L’Acea sta pensando di costruire a Magliano Romano, comune dell’area nord della Città Metropolitana di Roma, la discarica definitiva che dovrà accogliere i rifiuti indifferenziati della Capitale. Per la precisione nell’area denominata Monte della Grandine, dove attualmente esiste ed è attivo già un ’impianto di smaltimento, ma autorizzato solo a accogliere rifiuti inerti, quindi terre e rocce, di proprietà della società Idea 4. Ma è guardando un po’ più in là che si intravvede l’ombra della municipalizzata dell’acqua romana. Proprio l’Acea, posseduta al 51% dal Campidoglio, detiene attraverso Acea Ambiente la maggioranza (col 60%) di un’altra società, la Berg Spa. L’amministratore delegato della Berg è Ottaviano Sabellico, che ha preso parte lo scorso 24 febbraio all’ultimo tavolo istituzionale in Regione Lazio, in cui proprio Bellico stava cercando di trasformare la discarica di Magliano Romano in impianto destinato a ricevere non più rifiuti inerti ma rifiuti ordinari e rifiuti speciali non pericolosi, cioè proprio i rifiuti urbani.
MISTERO SUL CONSULENTE
“Una presenza inspiegabile – ha raccontato all’agenzia Dire il sindaco di Magliano Romano, Francesco Mancini –. Mi domandavo chi fosse, pensavo si trattasse di un consulente della società Idea 4. Poi però ho notato che nel verbale della riunione della conferenza dei servizi il suo nome non è stato riportato e mi sono insospettito. Ho chiesto alla Regione questo chiarimento che ancora non è arrivato”. Perché dunque la presenza di Sabellico in una conferenza dei servizi che riguarda una discarica della società Idea 4? Lo si capisce meglio da un passaggio della nota integrativa del bilancio della Berg chiuso al 31 dicembre 2020. A pagina 10 si legge: “Accordo con la società Idea 4, nell’ambito di più complesse intese contrattuali, per l’acquisto di spazi per il conferimento di rifiuti inerti nei prossimi anni. Tale contratto consentirà di avere adeguata destinazione dei rifiuti prodotti dalle tecnologie di trattamento di scorie e ceneri”. Non si parla esplicitamente di conferimento di rifiuti urbani ma la formula “nell’ambito di più complesse intese contrattuali”, la grande estensione dei terreni autorizzati a discarica (800mila metri cubi residui), l’attenzione da tempo mostrata da Acea nell’acquisto di discariche e impianti di trattamento rifiuti e soprattutto la crisi dei rifiuti di Roma, che da anni ha bisogno di una discarica, danno ulteriore corpo all’ipotesi dell’ingresso della multiutility nella partita.
I FATTORI ESCLUDENTI DI MAGLIANO ROMANO
Da qui nascono le paure dei cittadini del piccolo comune di Magliano Romano: “L’area dove attualmente si sta coltivando la discarica – scrivono sui profili social i cittadini riuniti in una associazione – secondo la cartografia della Città Metropolitana è rossa, cioè soggetta a fattori escludenti di tutela integrale, perché siamo a 600 metri dal centro abitato e a 700 metri dalle funzioni sensibili, come le scuole. Mentre il limite previsto dalla norma è un chilometro dal centro abitato e un chilometro e mezzo dalle funzioni sensibili. Sono 8 anni che aspettiamo dalla Regione Lazio un esito negativo sulla Valutazione di impatto ambientale. La stessa Città Metropolitana ha rilevato nell’ultima conferenza dei servizi la presenza di vincoli da fattori escludenti a tutela integrale che insistevano sull’area“.
Discarica di Albano: Raggi vuole riaprirla per salvare Roma, utilizzando vecchi invasi esauriti
La sindaca di Roma Virginia Raggi e il 5Stelle di Roma rischiano di ‘bagnare’ la propria campagna elettorale col sangue delle teste rotte dai manganelli della polizia dei senatori, deputati, consiglieri regionali, sindaci e cittadini dei Castelli Romani, ossia di coloro che sono intenzionati ad alzare le barricate contro il riavvio della discarica di Albano. Vale a dire di tutte le componenti della società civile e politico-istituzionale che sabato e domenica scorsi, 24 e 25 luglio, hanno invaso pacificamente le strade del centro-città di Albano. Da un mese la vicenda è su tg e quotidiani nazionali. A metà luglio, la prima cittadina capitolina ha firmato due ordinanze con le quali ha imposto la riapertura dell’immondezzaio castellano per salvare la Capitale dall’ennesima emergenza rifiuti, una decisione poi ratificata da una ulteriore e terza ordinanza del Governatore Zingaretti. Il rischio di riapertura si fa sempre più concreto, al netto di alcuni problemi burocratici. Del resto nella Capitale il Porta a porta, la modalità di raccolta domiciliare della spazzatura, ma soprattutto l’unica vera alternativa al business mortale delle discariche e degli inceneritori, negli ultimi 5 anni non è decollata. Mentre è aumentata la quantità di spazzatura indifferenziata prodotta ogni giorno. Spazzatura indifferenziata che Roma non è intenzionata a smaltire riaprendo magari una discarica sul proprio territorio, o avviando un tavolo istituzionale per valutare una lista di possibili siti alternativi. L’unica soluzione prospettata dalla sindaca Raggi è di riaprire subito, senza alcun limite o condizione, la discarica di Albano.