Il miraggio è l’immunità di gregge. Lei lo ha fatto il vaccino?
“Seguire il programma vaccini, è la priorità. Al momento sono due i vaccini anti Covid-19 approvati dall’Agenzia europea per i medicinali (European Medicines Agency, EMA), il primo, messo a punto dalle case farmaceutiche BioNTech e Pfizer, è stato autorizzato il 21 dicembre; il secondo, dell’azienda statunitense Moderna, il 6 gennaio. Entro gennaio dovrebbe arrivare l’ok anche al terzo, quello di AstraZeneca sviluppato dall’università di Oxford e dall’Irbm di Pomezia. Per il vaccino tutto italiano, dello Spallanzani e prodotto dall’azienda biotecnologica ReiThera di Castel Romano i tempi saranno pià lunghi: stiamo ai risultati del primo stadio della sperimentazione”.
I primi risultati?
“Finora nel Lazio ne sono stati somministrati più di 65.000 di vaccini, il 70 per cento a Roma. Io mi sono sottoposto alla prima dose il 4 gennaio. Stiamo andando bene. Abbiamo affrontato la prima fascia: sanitari, Rsa, ultraottantenni e pazienti a rischio. Speriamo che si continuino a fare le cose per bene. Sarebbe meglio non tardare nella somministrazione della seconda dose. Le forze per vaccinare ci sono, dobbiamo avere la garanzia dei campioni. Il vaccino della Pfizer Biontech, infatti, seppure cruciale ha due limiti: la necessità di un richiamo a ventuno giorni di distanza, e la conservazione della catena del freddo a temperature bassissime in ultra-congelatori a circa settanta gradi sotto lo zero”.
L’introduzione di nuovi vaccini, però, a breve dovrebbe favorire la somministrazione a larga scala in tempi rapidi.
“Certamente. Con vaccini più performanti, conservabili a temperature meno rigide il piano diventerebbe più capillare. Tutti i medici potrebbero conservarli e quindi disporne per vaccinare. Non solo medici di famiglia quindi, ma anche tutti gli altri specialisti, dal cardiologo al pediatra all’ortopedico. Diventerebbe tutto più semplice e rapido, per raggiungere l’agognata copertura di gregge che dovrebbe ritenersi compiuta con la somministrazione a vaccino del 70 per cento della popolazione. Ritengo entro settembre-ottobre”.
Bisogna fare i conti però anche con chi affronta la pandemia con noncuranza e persino con medici negazionisti.
“Un medico negazionista non può fare il medico. Quelli che hanno manifestato il loro pensiero distorto in pubblico tra tv e social hanno subìto degli esposti da parte di cittadini e rischiano la sospensione. Stiamo valutando. A Roma abbiamo tre casi in esame. I medici devono vaccinare e essere vaccinati: è una condizione sine qua non, condizione senza la quale insomma non possono fare i medici. E così dovrebbe essere poi per la fascia di chi ha contatti con il pubblico..”
Ci sono persone che non si sottoporranno al vaccino. In genere la pensa così chi ha contestato pure restrizioni e mascherine.
“Purtroppo il virus è intelligente e certa gente è stupida. Il rifiuto del vaccino è una forma di manifestazione di egoismo stupido. Rischierebbero di ammalarsi. E non solo loro ma anche i professionisti che li avrebbero in cura. La questione, insomma, è più politica. Ci vorrebbe una legge che impone la obbligatorietà. Anche perché i medici continuano a morire. Dall’inizio della pandemia in Italia sono stati registrati 270 decessi, una decina nel Lazio. E a questi vanno sommati gli infermieri, i barellieri…”
Quindi?
“Quindi, a noi medici ormai disturba un po’ di morire per gli incoscienti”.
In che situazione ci troviamo?
“Delicata. Siamo in piena seconda ondata. E ancora non sappiamo se la curva si avvia alla discesa. Rischiamo di pagare cari i bagordi dei regali di Natale. Abbiamo una nuova impennata di contagi. Servirebbero controlli più serrati, la gente ha dimostrato di non essere responsabile”.
Intanto il Consiglio di Stato ha detto sì alle visite domiciliari dei pazienti Covid da parte dei medici di famiglia, accogliendo un ricorso contro la sentenza del Tar che vietava ai medici di famiglia di poter fare le domiciliari in quanto compito esclusivo delle squadre Usca.
“Si potrebbe quasi definire una diatriba contrattuale. Un caso montato come la panna. I medici, infatti, di certo non lo devono stabilire i giudici, hanno l’obbligo di intervenire sempre. E’ un obbligo morale e professionale di intervenire, curare i propri pazienti. L’obbligo del medico è di fare il medico, dal momento che compie il giuramento di Ippocrate”.
La sanità rischia il collasso?
“Per ora resistiamo. Le assunzioni a catena, però, non si sono viste. Intanto si continua a morire come mosche anche per patologie non-Covid. A Roma ogni giorno ne muoiono 100 persone in più al giorno, rispetto all’anno precedente. Si tratta per lo più di malati cronici che per paura della pandemia hanno rinunciato alle cure”.
Se non si cambia rotta?
“Bisognerebbe ricorrere a un altro lockdown. Chiusura totale almeno per un mese. Va meglio, ma il passaggio è delicato. Non possiamo abbassare la guardia. Ci vogliono ancora misure restrittive e comportamenti responsabili: mascherina, distanziamento e igienizzazione mani”.