Non è passata inosservata l’intervista rilasciata al nostro giornale dal Direttore Genrale dell’Ospedale San Camillo Forlanini, Fabrizio D’Alba, in merito all’attività del nosocomio romano in tempi di Coronavirus. A replicare è niente meno che Stefano Barone, segretario provinciale del sindacato delle professioni infermieristiche Nursind di Roma.
Come giudica la gestione dei contagi legati alla emergenza Covid al San Camillo da parte della direzione generale? Secondo lei è stata ben affrontata o sottovalutata l’emergenza?
“Ricordiamoci che a Roma abbiamo avuto 15 giorni di ritardo, in cui sicuramente si poteva fare di più e meglio ma così non è stato e qualche problema c’è indubbiamente stato nella gestione dei contagi soprattutto se parliamo di quello del personale, dove procedure poco chiare impartite dalla Regione e applicate in ritardo dall’azienda hanno creato confusione nei colleghi sottoposti alla sorveglianza sanitaria o in quarantena obbligatoria. I colleghi ci denunciano che ancora oggi vi sono Unità Operative dove, pur essendo stati esposti ad un contatto cosiddetto stretto, a nessuno di loro è stato eseguito da parte dell’azienda un tampone preventivo per valutare una loro eventuale positività al virus. Comunque abbiamo chiesto all’azienda quanti sono stati i positivi e coloro che sono in sorveglianza sanitaria ma a tutt’oggi non abbiamo ricevuto nessuna risposta forse il silenzio è già una risposta”.
Medici e infermieri stanno dando l’anima in queste settimane di grave emergenza. Quali le vostre condizioni di lavoro?
“Abbiamo e stiamo continuando a denunciare problematiche e criticità nei reparti COVID legate sia all’organizzazione del lavoro e sia alla sicurezza dei lavoratori. La mancanza di Dpi (dispositivi di protezione individiduale) e l’insufficiente organizzazione di percorsi differenziati sono solo alcuni dei problemi rilevati nell’attrezzare in emergenza reparti non concepiti strutturalmente per patologie di tipo infettivo”.
Come giudica la suddivisione dei reparti Covid e delle altre attività ospedaliere ordinarie nei vari padiglioni del San Camillo? A suo giudizio, sono state garantite tutte le condizioni di sicurezza?
“Anche qui ci sembra assurdo come i COVID siano praticamente sparsi in 5 padiglioni quando strategicamente si poteva organizzare il tutto in un solo padiglione provvisto di Radiologia con Tac, quest’ultima fondamentale per una diagnosi di COVID. Questo ha inevitabilmente comportato situazioni promiscue all’interno dei normali percorsi ospedalieri che, secondo noi, in questo momento storico sarebbe stato meglio evitare”.
Come sindacato, recentemente avete presentato un esposto in Procura. In merito a cosa e perché?
“Premetto che abbiamo scritto più volte all’Azienda descrivendo delle problematiche oggettive ma ultimamente pare che la non risposta della parte datoriale sia la soluzione per loro strategicamente ottimale. A questo punto nostro malgrado siamo stati costretti a fare un esposto a difesa della sicurezza sul posto di lavoro dei colleghi, denunciando circostanze legate sia all’insufficienza di idonei dispositivi di protezione individuale per il personale infermieristico e sia ancor più grave, legata all’assenza presso la struttura di un organo di sorveglianza sanitaria che valuti sia il rischio biologico per il personale infermieristico e sia l’idoneità alla mansione del medesimo personale in riferimento al nuovo rischio. Non eseguendo questo si rischia di mandare il personale in guerra con le stampelle”.
Cosa si sente di dire ai tanti professionisti e operatori sanitari, impegnati nelle cure ai pazienti e a contrasto del virus?
“Solo Grazie. Si stanno tutti impegnando al massimo anche in queste condizioni non proprio ottimali. Abbiamo molti colleghi fuori sede che non sono mai mancati un giorno, altri che hanno penalizzato i loro rapporti familiari per stare vicino ai pazienti e dare una mano ai colleghi pur avendo ferie bloccate. C’è da essere fieri parlando di questi professionisti ma ci piacerebbe visto i problemi illustrati che qualcuno apra un giorno gli occhi e riconosca l’importanza e la dignità del ruolo infermieristico, rimediando così in maniera costruttiva all’evidente disorganizzazione che a partire dal Dipartimento Infermieristico e arrivando fino alla Direzione Generale quotidianamente NurSind sta denunciando. Da eroi a martiri il passo può essere breve”.