Per fronteggiare l’emergenza idrica che asseta Roma e provincia da 4 anni a questa parte Acea utilizzerà 2,8 milioni di euro di soldi pubblici che gli sono stati appena assegnati da Regione Lazio e Protezione Civile regionale e prelevati da un Fondo d’Emergenza Nazionale (FEN) istituito durante la grande crisi idrica del 2017. I fondi verranno utilizzati per costruire 4 nuovi pozzi al servizio della Capitale, tre a Roma-città (in località Torrespaccata, Colle Mentuccia e Vigne Nuove), un quarto a Bracciano, ma sempre al servizio dell’area di Roma e provincia. Inoltre, verranno costruiti anche 4 nuovi maxi-serbatoi per lo stoccaggio d’acqua, tre a Roma-città, in località Torrenova, Casilino e Salone, più un quarto a Trevi nel Lazio. È quanto previsto dalla determinazione n. GR-1814-1 del 9 agosto scorso sottoscritta da Carmelo Tulumello, direttore della Protezione Civile del Lazio: “8 interventi urgenti – così riporta il documento – finalizzati a scongiurare l’interruzione del servizio idropotabile e a garantirne la piena funzionalità dell’ambito territoriale” di Roma e provincia. Il contributo di Acea per la realizzazione di tali opera sarà di soli 321mila euro, la parte restante quindi a carico della comunità.
SOLDI IN ARRIVO DAL FONDO DELLA CRISI IDRICA DEL 2017
Lo stato di emergenza idrica e il Commissariamento della Regione Lazio si sono conclusi, almeno dal punto di vista formale, il 22 agosto 2018, da allora la nostra regione è tornata in regime ordinario. L’ordinanza della Protezione Civile del Lazio n.540 del 22 agosto 2018 – firmata da Angelo Borrelli, ex capo del Dipartimento della Protezione Civile – permette però il “proseguimento dell’esercizio delle funzioni Commissariali – si legge tra le carte – anche in via ordinaria degli interventi pianificati, ma non ancora ultimati”. La stessa ordinanza “individua (inoltre, ndr) la Regione Lazio quale amministrazione competente al coordinamento delle attività necessarie al superamento della situazione di criticità. Il presidente della Regione Lazio (Nicola Zingaretti, ndr) è individuato quale responsabile […] del coordinamento degli interventi integralmente finanziati e contenuti anche in rimodulazione dei Piani”. In parole povere, Zingaretti potrà utilizzare i fondi stanziati nel 2017 anche per realizzare interventi idrici non previsti nell’iniziale Piano commissariale. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, con il Decreto n. T-61 del 25 marzo 2021, ha a sua volta conferito a Carmelo Tulumello, attuale direttore della Protezione Civile Lazio, il compito di coordinare le iniziative anti emergenza idrica e soprattutto di utilizzare in caso di necessità i fondi della contabilità speciale, ossia 19 milioni di euro del Fondo Emergenze Nazionale (FEN). Da questo stesso fondo, sempre per far fronte all’emergenza idrica, Acea attingerà anche per realizzare altre opere non meglio specificate per una spesa complessiva pari a 5 milioni e 118mila euro.
POZZI E SERBATOI SONO OPERE EMERGENZIALI?
Acea – società al 51% del comune di Roma e al 49% di privati – continua a crescere in tutti i settori di ‘business’, così li definisce pubblicamente Giuseppe Gola, Amministratore della municipalizzata dell’acqua di Roma, ossia acqua, energia, rifiuti. Acea macina utili e suddivide ogni anno tra i soci ricche cedole milionarie, cosa del tutto legittima per una società quotata in borsa. Eppure, continua anche a ricevere soldi pubblici extra laddove sia necessario scavare pozzi e costruire nuovi centri di raccolta acqua, opere che appaiono tutt’altro che emergenziali per chi si occupa di acqua.
DISPERSA QUASI LA METÀ DELL’ACQUA IMMESSA IN CONDUTTURA
In tale contesto, è certamente utile ricordare che le perdite idriche degli acquedotti situati nell’area della Città metropolitana di Roma, ossia Roma e provincia, si attestano ancora oggi attorno alla cifra record del 45%, secondo quanto certificato dall’Istat a marzo 2021. Una percentuale da terzo mondo. In buona sostanza, quasi la metà dell’acqua purissima proveniente dalle sorgenti del reatino viene dispersa negli acquedotti colabrodo e sprecata inutilmente. Per di più, in tempo di cambiamento climatico: fa sempre più caldo e piove/nevica sempre di meno, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. L’acqua a disposizione per gli usi civici, igienici e alimentari, ma anche agricoli e industriali, è sempre meno. Non ci è chiaro, quindi, perché la Regione Lazio, la Città Metropolitana di Roma, i sindaci di Roma e provincia, ma anche la stessa municipalizzata dell’acqua romana non puntino a risistemare e subito le reti idriche colabrodo, magari attingendo al Fondo di Emergenza Nazionale. Vi è forse una emergenza più emergenza di questa?