Ancora nessun confronto con l’Amministrazione – “Avremmo gradito un incontro con la sindaca Raggi e con l’assessore al Commercio Cafarotti, naturalmente nelle formule da remoto che l’attuale tecnologia consente. Ma, nonostante la nostra richiesta, ad oggi non c’è stata ancora nessuna interlocuzione – spiega Angelo Pavoncello, vicepresidente e portavoce Associazione Nazionale Ambulanti -. Al Campidoglio chiediamo di sospendere le localizzazioni e rimettere le postazioni in posizioni più centrali, nella speranza che in questo modo possano intercettare quel poco di flusso di persone ancora rimaste e che questo permetta loro di sopravvivere”.
Le richieste degli ambulanti – “Se l’amministrazione non è disponibile a cedere su questo punto, allora chiediamo che preveda sgravi a livello di suolo pubblico e di tasse comunali più un contributo di almeno 1.500 euro a famiglia. In più, per chi è in affitto o titolare di un mutuo, chiediamo di farli accedere a un fondo così che abbiano risorse economiche per pagare le bollette e la propria abitazione. In questo modo, anche se queste 112 famiglie non guadagnano dalla loro postazione, almeno hanno un sostegno per affrontare le spese correnti”.
Il problema della delocalizzazione – La delocalizzazione degli urtisti operativi nel centro storico, destinati dal Campidoglio in posizioni con minore passaggio di turisti per garantire il decoro delle piazze e dei monumenti di maggiore pregio artistico, è stata al centro di numerose e accese polemiche nei mesi scorsi. L’accusa che gli ambulanti di souvenir rivolgono ora all’amministrazione è quella di sottovalutare l’impatto del blocco dei voli sulle loro attività. “Con i viaggi e gli spostamenti di fatto interdetti, chi vive di turismo non rivedrà incassi prima del marzo 2021. Perché, anche se le postazioni dovessero riaprire dopo il 4 maggio, ci vorrà almeno un anno per ritornare ad ingranare”.
Il “modello campano” – I commercianti di souvenir sono una parte delle oltre 12mila imprese di ambulantato a Roma. Per tutte loro, l’associazione di categoria chiede la cancellazione della tassa su suolo pubblico e della Tari. “O le toglie il Comune o saremo costretti a fare ricorsi in massa chiedendo lo sgravio. E il tribunale amministrativo ci darà ragione, non possiamo pagare per qualcosa di cui non abbiamo usufruito”. Una defiscalizzazione verso la quale il Campidoglio ha già manifestato il suo orientamento positivo. L’associazione propone inoltre di seguire una sorta di ‘modello campano’. “Il Comune potrebbe chiedere alla Regione un’integrazione del contributo statale per aumentare le risorse da destinare a ogni impresa, come avvenuto in Campania”.
“Vorremmo che si aprisse un dialogo vero tra noi associazioni di categoria e la sindaca con l’assessore, per poter esporre le nostre proposte – conclude il rappresentante Ana -. Serve unità di intenti. In questo momento dobbiamo tutti concentrarci all’unanimità nella solidarietà verso i lavoratori. Se vogliamo salvare le imprese romane dobbiamo lavorare sulle migliori proposte possibili, eliminando le prese di posizione di qualsiasi natura, sindacali e politiche. Come sono, ad esempio, le localizzazioni. Ora dobbiamo salvare le imprese, altrimenti ci troveremo decine di migliaia di famiglie disoccupate, che rappresenterebbero un costo ancora maggiore per lo Stato”.
Barbara Laurenzi