I padiglioni dell’Expo 2030, nel caso in cui l’evento internazionale dovesse davvero essere confermato definitivamente, potrebbe sorgere attorno all’Università di Tor Vergata, in zona Roma-est. E per strappare a Mosca, Odessa, Busan o Riad – le concorrenti della Capitale – l’organizzazione dell’evento, scenderanno in campo anche il premier Draghi e Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, che entreranno nel comitato nazionale promotore. Il governo Draghi e il Campidoglio hanno intenzione di accelerare sul progetto di candidatura di Roma per l’Expo 2030 e non hanno intenzione di lasciare nulla di intentato affinché il sogni si realizzi. Già a marzo Di Maio e Gualtieri voleranno insieme a Dubai, dove si tiene l’attuale edizione dell’Expo, per presentare il logo e a grandi linee il piano per la candidatura da depositare entro l’autunno al Bie, al Bureau international des Expositions. Che a sua volta si esprimerà non prima del 2023. Ministro degli Esteri e sindaco annunceranno il sito scelto dall’Italia: la zona di Tor Vergata, che già nel 2000 ospitò i Papa boys nella Giornata mondiale della gioventù all’interno del Giubileo della Misericordia. Viene confermata la parte Est della Capitale (Raggi guardava a Tiburtina, Pietralata e all’Aniene), ma più a Sud. I padiglioni dell’esposizione sorgeranno in un quadrante che ha molte aree libere o da riconvertire (il Bie chiede oltre un milione di metri quadri) e che è già stato individuato dall’attuale giunta come una delle periferie che più beneficerà dei fondi del Pnrr per la riqualificazione urbana. Eppoi lì ha sede l’università di Tor Vergata, che sarà uno dei partner fondamentali nella corsa all’Expo.
06/02/2022