratori che applicano il diritto senza godere dei diritti basilari – i giudici onorari il 20 luglio sono tornati a protestare. Stavolta, dopo le manifestazioni dello scorso dicembre al Palazzaccio, i precari della giustizia hanno scelto piazza Montecitorio in toga e bandiere italiane e europee per far sentire la loro voce. Se l’apertura dell’Anm e un’ordinanza del tribunale civile di Roma che li riconosceva dei lavoratori, anche se ha tempo determinato col diritto a ferie malattia e a un risarcimento, avevano fatto sperare, poi le disponibilità si sono fermate. “Noi magistrati onorari non accettiamo la proroga dell’entrata in vigore della legge Orlando, non condividiamo la stessa legge Orlando, e chiediamo un decreto legge di riforma che sia rispettoso del nostro ruolo”, ha sintetizzato Raimondo Orrù, pm onorario a piazzale Clodio e presidente di Federmot, l’associazione magistrati onorari di tribunale.
ATMOSFERA IRRIGIDITA
“L’atmosfera si è irrigidita, ma noi non demorderemo”, ha avvertito Orrù. Il sottosegretario alla giustizia Francesco Paolo Sisto, infatti, dopo la manifestazione ha convocato i rappresentanti della magistratura onoraria al ministero ma con grande sorpresa della categoria ha preannunciato la proroga dell’entrata in vigore della legge al 31 dicembre. “I magistrati onorari non si arrendono a questi rinvii e proseguiranno nelle azioni di protesta alla ripresa delle attività giudiziarie”, ha avvertito quindi il presidente di Federmot preannunciando possibili scioperi in vista dell’autunno e rivolgendo un appello alla Guardasigilli, Marta Cartabia, ”Chiediamo un decreto legge per la riforma e diciamo no alla riforma Orlando”.
“NON POSSIAMO NON AVERE DIRITTI”
”La nostra è una sommossa, un movimento per rivendicare diritti, diritti giuslavoristici di base”, ha aggiunto Olivia Mandolesi, pm onoraria a palazzo di giustizia di Roma. ”Non possiamo applicare il diritto e non avere diritti. Una discriminazione inammissibile”. I magistrati onorari, infatti, guadagnano 98 euro lorde a udienza, massimo 15 al mese, con un carico di 30 fascicoli alla volta. Per lo più sono avvocati applicati nel ruolo di giudici e pm davanti agli uffici del giudice monocratico o di pace. Nei mesi scorsi i magistrati onorari romani avevano ricevuto un comunicato di solidarietà firmato dall’allora presidente vicario del tribunale di Roma Antonino La Malfa e del procuratore capo Michele Giarritta Prestipino. ”Il loro apporto è indispensabile”, avevano scritto La Malfa e Prestipino, ”sia alla celebrazione delle udienze innanzi al giudice di pace (coperte al 100% da vpo), sia innanzi al tribunale in composizione monocratica (coperte oltre il 90% da vpo), nonché nell’attività d’ufficio che può essere loro delegata”. Alla manifestazione del 20 luglio stavolta i precari della giustizia hanno incassato anche la solidarietà del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma con l’intervento diretto del vice presidente, l’avvocato Mauro Mazzoni.
“Le giuste battaglie della magistratura onoraria non possono che essere sostenute dagli avvocati, consapevoli del ruolo del giudice onorario nella gestione quotidiana della giustizia”, ha sottolineato Mazzoni, ”Non a caso la Commissione UE sulla questione ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia”.
IGNORATA LA CORTE EUROPEA
La Corte di Giustizia Europea sullo stato giuridico dei giudici di pace ha, infatti, di recente chiaramente stabilito che il giudice onorario deve essere considerato un lavoratore a tempo determinato con conseguente riconoscimento alle ferie. E’ risultato scalfito così in modo permanente l’orientamento del giudice nazionale che aveva fondato le proprie decisioni sullo status giuridico del magistrato onorario escludendo tutele appunto perché incarico onorario. Il principio che l’Unione chiede venga applicato in Italia è il rispetto delle tutele del lavoratore europeo anche per i magistrati non vincitori di concorso ma che esercitano da anni.