I gestori degli stabilimenti balneari si dicono certi di saper gestire la situazione coronavirus in spiaggia e che al mare si potrà tornare, ovviamente con le dovute accortezze e senza essere faciloni. Questo sui lidi a pagamento. Sulle spiagge libere punta invece Legambiente, la storica associazione ecologista e sul controllo di specifiche task force, anche con volontari.
L’IRA DEI BALNEARI: «NOI SAPPIAMO COME FARE»
«Il premier Conte, i suoi Ministri e il loro staff tacciono, con largo anticipo gli abbiamo chiesto di dirci come ci dobbiamo comportare, quali misure ritengono che dobbiamo adottare. Vorremmo un confronto per individuare come riaprire gli stabilimenti balneari – tuona il presidente naizonale di Assobalneari legata a Federturismo Confindustria, Fabrizio Licordari, che Il Caffè ha raggiunto telefonicamente -, attenzione: non quando, ma come poter tornare a farci il bagno in sicurezza. Siamo ora all’inizio della stagione e non ci hanno risposto né detto nulla. Ci siamo proposti come quelli che sanno come funziona uno stabilimento balneare e che potrebbero lavorare coi tecnici del governo per trovare le misure più idonee per gli stabilimenti balneari».
Nulla a che fare con certe idee apparse sulla stampa: «Abbiamo già in mente misure sicure e realizzabili – spiega il leader di Assobalneari -, le nostre proposte sono molto semplici, non basate sulla fantascienza né le pagliacciate che si sono viste e sentite in giro tipo box in plexiglass, cupole di bambù o altre… che per noi non sono fattibili, ma che lasciamo decidere alle aziende».
«BASTA ADOTTARE LE PRECAUZIONI GIÀ IN CORSO».
SPIAGGE LIBERE? «MEGLIO EVITARE»
«Proponiamo invece le stesse misure già sperimentate di distanziamento sociale in questi due mesi. Possiamo insomma mantenere anche in spiaggia lo stesso accorgimento e stesso canone di misura preventiva, 1 metro di distanza tra le persone, già osservati finora nei supermercati, in farmacia, negli uffici. Se poi uno stabilimento balneare può dare ancora più spazio ben venga. Ma inventarci regole ancora più restrittive mi sembra insensato. La regola sperimentata ha già funzionato, perché non applicarla in spiaggia? Tutto dev’essere commisurato al buonsenso». Ancora più nel concreto? «La cosa più importante ora è ragionare sulle situazioni che mano mano possono venirsi a creare al bar, al ristorante, nei camminamenti dei nostri lidi, non c’è nulla di eccezionale: se dal lettino devo nadare al bagno mi metto la mascherina e rispetto la distanza dalle altre persone». Con queste precauzioni, Assobalneari, afferma il presidente Licordari, «riteniamo di poter dare la possibilità di tornare alla normalità nelle spiagge e quella degli stabilimenti balneari sarà l’unica soluzione per poter vivere le spiagge in sicurezza. Come pensano di far vivere in sicurezza le spiagge libere? Gli italiani sono intelligenti e certo hanno capito che bisogna comportarsi in un certo modo per la salute di tutti, ma stare al mare con certe limitazioni è complicato».
LEGAMBIENTE: «I COMUNI SISTEMINO LE SPIAGGE LIBERE»…
Di tutt’altro avviso Legambiente, che lancia un appello a tutti Comuni costieri per rendere il più possibile fruibili e sicure le spiagge libere e si mette a disposizione per approntare una strategia anti-contagio. Al grido di “No a chiusure e gestioni ai privati”, invitano gli Enti locali a organizzarsi subito. «Pensare di cedere a privati spazi di litorale libero in cambio di sorveglianza e controllo delle regole o, addirittura, ipotizzare la chiusura delle spiagge libere perché non si è in grado di assicurarne una corretta fruizione, sarebbe una resa, una presa d’atto che il pubblico non è in grado di gestire il bene comune. Al contrario riteniamo che abbiamo davanti una straordinaria occasione proprio per ristabilire la naturale connessione fra pubblico e gestione del bene comune. È questo il momento perché i Comuni ritrovino quel rapporto di confidenza con il proprio territorio, si riapproprino di luoghi troppo spesso dati per scontati e abbandonati a una fruizione anarchica sui quali si interveniva solo per pulizie estemporanee o controlli polizieschi», così afferma Sebastiano Venneri, responsabile turismo della storica associazione ambientalista.
… « E DEFINISCANO LE REGOLE DI FRUIZIONE»
“I Comuni – dice Legambiente – devono occuparsi di definire le modalità di fruizione delle spiagge libere nella prossima stagione estiva, ne andrà garantito il libero accesso e un utilizzo sicuro e sostenibile”. Ciò anche per garantire a più persone possibili l’opportunità del mare, in un periodo di gravi difficoltà economiche causate dall’epidemia di coronavirus. “È opportuno ragionarci attentamente e definendo da ora, spiaggia per spiaggia, le misure che andranno adottate e, soprattutto, le capacità di carico di ogni singola spiaggia per prevenire pericolosi affollamenti”. Legambiente si rende disponibile ad affiancare le amministrazioni comunali nel predisporre un piano di gestione delle spiagge libere. Propone quindi “una strategia per affrontare al meglio una stagione che sarà improntata al distanziameno sociale che abbiamo imparato a praticare”, affermano gli ambientalisti, preoccupati della reale osservanza delle precauzioni sulle spiagge non affidate agli stabilimenti balneari.
CHI CONTROLLERÀ IL RISPETTO DELLA DISTANZA?
“Se sui tratti di costa in concessione – avverte Legambiente – il rispetto delle regole spetterà al titolare della concessione, più complicato sarà ottemperare agli obblighi di legge sulle spiagge libere”. In questo, dunque, concorda con Assobalneari. Ma con una soluzione diversa che punta invece proprio sulle spiagge libere. “La situazione attuale paradossalmente è la migliore perché i Comuni litoranei affrontino finalmente la gestione del più prezioso del loro bene comune – spiega ancora Legambiente -. Una sfida che Legambiente intende raccogliere e rilanciare, pena il fatto che troveranno più fiato in questa circostanza le voci di quanti chiedono da tempo di ampliare la quota di spiagge in concessione perché su queste sarebbe più facile il rispetto delle regole e le misure di sanificazione. Il tratto di demanio costiero libero da concessioni è il più delicato fra i beni comuni e una risorsa straordinaria per il nostro paese sia dal punto di vista ambientale che da quello sociale, e come tale ne va garantito l’utilizzo tanto più in un periodo come l’attuale, in cui bisognerà soddisfare il bisogno di svago in un contesto di grave crisi economica”.
LA STRATEGIA: SPIAGGE CON PUNTI DI IGIENE E PRENOTAZIONE CON APP
Ecco alcune misure suggerite da Legambiente ai Comuni: definire al più presto la capacità di carico antropico (cioè impatto portato dalle persone) per ciascuna spiaggia; realizzazione di materiale informativo con le disposizioni da adottare (distanza fra ombrelloni o asciugamani, utilizzo dispositivi sanitari, eccetera) e l’adeguata distribuzione; La previsione, accanto alle misure prettamente sanitarie, anche di indicazioni di carattere ambientale. E ancora: predisporre luoghi di sanificazione in prossimità delle spiagge (serbatoi con acqua e disinfettante); adeguati piani di mobilità con aree di parcheggio controllate e a numero chiuso che filtrino e regolamentino il flusso di bagnanti alle spiagge, con particolare attenzione alla mobilità fossil free (ciclabili temporanee, stalli sorvegliati per bici…); creare una task force (volontari, pro loco, protezione civile, ausiliari…) che controlli le presenze in spiaggia superate le quali si possano attivare le forze dell’ordine per vietare l’ingresso alle spiagge; delimitazione degli spazi e prenotazione del posto in spiaggia tramite app. Addetti ai lavori e cittadini si domandano se e come potremo andare al mare questa estate, con quali regole. Tutti aspettano indicazioni dalle Autorità, il Governo in primis. Nell’attesa, andranno a scommettere (chi ce li ha) o a “giocarsi “ alle slot i soldi della cassa integrazione.