POLIZZA FASULLA, LA REGIONE SAPEVA…
Proprio questa polizza – scrive il Corriere della Sera di oggi 9 maggio – è tra gli atti che la Procura delle Repubblica di Roma ha chiesto di acquisire alla Guardia di Finanza presso l’agenzia regionale della Protezione civile del Lazio. L’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, riporta ancora il Corsera, aveva spiegato per iscritto di avere “interpellato i competenti uffici della Banca d’Italia secondo cui la Seguros non risulta soddisfare nemmeno le condizioni per il rilascio in Italia di garanzie fideiussorie di natura finanziaria perché non risulta iscritta nell’albo delle banche”. E perciò, chiariva l’Ivass, “i documenti emessi dalla società non sono idonei a fornire una copertura assicurativa”. Come è potuto accadere? In Regione qualcuno ha verificato davvero? Come? Chi è? Questo molto probabilmente cercheranno di capire a palazzo di giustizia.
LA REGIONE DISSE: «NOTIZIA BUFALA»…
La vicenda è emersa il 7 aprile scorso, a seguito di una interrogazione della Consigliera regionale Chiara Colosimo, la quale sottolineava anche che l’affare delle mascherine era stato assegnato con affidamento diretto, cioè senza gara pubblica aperta ad altre ditte. Il giorno dopo, la Presidenza del Consiglio della Regione Lazio si è premurata di replicare che era tutta una “bufala”. In una nota ufficiale, con oggetto “Regione Lazio, bufale politiche su vicenda mascherine” affermava che: “Le accuse mosse nei confronti della Regione Lazio sull’acquisto di mascherine sono l’ennesima bufala politica per confondere i cittadini e usare vergognosamente l’emergenza per infangare l’operato della Giunta regionale del Lazio”. Il comunicato inoltrato ai mass media sottolineava: “In primo luogo ribadiamo che non si tratta di truffa poiché proprio stamattina si è svolto un incontro tra la Protezione civile regionale e i vertici dell’azienda Eco.Tech srl che hanno confermato la volontà di evadere tutti gli ordini ricevuti (9,5 mln di dispositivi individuali di protezione), esibendo la documentazione ufficiale che comprova la disponibilità da parte della stessa di 20 mln di mascherine con consegna delle stesse entro la fine della prossima settimana (il 18 aprile, ndr). L’Azienda, a riprova della propria serietà e per fugare ogni illazione sulla sua affidabilità, si è offerta di garantire con una polizza assicurativa gli acconti versati dalla Regione Lazio”.
CONTRATTI CONFERMATI ANCHE SE LA MERCE NON ARRIVAVA
L’11 aprile, nonostante i ritardi di consegna ritenuti collegati a uno stop della merce in dogana, la Regione aveva rinnovato i contratti della Ecotech, firmati dal capo dell’Agenzia regionale della Protezione civile Lazio, l’ing Carmelo Tulumello già capo dei Vigili del Fuoco di Viterbo e provincia. Contratti che l’Ente ha poi rescisso il 25 aprile, per la “totale inaffidabilità” da parte della ditta frascatana che avrebbe consegnato solo 2 dei 9 milioni e mezzo di mascherine previste dal contratto stesso e alla quale – scrive ancora il Corriere – l’acconto pagato subito ammonterebbe non a 11 ma a 14 milioni di euro. Soldi che sarà ben arduo riavere indietro, visto che secondo le carte della Protezione civile laziale, la Ecotech avrebbe dato un mucchio di soldi alla società svizzera Exor Sa cui: “la Ecotech srl ha effettuato tutti i pagamenti necessari per ottenere i beni oggetto di fornitura”. E poi, come spiega l’approfondimento della nostra Adelaide Pierucci sul Caffè cartaceo in distribuzione da oggi, i titolari dell’azienda, indagati per inadempimento in pubbliche forniture, sostengono di non avere tenuto per sé il denaro e di essere stati a loro volta raggirati. In base alla loro giustificazioni avrebbero speso più di 9 milioni per pagare due fornitori, una società inglese e una svizzera senza mai ricevere a loro volta i dispositivi medici rimasti bloccati all’estero, pare a Shangai” LEGGI QUI.
“La Regione Lazio ricorrerà alle vie legali per tutelare la propria immagine e donerà il ricavato ad incremento del Fondo per la ricerca del vaccino”, avvertiva il comunicato stampa diramta dalla Presidenza del Consiglio della Pisana l’8 marzo, subutio dopo lo scoppio del caso. A perseguire le vie legali sono ora la Corte dei Conti, per scoprire eventuali danni alle casse pubbliche, e la Procura di Roma la quale ha ordinato alla Guardia di Finanza di acquisire tutti i documenti in possesso dell’agenzia regionale della Protezione civile del Lazio relativi all’affidamento Ecotech.