Stavolta, così come era accaduto già qualche mese fa, la pubblica amministrazione ha anticipato la magistratura. O quantomeno non ha atteso una sentenza del tribunale per applicare i provvedimenti. Ad un anno esatto dall’inizio dei lavori della Commissione d’inchiesta sui Piani di Zona istituita dalla Pisana, l’assessorato all’Urbanistica della Regione Lazio continua a revocare i finanziamenti ai costruttori della Capitale che non hanno rispettato le regole nel realizzare e mettere sul mercato alloggi di edilizia sociale, costruiti cioè anche con il sostengo dei fondi pubblici, e destinati a famiglie sotto una certa soglia di reddito. Appartamenti che andrebbero venduti a prezzi ribassati, almeno in teoria. Stavolta parliamo di Monte Stallonara, estrema periferia sud-ovest della Capitale (XI municipio) e più precisamente della lottizzazione detta Piano di Zona B50. Tre le cooperative edilizie nel mirino della delibera di giunta regionale, firmata il 17 marzo dall’assessore all’Urbanistica e alla Casa, Massimiliano Valeriani. A Monte Stallonara hanno costruito complessivamente 76 appartamenti, beneficiando di un diritto di superficie da parte del Comune di Roma e di 3,5 milioni di euro di finanziamenti regionali. Ma ora, anche a causa della decadenza della convenzione urbanistica sottoscritta con Roma Capitale, la proprietà degli immobili passa nelle mani del Comune, in attesa del subentro di nuovi operatori.
LA PUNTA DELL’ICEBERG
Il Piano di Zona di Monte Stallonara rappresenta solamente la punta dell’iceberg di un problema molto più ampio. Sotto c’è un cortocircuito che si è esteso su una consistente fetta degli oltre cento insediamenti di edilizia agevolata e convenzionata sparsi per Roma. E su cui la Procura ha aperto diversi fascicoli e chiesto rinvii a giudizio: i prezzi di vendita e di affitto, in sostanza, sarebbero stati superiori ai cosiddetti prezzi massimi di cessione stabiliti dal Comune. Nel caso di Monte Stallonara le violazioni commesse, oltre ad essere al vaglio della magistratura per le possibili implicazioni penali, sono in primis di natura amministrativa. Gli alloggi realizzati dovevano infatti essere affittati per almeno 15 o 25 anni prima di essere venduti. Le tre coop, però, prima del termine dei cantieri si sono servite di un intermediario – una quarta cooperativa – con cui hanno stipulato dei preliminari di vendita, diversamente da quanto avevano dichiarato nell’offerta con cui hanno partecipato al bando regionale del 2003 e grazie alla quale hanno ottenuto i finanziamenti. Soldi che dovevano essere decurtati dai canoni di locazione pagati dagli assegnatari, per renderli meno onerosi.
NUOVE SANZIONI DIETRO L’ANGOLO
La Regione, intanto, ha fatto capire che nei prossimi mesi arriveranno provvedimenti del genere anche su altri Piani di Zona in cui è stato riconcentrato tale meccanismo illegittimo. Sanzioni che si traducono in un tesoretto da mettere sul piatto. Sia per mantenere le agevolazioni sugli immobili, tramite i fondi già stanziati, sia per completare, grazie alle somme restituite e alle quote di finanziamento congelate, gli interventi costruttivi e le opere di urbanizzazione in quei Piani rimasti in parte sulla carta.